Con l'inizio dell'estate arrivano anche i libri da leggere sotto l'ombrellone, quelli divertenti -magari anche un po' stupidi- che si finisce per adorare perché regalano qualche ora di relax. Chissà se sarà questa la sorte di Una scommessa per amore di Jennifer Crusie, in libreria dal 16 giugno per Leggereditore al prezzo di 14 euro: Minerva Dobbs, definita la nuova Bridget Jones, in lotta contro ex fidanzati, carboidrati e una misteriosa scommessa di cui si ritrova ad essere il premio. "Attraverso situazioni esilaranti e al limite dell’incredibile, la protagonista ricomporrà i pezzi del suo cuore, accettando la sfida più pericolosa: quella di guardare negli occhi il Vero amore." Siete indecise? Vi propongo il primo capitolo in anteprima per decidere se il libro fa per voi ;)
Una scommessa per amore - Jennifer Crusie
Una madre angosciante che preferisce l’altra figlia.
Due amiche per la pelle un po’ troppo protettive.
Il matrimonio della sorella.
Il ragazzo che la lascia tre settimane prima.
E lei si ritrova a fare la damigella d’onore senza un accompagnatore.
E quei chili di troppo da buttar giù per l’abito da cerimonia…
Mai disperarsi, perché un incontro inaspettato potrebbe cambiare per sempre le regole del gioco.
“Scommetto che non riuscirete a staccarvene. Un romanzo irresistibile ed esilarante.”
Julie Garwood
“Jennifer Crusie non si smentisce mai: ogni suo libro è un successo.”
Booklist
“Un romanzo che farà impazzire tutte le amanti del rosa.”
Publishers Weekly
Jennifer Crusie
ha scritto 15 romanzi, tradotti in oltre 20 paesi. I suoi libri sono apparsi nelle classifiche di New York Times, USA Today, Publishers Weekly, Wall Street Journal, Bookscan, e Barnes & Noble. Le sue storie esplorano in profondità l’universo femminile, restituendoci una visione poliedrica e in movimento delle donne d’oggi e delle situazioni che affrontano. Con questo romanzo, Una scommessa per amore, esordisce finalmente anche in Italia.
1
C’era una volta, pensò Minerva Dobbs mentre si trovava in piedi al centro di un chiassoso locale yuppie, un mondo pieno di uomini interessanti. Poi guardò il volto attraente dell’uomo che aveva scelto come accompagnatore per il matrimonio di sua sorella e pensò: Bei tempi andati.
«Questa relazione non funziona» disse David. Potrei piantargli questo stuzzicadenti da cocktail nel cuore, pensò Min. Non l’avrebbe fatto, naturalmente. Lo stuzzicadenti era di plastica, e non abbastanza appuntito. Inoltre non è così che si comporta la brava gente nel sud dell’Ohio. Un fucile a canne mozze sarebbe stato più appropriato.
«Il motivo lo conosciamo entrambi» proseguì David. Probabilmente non conosceva neanche i motivi della sua arrabbiatura. Magari credeva di comportarsi in modo pacato e maturo. Almeno io so di essere furiosa, pensò Min. Lasciò che la rabbia la pervadesse e le scaldasse il corpo, che era più di quanto David avesse mai ottenuto.Un suono squillante provenne dall’ampio bancone a forma di roulette, situato all’estremità opposta del locale. Un altro punto a sfavore di David: la stava scaricando in un locale a tema. L’Azzardo. Avrebbe dovuto intuirlo dal nome.
«Mi dispiace, Min» disse David. Non era vero. Min incrociò le braccia sulla giacca a scacchi grigia, per impedirsi di dargli uno schiaffo. «Tutto questo solo perché ho deciso di non venire a casa tua stasera? È mercoledì. Domani devo lavorare. E anche tu. Il cocktail l’ho pagato io.»
«Non si tratta di questo» rispose un offeso David, mostrando la nobile superiorità del bel tenebroso. «Non fai alcuno sforzo per far funzionare le cose, il che vuol dire...»
Il che vuol dire che usciamo da due mesi e non sono ancora venuta a letto con te. Min smise di ascoltarlo e si guardò intorno, passando in rassegna la rumorosa clientela. Se avessi un veleno irrintracciabile, potrei versarglielo nel bicchiere e nessuno se ne accorgerebbe.
«Ritengo che, se vogliamo dare un futuro a questa storia, anche tu dovresti fare la tua parte» disse David. Non ne ho la minima intenzione, pensò Min, confermando che David aveva ragione.
Ad ogni modo, la mancanza di sesso non era un motivo sufficiente per mollarla tre settimane prima del giorno in cui avrebbe dovuto indossare un vestito da damigella d’onore che la faceva sembrare una pastorella grassa e demente.
«Certo che abbiamo un futuro, David» disse cercando di nascondere la rabbia. «Abbiamo dei progetti. Diana si sposa fra tre settimane. Tu sei invitato al matrimonio. Alle prove. All’addio al celibato. Ti perderai la spogliarellista, David.»
«È questo che pensi di me?» David alzò la voce. «Sono soltanto uno da portare al matrimonio di tua sorella?»
«Certo che no» disse Min. «Come io sono sicura di non essere soltanto una da portarti a letto.»
David aprì la bocca, poi la chiuse rapidamente. «Non lo sei, è ovvio. Ma non voglio che tu pensi sia colpa tua. Tu sei una donna intelligente, di successo, matura...»
