L’estate
è finita e le case editrici grandi e piccole tornano in trincea con
una vasta offerta di nuovi titoli e ristampe in mise del tutto nuove
e al passo coi tempi. Le uscite più interessanti fanno parte dei
cataloghi sempre in aggiornamento delle case
editrici indipendenti,
che puntano a lettori stanchi di prodotti commerciali, strizzando
l’occhio alla letteratura classica e alla saggistica. Al primo
posto, tra le case editrici che offrono una selezione piuttosto
eclettica di volumi, c’è Minimum
Fax:
da studentessa di comunicazione non posso che segnalarvi, anche se si
tratta di un volume presente in libreria da Agosto, La
vista da qui. Appunti per un’internet italiana
di Massimo
Mantellini,
esperto di tecnologia e famoso blogger (http://www.mantellini.it/),
testo che si occupa della rivoluzione digitale degli ultimi vent’anni
e delle critiche che in Italia si ripropongono nei confronti della
rete e delle sue infinite possibilità. Tornando alle novità di
ottobre, scopriamo invece La
fortezza
di Jennifer
Egan (premio Pulitzer per Il
tempo è bastardo),
considerato dal New
York Times,
dal San
Francisco Chronicle
e dal Chicago
Tribune
come uno dei migliori libri dell’anno 2006, un romanzo che ha tutti
gli elementi del genere gotico: c’è un castello apparentemente
maledetto, una vecchia storia di famiglia sulla quale far luce e,
naturalmente, la paranoia dei due protagonisti.
Per
Marcos
y Marcos
due novità molto interessanti in uscita questo mese. 31
Notti
di Ignacio
Escolar
è un romanzo noir che ci porta nel lato oscuro della solare Madrid,
tra narcotrafficanti, poliziotti corrotti e un giornalista che vi si
trova suo malgrado invischiato; Siamo
buoni se siamo buoni di
Paolo
Nori,
invece, è un romanzo paradossale che racconta in chiave ironica le
diaboliche strategie di marketing dietro un successo editoriale:
l’editore del protagonista sceglie di pubblicare il suo romanzo
postumo, mandandolo in stampa prima di essersi assicurato che
l’autore sia realmente morto.
Un
romanzo storico su Caterina La Grande è invece l’uscita più
interessante proposta da Beat
(che
tra l’altro recensiremo nei prossimi mesi): Il
Palazzo d'inverno
di Eva
Stachniak è
la storia di amicizia tra l’imperatrice e una servetta che sarà i
suoi occhi all’interno dell’immenso palazzo e svelerà intrighi e
amori clandestini.
Due racconti
irriverenti di Juz
Aleskovskij
in un unico volume dal titolo La
cangura
sono la punta di diamante della produzione autunnale di Voland,
storie di ambientazione tardo-staliniana che ci portano in un mondo
contraddittorio come quello dell’ex Unione Sovietica, nel quale lo
stesso autore conduceva una doppia vita: ufficialmente era un
apprezzato scrittore di libri per bambini, illegalmente un osannato
scrittore di testi di canzoni e romanzi "non in linea" con
il partito. Una raccolta insolente che denuncia l’ingiustizia
perpetuata dal regime stalinista ai danni di innocenti.
Riproposto
a quasi venticinque anni dalla prima edizione italiana, L’amico
estraneo
di Christoph
Hein,
pubblicato da Edizioni
e/o,
una storia d’amore delle più banali, sullo sfondo della Germania
degli anni Ottanta, ancora divisa, nella quale la protagonista si
priva volontariamente delle emozioni affidandosi alla fotografia,
deputandola come l’unico mezzo che riesca a rendere attendibile la
realtà.
Ovviamente
questa è una piccola fetta delle novità che ci aspettano per questo
autunno, mi riservo la possibilità di segnalarvi altre succulente
uscite nei prossimi appuntamenti.
Danny,
35 anni, newyorkese d’adozione, drogato di internet e di public
relations ma senza un impiego degno di tal nome, si ritrova, grazie a
un invito inaspettato, in un castello medievale dell’Europa
Centrale, che suo cugino Howard ha comprato e vuole ristrutturare per
farne un resort di lusso dedicato al silenzio e alla meditazione:
l’invito ha forse a che fare con il traumatico passato che lega i
due? Il senso di spaesamento e minaccia che Danny prova è frutto di
paranoia o il castello, fra i suoi intricati corridoi e i bizzarri
personaggi che lo abitano, nasconde davvero un mistero? E ancora: chi
è il narratore che sta scrivendo questa storia, perché è detenuto
in un carcere di massima sicurezza, quale rapporto ha con i due
cugini? Un classico romanzo «gotico», nelle mani geniali di
Jennifer Egan, diventa un affascinante gioco letterario e una
riflessione sul reale e il virtuale nella società contemporanea; ma
al tempo stesso, fra atmosfere da ghost story e sorprendenti colpi di
scena, non smette di tenere il lettore col fiato sospeso fino
all’ultima pagina.
