venerdì 3 giugno 2011

Il tempio degli Otaku... Diciassettesimo appuntamento "Kodocha" (=Rossana)



Un altro regalo per le novantine... :)

Scritto da Surymae Rossweisse

"XYZ dai pensaci un po' tu/perché così non se ne può più/[...]/ XYZ sei proprio una piccola star...”

Benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Figli della “generazione X” che mi stanno leggendo, alzate la mano: vi ricordate di questa sigla, vero? Suppongo di sì, e perciò credo anche che l'effetto sorpresa che (cerco di) creare nelle introduzioni alle recensioni sia andato perduto. Pazienza...
Il manga di cui parliamo oggi è certamente meno conosciuto dell'anime, che qui in Italia fu un grande successo nonostante le – onnipresenti -  censure di mamma Mediaset. Ad esempio ricordo che una mia compagna di classe (avrò avuto nove anni, più o meno) era tutta orgogliosa di mostrarmi il suo poster dei due protagonisti che si baciavano. Ma che senso ha tutto questo mistero? Facciamo parlare direttamente il manga “Kodomo no Omocha – Il giocattolo dei bambini” di Miho Obana, qui in Italia conosciuto anche come “Rossana”.


La trama dell'anime segue con fedeltà più della metà del manga, salvo poi prendere una direzione diversa intorno al settimo volume cartaceo. Seguiamo quindi la vita di Sana Kurata, dieci anni divisi tra l'eccentrica famiglia – la madre è una scrittrice, non ha un padre ma in compenso ha una specie di tuttofare che ha raccattato dalle strade – il mondo dello spettacolo, di cui fa già parte nonostante l'età, e la scuola.
Ecco: cominciamo da quest'ultima, perché laggiù le cose non vanno molto bene. Già Sana, per il suo lavoro, non ci va molto spesso, ma anche quando ci va non riesce a seguire le lezioni, perché dei bulletti fanno sempre chiasso ed esasperano gli insegnanti. In particolare un bambino, Akito Hayama, è quello che dà più problemi di tutti. La nostra amica, totalmente incapace di stare a guardare, decide di farlo smettere combattendolo con le sue stesse armi, cosa che li fa scontrare spesso. In queste occasioni Sana comincia a capire che le ragioni del cattivo comportamento di Hayama non derivano solo dalla crudeltà, ma anche da una complicata situazione familiare. La mamma di Akito, infatti, morì nel darlo alla luce e sua sorella maggiore Natsumi lo ritiene responsabile dell'accaduto. Il padre lavora parecchio e in ogni caso lui e il figlio non hanno molti contatti.
Saputa la verità Sana non vede più Akito come un nemico, ed anzi comincia a cercare un modo per aiutarlo. L'occasione arriva grazie al suo lavoro, ossia uno sceneggiato la cui storia ricorda da vicino quella degli Hayama. La visione di quest'ultimo fa finalmente a capire a Natsumi e al padre i loro errori, e da quel momento le cose nella famiglia Hayama cambiano per il meglio.
Nel frattempo, anche tutto il resto cambia nella vita di Sana. Ad esempio, il suo passato. Grazie all'autobiografia della madre – adottiva – ritorna in contatto con la sua vera madre, anche se per poco tempo. A scuola adesso c'è un clima sereno, e al lavoro le offerte fioccano. A proposito di lavoro, proprio lì Sana rincontra una sua vecchia conoscenza: Naozomi Kamura, un suo coetaneo che aveva conosciuto all'orfanotrofio in cui era stata per un po' di tempo. Tra parentesi, il ragazzo sembra anche provare qualcosa per lei.
… Ma con Akito, come vanno le cose? Anche in questo caso sono migliorate parecchio. Con il passare del tempo tra i due è nata infatti un'ambigua amicizia. Lui e Sana si sono già baciati due volte: che Hayama sia innamorato di lei? Impossibile: con quel suo carattere scostante, figurarsi se è in grado di innamorarsi, soprattutto poi per una ragazza così diversa da lui. O forse sì...?

Come ho già spiegato nell'introduzione, nella prima parte dell'opera il manga non ha molte differenze con l'anime, a parte quelle dovute al fedelissimo adattamento italiano * inserire sarcasmo qui*. Le principali caratteristiche che hanno fatto avere tanto successo alla versione televisiva le ritroviamo anche qui: la possibilità di intrattenersi senza far sudare troppo il cervello, l'umorismo leggero ma efficace, il tentativo di andare oltre alla semplice commedia e di piazzare tra una gag e l'altra qualche contenuto più profondo.
La parte da leone del mix la fanno senza dubbio i momenti comici, che tra l'altro a parere di chi scrive sono la cosa più riuscita di tutto il manga. Intendiamoci: non bisogna aspettarsi sofisticate battute, anzi a dire il vero sono cose piuttosto terra terra. Proprio la loro semplicità costituisce il loro punto di forza, perché in questo modo ottengono comunque il loro scopo e non snervano il lettore. Carinissime ad esempio la mini-saga sul reggiseno di Sana oppure gli scatti d'ira dell'insospettabile Tsuyoshi (un amico di Sana ed Akito, in italiano conosciuto come Terence). Di conseguenza leggere il manga non è per niente un peso, nonostante i capitoli un po' troppo lunghi.
Per quanto riguarda i momenti più pesanti bisogna invece fare un discorso diverso. Qualcuno diceva che era più difficile far piangere che far ridere, ed in effetti è vero: le gag sono più facilmente gestibili, e quando si calca la mano in genere non è un grande problema. Il lettore prova irritazione quando gli si ammicca e si cerca a tutti i costi di farlo ridere, ma quando si prova a commuoverlo si rischia di ottenere un'irritazione ancora peggiore, nonché la noia – nemica giurata del coinvolgimento emotivo. Nello specifico, in “Kodocha” questo si vede in due momenti distinti. Nella prima metà del manga, infatti, i contenuti più seriosi sono ben tenuti a bada da quelli più leggeri, creando un'ottima armonia che rende godibile la lettura. La parte più profonda non funziona a meraviglia, perché troppo caricata e perché troppo vicina a certi stucchevoli cliché, ma non è una pecca molto grave. Nella seconda parte, invece, i momenti comici si diradano fino a sparire quasi del tutto attorno al settimo volume; prevalgono le sequenze più drammatiche, che però hanno quel difetto di cui ho parlato sopra.

