Palermo sta vivendo una primavera culturale.
La frase è forse azzardata, e manifesta, devo ammetterlo, una certa ingenuità.
Eppure chi è abituato all'apatia culturale di questa città avrà notato dei timidi tentativi di cambiamento. Non parliamo soltanto di Una marina di libri, la fiera dell'editoria indipendente organizzata da quattro anni dalla Navarra Editore. Non soltanto delle innumerevoli e lodevoli iniziative di Modus Vivendi, la libreria che da anni porta a Palermo scrittori nazionali e internazionali, dando vita a presentazioni, reading e gruppi di lettura. E nemmeno delle Nuove pratiche fest che affolleranno i Cantieri Culturali della Zisa nei giorni 17 e 18 ottobre, con workshop e tavole rotonde incentrate sul dibattito culturale, né de Le vie dei tesori che apre la città ai visitatori, né della Repubblica delle Idee che sarà ospitata al Teatro Massimo tra sabato 18 e domenica 19. Non parliamo del fatto che per la prima volta a Palermo (la cui candidatura a capitale europea della cultura è stata meritatamente bocciata) è difficile scegliere a quale evento partecipare, colti dall'imbarazzo di una concomitanza di incontri molto numerosi e di pari livello.
Parliamo piuttosto di realtà che prendono spazio lentamente e che stanno cambiando l'immagine stessa di Palermo. Realtà che non si trovano esposte tra le vie luminose del centro, ma nei vicoli più stretti, nelle piazze più nascoste del centro storico. Realtà che partono dall'umile iniziativa di cittadini che attuano, da soli, dei veri e propri tentativi di rivoluzione culturale.
Pietro Tramonte |
sogno di una vita aprendo una biblioteca itinerante a Piazza Monte S. Rosalia, nei pressi di Via Roma.
L'operazione non è banale, perché Tramonte propone quello che in questa città ha un suono esotico e decisamente lontano dal linguaggio comune: bookcrossing.
Inoltrandosi tra le tipiche viuzze che i palermitani ben conoscono, si paleserà all'improvviso un vicolo costeggiato di scaffali pieni di libri. Gran parte delle persone che vi entrano hanno la stessa sensazione: quella di entrare in un mondo incantato, dominato da una pace fuori dal comune – salvo le intrusioni delle canzoni neo-melodiche a tutto volume dei vicini – e proprio alle spalle di una delle strade più trafficate della città.
Nella sua biblioteca all'aperto, dove circa venticinquemila volumi sono disposti in ordine di genere, è possibile trovare davvero di tutto. E basta cedere i propri libri vecchi per averne in cambio altri, sotto lo sguardo benevolo del proprietario che in questo modo svolge anche un'operazione fondamentale: introduce i libri in un contesto in cui mancano completamente e in cui, invece, ci sarebbe massimo bisogno.
«Se un ragazzino qui intorno mi chiede il dizionario per il compito a scuola, cosa dovrei fare? Non darglielo? E se il giorno dopo sostiene di averlo perso, non dovrei forse lasciare correre?», mi racconta.
Tramonte si è perfettamente inserito in questo angolo della città che sembra averlo accolto con un'apparente indifferenza, riuscendo a far parlare di sé tramite il passaparola e un articolo pubblicato qualche tempo fa su Repubblica. Affabilità e grande cortesia attirano una "clientela" («sono ospiti») variegata, composta da amici che lo definiscono un "garibaldino" – ma Tramonte tiene sempre a precisare le proprie origini normanne, evidenti dal fenotipo – e lettori che sentono la mancanza di un luogo di raccoglimento in città, nonostante il proprietario lo definisca solo una goccia nell'oceano. Ha anche le idee ben chiare sul futuro del libro: con una disinvoltura che ho notato soltanto nelle generazioni più avanti negli anni – piuttosto che nella mia – mi spiega che il libro, in questo momento, si trova in un periodo di agonia prima del trapasso positivo al formato digitale. La scomparsa del cartaceo, insomma, non lo preoccupa, pur essendogli profondamente affezionato.
Ingresso di Booq |
E Booq non si limita a questo, rendendosi protagonista di grandi eventi culturali, uno dei quali svoltosi ieri: la presentazione de L'armata dei sonnambuli in compagnia degli autori Wu Ming 2 e Wu Ming 4 – rispettivamente Giovanni Cattabriga e Federico Guglielmi – e di Franco Berardi, critico vivace della produzione del collettivo.
L'incontro, che ha riunito almeno un centinaio di lettori, si è snodato per due ore in una piazza a pochi metri dalla biblioteca. Con nient'altro che alcune sedie e un sistema di amplificazione, Booq ha realizzato un evento fortemente interessante e significativo, dimostrando che la cultura può nascere anche in un luogo sterile e manomesso o in una piazza comune del centro storico. L'intento è proprio quello di riappropriarsi della città agendo autonomamente in un quadro lassista e inefficiente, con scarsa fiducia nelle istituzioni – a cui non si vuole chiedere nulla.
L'evento dei Wu Ming è stato il primo dei tre che fanno parte della rassegna Booquinista – dal nome deibouquinistes, venditori di libri che si collocavano lungo la Senna sin dal XVII secolo – e sarà seguito dall'incontro con Nicola Lagioia domenica 19 ottobre alle 20.30 (l'autore sarà presente anche la mattina da Modus Vivendi alle ore 11.00, in via Quintino Sella) e da quello con Francesco Maino, autore di Cartongesso, giorno 21 ottobre alle 20.30.
La riflessione sulla necessità di azioni forti e al limite della legalità per riabilitare spazi che dovrebbero essere restituiti ai palermitani dal Comune, e non certo dagli stessi concittadini, non manca. E il Comune ha anzi ben saputo "minacciare" l'esistenza di booq, inviando agenti della polizia municipale per identificare gli occupanti.
Ma forse, giustamente, sembra al momento impegnato in emergenze ben maggiori che far sgomberare uno spazio culturale – e totalmente gratuito – al servizio dei palermitani. Booq avrà lunga vita, se Leoluca Orlando saprà dimostrare che "il sindaco lo sa fare".
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