Tutto
accade in trentun notti d’agosto, ogni capitolo una notte calda e
metropolitana nei sottofondi di Madrid. C’è la Premium, una
discoteca che è il parco giochi dei narco-trafficanti; se cerchi il
bagno e sbagli porta puoi incappare in una stanza con le pareti
foderate di plastica e un secchio di acido solforico in mezzo al
pavimento. Sulla porta della discoteca c’è Alek, buttafuori alto
due metri dall’accento polacco, che controlla i passaggi e
controlla l’andazzo. Velasco è il poliziotto corrotto, Vicky la
cameriera che certe cose ama farle nuda con gli occhiali.
Il
giornalista sposato con due figli, il mutuo da pagare e una Megane
blu che gratta quando mette la quarta forse non sa che sta scherzando
con il fuoco, quando comincia a passare le sue notti alla Premium in
cerca di uno scoop.
Dopo
la sparatoria notturna tra messicani e colombiani, sarebbe tentato di
tornare indietro, se non fosse per il tatuaggio sulla natica di
Vicky. E la morte gli sarà fatale.
Stile
cinematografico, dialoghi serrati e perfettamente plausibili,
umorismo nero, grandi personaggi, ritmo impeccabile: 31 notti è un
romanzo da servire freddo che scende facile nella gola e poi
infiamma.
Marcos y Marcos
224 pagine
15,00 euro
In uscita il 9 Ottobre 2014
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Ermanno
Baistrocchi si sveglia in un letto d’ospedale e subito salta fuori
sua moglie. Eran degli anni, che non la vedeva, e gli vien da
pensare, a vederla così, da vicino, che ha tanta di quella pelle. E
le dice anche una cosa che forse non avrebbe avuto il coraggio, di
dirgliela, se non avesse picchiato la testa, e gli sembra che sia
così bella che gli viene da chiedersi «Ma perché, è così bella?»
Poi
salta fuori sua figlia, Daguntaj, che ride di fianco al letto intanto
che legge un romanzo che ha scritto Ermanno, La banda del formaggio,
si intitola, poi salta fuori Cianuro, uno spacciatore romagnolo che
deve chiedergli un favore, poi salta fuori la Mirca, l’ufficio
stampa della casa editrice che prima era di Ermanno adesso lui l’ha
venduta, poi salta fuori Salvarani che ha comperato la casa editrice
di Ermanno e si è impegnato a pubblicare il romanzo, La banda del
formaggio, solo dopo che Ermanno è morto.
E
l’ha pubblicato prima perché i giornalisti davan la morte di
Ermanno come un fatto certo e imminente, e quando uno scrive un
romanzo e poi muore, è una strategia di marketing vincente, dice
Salvarani, e Ermanno è d’accordo.
E
quel romanzo che ha scritto, La banda del formaggio, Ermanno l’ha
scritto per raccontare la storia del suo migliore amico, Paride, che
si è suicidato, e adesso Ermanno si accorge che gli è successa una
cosa stranissima che dicon però che succede: una persona scompare, e
il mondo si ripopola.
E
in questo mondo lui delle volte vorrebbe delle cose che gli vien da
pensare che non succederanno mai, ma mai, ma mai mai mai mai mai, e
delle altre volte si dice che basta essere buoni per due mesi, e poi
per altri due mesi, e poi per altri due mesi, e poi dopo vediamo.
Varvara
Nikolaevna ha sedici anni e le guance rosate quando diventa una
«protetta della Corona», una di quelle ragazze, orfane o
abbandonate, al servizio dell'imperatrice Elisabetta Petrovna, la
figlia minore di Pietro il Grande, salita al trono di Russia nel
1741. Orfana di un legatore polacco apprezzato a corte, svelta e già
priva di tutte le illusioni proprie dell'adolescenza, abbastanza
carina da doversi difendere da mille attenzioni nei corridoi del
Palazzo d'Inverno, Varvara Nikolaevna rimarrebbe una delle
innumerevoli e anonime ragazze del guardaroba imperiale, una goffa
cucitrice vessata dalla sprezzante capocameriera di corte madame
Kluge, se non si imbattesse un giorno nel conte Bestužev.