  Il manga e i personaggi (forse anche l'autrice?) si prendono troppo sul serio, dando adito a situazioni che non solo sono trite e ritrite, ma che non c'entrano assolutamente niente con la commedia a toni leggeri dei volumi precedenti. A un certo punto, tra riprese filmiche travagliate, pazzi pericolosi che naturalmente si fissano con il protagonista, e varie ferite/malattie non molto credibili, sembra quasi di trovarsi di fronte ad un altro manga. Il che non è ovviamente un pregio, perché un'opera fatta bene dovrebbe essere in grado di amalgamare tutte le sue varie parti alla perfezione. Piccolissimi spiragli si vedono nell'ultimo volume, il decimo, giusto in tempo per lasciare spazio ad un canonico happy ending.
Per fortuna, a parte queste parentesi (?), negli altri suoi aspetti il manga si difende bene. I personaggi sono ben caratterizzati: la perfezione è lontana, ma in alcuni punti Miho Obana dimostra di saperci fare. In particolare Hayama si dimostra un personaggio tridimensionale, che compie una crescita non indifferente nel corso dell'opera e che non è il solito fighetto scostante degli shojo, ma un ragazzo che ha dei motivi per comportarsi come si comporta. Sana lo segue subito a ruota, in particolare nei primi volumetti che evidenziano bene il suo essere ancora bambina e la sua graduale maturazione.
Il tratto della mangaka è piuttosto standard, molto shojo: figure vagamente spigolose dotate di occhi molto grandi, un ampio uso di retini, poca attenzione verso gli sfondi. La costruzione delle tavole e le inquadrature sono canoniche, funzionali quanto basta. Uno stile che non fa gridare al miracolo, insomma, ma che si adatta alla storia e che non rende per niente difficoltosa la lettura. E la cosa non è troppo scontata, quindi è un pregio non indifferente.

Come il manga stesso, anche questa recensione si conclude con un bell'happy ending dopo tanto travagliare. Arrivederci alla prossimo venerdì, con “Il tempio degli Otaku”!




(Non potevo non mettere la sigla!)

5 commenti:

  1. Bello questo anime! Lo guardavo anchio anche se non ho mai letto il manga.

    P.S. Ti ho premiata QUI: http://welcometobookland.blogspot.com/2011/05/one-lovely-blog-award.html
    Ciao

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  2. Eeeeh, Rossana... Di nuovo un sacco di ricordi! *___* Anche se devo ammettere che non era il mio cartone preferito, devo pure ammettere che in fondo lo seguivo volentieri :)

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  3. Parlo da ottantasettina, ovvero da persona che ha seguito l'anime già un po' cresciutella e il manga in adolescenza.
    L'anime è piatto e banale, è stato reso -come sempre- un tipico prodotto per bambini, cioè una commedia scolastica. L'elemento umoristico è esasperato, e si vede con le numerose aggiunte di personaggi caricaturali e degli immancabili, inutilissimi filler.

    Sono di diverso parere per quanto riguarda il manga: affronta temi profondi e, d'accordo, non lo fa in modo troppo profondo, è come se si trattasse di una favola adulta: i protagonisti sono bambini, ma i retroscena della storia sono un invito a non sottovalutarli (e infatti nel manga sono sempre gli adulti a far figure meschine e a imparare da loro, non a caso una battuta che ripetono in più varianti è 'ma quante cose sa questo bambino?' 'ma che cose terribili dice questo bambino?'). Hayama e Sana, infatti, sono due bambini cui è mancata l'infanzia. Sana l'ha investita nel lavoro -infatti si è recata pochissimo a scuola- in modo da diventare famosa per poter essere notata dalla madre. Hayama è stato colpevolizzato e poi ignorato dalla sua famiglia, tanto da diventare un bambino che desidera la morte (in una scena del manga, tagliata nell'anime, lui mette in mano un coltello a Sana e le dice che, se proprio vuole aiutarlo, allora dovrebbe ucciderlo).

    Io credo, nella fattispecie, che sia un ottimo manga per qualsiasi fascia di età. Lo rileggo spesso, e ci trovo sempre qualcosa di nuovo.

    Piccola chicca: il titolo originale Il giocattolo dei bambini si riferisce, naturalmente, al mondo ;)

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  4. Io adoro Obana, ho tutti i suoi manga finora usciti in Italia.
    Anche se tira fuori scene particolarmente cupe i suoi manga secondo me sono una visuale piuttosto attenta su varie problematiche.
    Il manga lo adoro.
    L'anime è stato reso più infantile, forse perchè certe scene sono un po' forti per metterle in un anime per ragazzini, ma non mi è piaciuto granchè.
    Poi odio sta mania di cambiare sempre i nomi!

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  5. L'anime mi è piaciuto fino ad un certo punto ma il manga è un'altra cosa. :D Quanti ricordi.

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Grazie per aver condiviso la tua opinione!

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