venerdì 10 giugno 2011

Il tempio degli Otaku... Diciottesimo appuntamento "Proteggi la mia terra"



Scritto da Surymae Rossweisse

Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Momento fortunato, questo, per gli shojo manga: questa è la terza volta di fila che ne parliamo – o forse persino la quarta. La serie di oggi, però, è molto diversa dalle altre: ha un target più maturo, una storia molto più complessa e dei personaggi che non sono esattamente dei santerellini. Peccato solo che anche la popolarità sia ben diversa. Nel lontano 1998 è effettivamente cominciata la pubblicazione in Italia, ma non è stata proprio un successo stratosferico. Tanto per cominciare l'edizione made in Planet Manga è stata molto travagliata dal punto di vista qualitativo: i primi volumi erano nel fastidioso formato “sottiletta” - i volumi originali vengono divisi a metà per diventare poi due volumetti italiani – per poi all'improvviso tornare uguali a quelli del Sol Levante. Di conseguenza i lettori di casa nostra si sono ritrovati nelle loro librerie ben 32 volumetti al posto di 21. I fortunati che hanno trovato gli arretrati, poi: avete presente il libro “La fabbrica di cioccolato” di Roald Dahl, quando i biglietti per visitare la fabbrica Wonka sono soltanto cinque sparsi per tutte le tavolette? Ecco, con gli arretrati Planet Manga funziona così. E' un malcostume molto diffuso di questa casa editrice quello di esaurire subito le copie degli albi, e di ristamparle ogni morte di papa. Molte serie sono finite così nell'oblio o tra i prezzi talvolta opinabili delle fiere, e a questo manga è capitata proprio la stessa cosa nonostante una nuova edizione di lusso giapponese che sarebbe bello avere anche nelle nostre fumetterie. Un vero peccato, considerando che la serie ha un livello qualitativo superiore alla media. Siete curiosi di sapere che cos'è questo diamante nella spazzatura? Eccovi accontentati: “Proteggi la mia terradi Saki Hiwatari.

Arisu Sakaguchi – il cui nome è la trasposizione dell'occidentale Alice, come l'eroina del romanzo di Carroll – è una quindicenne che si è appena trasferita dalla regione dell'Hokkaido alla città di Tokyo. La permanenza non le sta piacendo: ha nostalgia di casa, non riesce a farsi degli amici a parte Rin Kobayashi, il bimbo dei vicini, e dulcis in fundo non le piace il grigiore della città. Da sempre, infatti, la nostra Arisu è in grado di parlare telepaticamente con le piante, e anche per questo è sempre stata considerata un'eccentrica.
Un giorno, mentre si trova a scuola, si imbatte in un suo compagno ed un suo amico di un'altra classe, Jinpachi Ogura e Issei Nishikiyori. I due stanno avendo una conversazione piuttosto agitata e, soprattutto, ambigua: Arisu si convince che siano gay. Ma la spiegazione è molto più complessa. Da qualche tempo, infatti, Jinpachi ed Issei la notte fanno gli stessi sogni. In questi sono rispettivamente un uomo ed una donna, chiamati Gyokuran ed Enju, e sono degli scienziati che dalla Luna studiano la Terra. Enju è innamorata di lui, ma questi ha perso la testa per un'altra studiosa: Mokuren, una bellissima donna che ha una voce eccezionale ed è in grado di parlare con le piante. Peccato che il suo cuore batta per un vecchio amico-nemico di Gyokuran, Shion. Altri scienziati presenti sono il leader del gruppo, Hiiragi, un'altra ragazza, Shusran, ed infine il medico del gruppo, Shukaido.
Secondo Jinpachi ed Issei quelle sono le loro vite precedenti; ed Ogura sospetta che Arisu sia in realtà Mokuren. Lei non gli crede, ma gli dà un'idea: quella di cercare le reincarnazioni degli altri ricercatori.
Mentre le ricerche fanno il loro corso, Sakaguchi e specialmente il vicino Rin passano un brutto momento. Nel corso di una colluttazione con la giovane il bambino cade dal quattordicesimo piano di un edificio. Ovviamente la ragazza è oppressa dai sensi di colpa, ma per fortuna Rin si salva. Dal suo risveglio, però, il piccolo cambia carattere: diventa più misterioso, quasi cattivo, e sviluppa dei poteri extrasensoriali. Non solo: quando è da solo si fa chiamare “S” e interagisce con degli adulti poco raccomandabili, su cui si impone fino ad arrivare a minacciarli e far loro del male con i suoi poteri. Ma perché lo fa? Possibile che anche Rin sia stato uno degli scienziati? E se sì, perché è più giovane di ben nove anni rispetto agli altri? E che pezzo ricopre nel suo mosaico mentale Arisu, di cui sembra innamorato? Senza contare, poi, che non si sa ancora né se lei sia effettivamente Mokuren, né cosa sia successo esattamente durante le ultime fasi del progetto dei ricercatori, tutti morti per una misteriosa malattia...