Elegantissimo coi suoi completi di velluto che arrivano da Parigi e i
suoi bastoni dalle splendide impugnature d'argento, Bestužev si
aggira tra le mura del palazzo come se fosse il signore del creato.
Cancelliere di Russia e, secondo le voci ricorrenti tra le cucitrici,
uno degli uomini che riscaldano spesso il letto di Elisabetta
Petrovna, il conte cerca di non lasciarsi sfuggire nulla di ciò che
accade nella residenza imperiale. Nella giovane Nikolaevna scorge una
possibile portatrice della «verità dei sussurri», la servetta
capace di aprire cassetti nascosti nei secrétaire, di staccare e
ripristinare abilmente la ceralacca dalle lettere, di riconoscere
all'istante libri cavi, bauli con doppi fondi, meandri di corridoi
segreti. Dopo averla istruita all'arte di origliare senza farsi
scoprire, le affida perciò il più delicato dei compiti: tenere
d'occhio la principessa Sofia Federica Augusta Anhalt-Zerbst, la
giovanissima tedesca scelta da Elisabetta come consorte dell'orfano
di sua sorella, Karl Peter Ulrich, duca di Holstein, il quindicenne
smilzo e tutto pelle e ossa che l'imperatrice ha ribattezzato Pietro
Fëdorovicˇ, e nominato principe ereditario. Fanciulla dalla figura
sottile e aggraziata e una certa morbidezza negli occhi azzurri, in
vivido contrasto con i capelli neri come l'ala del corvo, Sofia
Zerbst, la futura imperatrice Caterina la Grande, non tarderà,
tuttavia, ad apprendere, con l'inaspettato sostegno della giovane
Nikolaevna, che la vita è una partita in cui tutti i giocatori
barano. Tra amori clandestini, attentati sanguinari e splendide
ricostruzioni storiche, Il Palazzo d'Inverno narra dell'ascesa al
potere di una delle imperatrici più moderne e amate di Russia:
Caterina la Grande. E illumina, insieme, una straordinaria amicizia
femminile: quella tra l'imperatrice e una servetta di corte, Varvara
Nikolaevna, spia al Palazzo d'Inverno.
La
cangura – Juz Aleskovskij
Voland
272 pagine
15,00 euro
Uscito il 2 Ottobre 2014
|
Il
racconto è narrato in prima persona dalla protagonista, Claudia,
ferrea eroina della rimozione, che ha escluso consapevolmente dalla
propria esistenza gli spazi interiori in cui si collocano il dolore,
la speranza, il progetto, quegli spazi in cui gli altri, gli
estranei, possono irrompere. La sua è una strategia di sopravvivenza
tesa ad addomesticare l'ignoto, l'imprevedibile, mantenendo le
distanze da sé stessi e dagli altri uomini. La narrazione inizia con
il resoconto dei funerali di Henry, l'”amico estraneo” morto nel
corso di una rissa in birreria. Claudia rievoca con la precisione e
il distacco di una testimone oculare la sua storia d'amore con un
uomo come tanti, conosciuto occasionalmente ed altrettanto
occasionalmente entrato a far parte di una vita in cui ogni evento è
prevedibile come in un copione mediocre: la prassi ambulatoriale in
una clinica, tutti i giorni perfettamente identica a sé stessa, le
visite saltuarie ai genitori e ai conoscenti, la vacanza, un viaggio
nei luoghi dell'infanzia, la malattia, la morte di qualche comparsa.
Tutto rientra nel quadro di una quotidianità banale e rassicurante,
scandita dalla ripetizione meccanica degli stessi gesti. Del tutto
prevedibile e rassicurante è anche la dimensione creativa di
Claudia, che si esaurisce nell'hobby della fotografia: “Non c'è
più spazio per lo stupore e per i risultati inattesi. L'apparecchio
consegna in modo attendibile quel che gli viene richiesto, non di
più”. E con un processo analogo al formarsi dell'immagine
fotografica da una lastra impressionata la memoria di Claudia fissa
in scorci immobili, privi di forza proiettiva, la cronistoria di un
anno di vita trascorso senza stupore e senza speranza. Il ricordo
consegna fedelmente ciò che ha registrato un apparato percettivo
ridotto a "pelle", la pelle invulnerabile di chi si è
immerso nel sangue del drago.
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