Come si vede anche dalla trama, “Proteggi la mia terra” è un titolo atipico. Ricordo quando raccontai a mia sorella – anche lei fa una dieta a base di anime e manga, quindi non è una neofita – la trama che ho appena scritto: è ammutolita. “Che roba è?” mi ha chiesto infine. “E' molto strana”. Ed in effetti è vero. Non è la più originale del mondo: la reincarnazione, ad esempio, è un tema ben noto alle opere di finzione, anche a quelle giapponesi. E i personaggi che vivono sulla Luna non vi ricordano una vecchia conoscenza del Tempio? Quello che cambia, però, è come questi argomenti vengono trattati. Prendiamo ad esempio la reincarnazione.
Una volta appresa la verità sul loro passato, tra l'altro funestato da eventi tragici (colei che diventerà Usagi arriva perfino a suicidarsi!), le Guerriere Sailor non ne erano rimaste troppo scosse. In “Proteggi la mia terra” alcuni dei sette protagonisti – come Gyokuran/Ogura – credono che si tratti di una specie di gioco, ma finiscono tutti per cambiare idea. Le vite dei ricercatori, infatti, non sono state il massimo, e quasi tutti hanno dei cattivi ricordi anche di azioni poco edificanti che preferirebbero dimenticare. Ad esempio Arisu cerca in tutti i modi di evitare il risveglio di Mokuren, a causa delle drammatiche esperienze vissute da quest'ultima; Issei combatte contro il fantasma dell'amore di Enju, che potrebbe danneggiare il suo rapporto con Jinpachi; un altro ragazzo cade in depressione per il rimorso di quanto fatto in passato. Come vedete, quindi, la reincarnazione non è certo roba da ridere.
Un'altra cosa che attanaglia i nostri sette ragazzi al riguardo, poi: con il riaffermarsi della vecchia personalità, che cosa accadrà a quella nuova? Verrà cancellata da quella che c'era prima? Cambieranno i rapporti con i loro attuali amici e parenti? Saranno costretti a rivivere le stesse cose, senza possibilità di cambiare il corso della loro esistenza?
Di conseguenza si può dire che l'introspezione psicologica sia uno dei cardini del manga. La narrazione di Saki Hiwatari ha un ruolo cruciale in tutto questo: alcuni eventi riguardanti gli scienziati, ad esempio, vengono presentati sotto punti di vista differenti, così il lettore sa cosa ne pensano i vari personaggi al riguardo. Un esempio lampante potrebbe essere l'intero personaggio di Mokuren: agli occhi degli altri appare quasi ed esclusivamente in virtù del suo potere, e sembra dotata di un'aura quasi divina che la separa dal resto del gruppo. Dal suo punto di vista, però, vediamo come in realtà la mezza divinità sia molto più normale di quello che sembra: ad esempio il suo amore non è meno passionale o meno doloroso di quello che prova “la normale” Enju per il suo Gyokuran.
Naturalmente, essendo in tanti, l'autrice si concentra in particolare su alcuni dei personaggi. Uno di quelli che ha più spazio, se non quello che ne ha di più, è certamente Shion. All'inizio potremmo quasi definirlo cattivo, alla luce delle sue azioni e dell'opinione che hanno su di lui gli altri membri dell'equipaggio. Scavando nel suo tragico passato, però, finalmente capiamo perché si comporta così, e vediamo – pur non potendo giustificarlo per alcuni suoi gesti spregevoli – che non è proprio del tutto abietto, o che comunque la sua malvagità è quasi una forma di autodifesa dal dolore. Un altro che ha puntati su di sé i riflettori, anche se non quanto i due di cui sopra, è Gyokuran, nonostante la sua introspezione psicologica si basi più che altro sul rapporto con Mokuren e Shion.
Tuttavia, anche gli umani sono ben caratterizzati, e subiscono una notevole maturazione nel corso dell'opera. Ad esempio l'Arisu del primo volume è piuttosto immatura: piagnona, timida, ancora bambina nell'animo. Diversissima invece quella dell'ultimo volume: coraggiosa, innamorata, ma che nonostante tutto conserva ancora la sua caratteristica innocenza. Discorso analogo si può fare per Rin, di cui è ben evidenziata il conflitto tra la sua giovane età e il suo portare nell'animo i ricordi di un adulto – non vi dico di chi, ma dopo tutto quello che ho detto temo che lo abbiate già capito da soli...
Dopo questi discorsi pesanti, parliamo invece di una cosa più leggera: le gag. Credevate non ci fossero, in un'opera così oscura? Beh, invece ci sono, e sono anche gradevoli. Ovviamente sono in minoranza rispetto ai contenuti più seri, ma servono a spezzare l'atmosfera cupa e a “mettere in ridicolo” dei personaggi che se lasciati liberi potrebbero prendersi troppo sul serio. Carinissimo ad esempio l'equivoco iniziale su Jinpachi ed Issei, oppure vedere come l'insospettabile Mokuren sia tutta contenta nel constatare di essere in missione con due fighi della madonna (più uno dell'altro, secondo me, ma questa è un'altra storia...).
Ormai siamo giunti alla fine di questo appuntamento. Cosa manca all'appello? Sì, certo: il tratto di Saki Hiwatari. All'inizio, a dire la verità, non fa una buona impressione: è piuttosto canonico e si vede che ancora non è stata raggiunta la maturità nello stile, anche se alcune inquadrature e usi azzeccati del bianco e del nero fanno reparto. E' nell'avanzare dell'opera, però, che questi migliora, fino a diventare molto bello durante le fasi finali dell'opera. Una volta mi sono quasi sognata la notte l'espressione di un personaggio – non vi dico chi – durante una scena piuttosto drammatica... A proposito di sogni, eh?

A quanto pare è arrivato il momento di salutarci anche questo venerdì. Arrivederci alla prossima puntata de “Il tempio degli Otaku”!

2 commenti:

  1. amo queste puntate, è sempre piacevole leggere di cose che non conoscevamo e molti dei manga di cui parli non li ho mai visti, vabbe diciamo che non sono appassionatissima, ma ne conosco alcuni.

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  2. Storia maledetta, questo "Proteggi la mia terra". Sono due volte che due persone diverse me lo prestano, e due volte che taglio i rapporti con loro prima di arrivare alla fine. La seconda volta sono riuscita ad arrivare al numero 24 :D

    Storia molto bella e complessa (peccato che l'abbia letta a spezzoni), disegni terribili. Però in "Global garden" (che, guarda caso, ho riletto in questi giorni) la Hiwatari è migliorata parecchio.

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