Min attese, ben consapevole che non avrebbe sentito: sei bellissima, sei magra. Non poteva venirgli un attacco di cuore? Solo il quattro percento degli attacchi di cuore maschili si verificava prima dei quarant’anni, ma era comunque possibile. E se fosse morto, neanche sua madre avrebbe preteso di vederlo al matrimonio.
«E sarai una madre stupenda» concluse David.
«Grazie» disse Min. «È così poco romantico.»
«Credevo che avremmo fatto strada, Min» disse David.
«Già» rispose Min dando un’occhiata a quel locale così pacchiano. «E invece guarda dove siamo finiti.»
David sospirò e le prese la mano. «Ti auguro solo il meglio, Min. Non perdiamoci di vista.»
Min ritirò la mano. «Non senti proprio nessun dolore al braccio sinistro, vero?»
«No» disse David guardandola infastidito.
«Peccato» disse Min prima di tornare dalle sue amiche, le quali osservavano la scena a debita distanza.
«Sembrava più ingessato del solito» disse Liza, alta e bella come non mai, appoggiata al juke-box con i capelli che risplendevano sotto i faretti. David non avrebbe mai trattato Liza in quel modo. Ne avrebbe avuto paura, perché lei poteva farlo a pezzi. Devo diventare come Liza, pensò Min sfogliando la lista delle canzoni nel juke-box.
«Sei arrabbiata con lui?» le chiese Bonnie dall’altro lato, sollevando preoccupata la testolina bionda. David non avrebbe osato piantare nemmeno Bonnie. Nessuno era capace di trattare male la piccola, cara Bonnie.
«Sì, mi ha mollato.» Min smise di sfogliare. Meraviglia delle meraviglie, aveva trovato Elvis. D’un tratto il locale sembrava un posto migliore. Inserì le monetine e premette il pulsante corrispondente a Hound dog. Peccato che Elvis non avesse mai inciso un pezzo intitolato Testa di cazzo.
«Lo sapevo, non mi è mai piaciuto» disse Bonnie.
Min si avvicinò al bancone a forma di roulette e sorrise nervosamente a una barista slanciata in divisa da croupier. Aveva dei lunghi capelli neri, sexy, morbidi e bellissimi. Min pensò: Ecco un’altra ragione per cui non sarei potuta andare a letto con David. I suoi capelli si arricciavano sempre quando li portava slegati, e lui era il tipo di uomo che lo avrebbe fatto notare.
«Rum e coca, per favore» disse alla barista. Magari era quello il motivo per cui Liza e Bonnie non avevano problemi con gli uomini: dei capelli spettacolari. Guardò Liza, magra, guizzante e vestita di pelle con zip viola. Scuoteva la testa in direzione di David con malcelato disprezzo. Okay, il problema non erano i capelli. Anche se fosse riuscita a infilarsi nel vestito di Liza, l’effetto sarebbe stato quello della cugina sgualdrina di Barney. «Coca-Cola Light» disse alla barista.
«Non era quello giusto» disse Bonnie alle spalle di Min, con le mani sui fianchi sottili.
«Fammi light anche il rum» disse Min alla barista, che le sorrise mentre le preparava da bere.
Liza la guardò di traverso. «Ma perché hai deciso di uscire con lui?»
«Perché credevo fosse quello giusto» disse Min, esasperata.
«Era intelligente, di successo, e all’inizio andava tutto bene. Sembrava la scelta migliore. Poi all’improvviso è diventato arrogante.»
Bonnie le poggiò una mano sul braccio. «È meglio così, vedrai. Ora che sei libera, l’uomo giusto si farà avanti. Il tuo principe è dietro l’angolo.»
«Come no» disse Min. «Anche se fosse dietro l’angolo, verrà sicuramente investito da un tir.»
«Non è così che funziona.» Bonnie si allungò sul bancone; aveva l’aspetto di una fatina a luci rosse. «Se è destino, lui ti troverà. Nonostante tutti gli ostacoli, arriverà a te e starete insieme per sempre.»
«Ma cos’è questa storia?» disse Liza con sguardo incredulo.
«La Casa dei Sogni di Barbie?»
«Sei molto dolce, Bonnie» disse Min. «Ma per quanto mi riguarda, l’ultimo vero uomo sulla Terra è morto con Elvis.»
«Forse dovremmo riconsiderare l’idea di assumere Bonnie come nostro agente» disse Liza rivolta a Min. «Aquest’ora potevamo essere azioniste di maggioranza del Mondo Incantato.»
Min picchiettava le dita sul bancone, cercando di allentare la tensione. «Avrei dovuto capire che con David non andava quando non sono riuscita a decidere di andarci a letto. Era il nostro terzo appuntamento, il cameriere ci ha portato il menu dei dolci e David ha detto: No grazie, siamo a dieta. Naturalmente non era vero, visto che non ha un grammo di grasso addosso; in quel momento ho pensato: Non mi spoglierò mai di fronte a te, ho pagato la mia metà del conto e sono andata a casa. Dopo quel giorno, ogni volta che ci ha provato, ripensavo a quel cameriere e accavallavo le gambe.»
«Non era quello giusto» ripeté Bonnie con decisione.
«Tu credi?» disse Min, accorgendosi di averla ferita. Min chiuse gli occhi. «Scusa. Scusami, davvero. In questo momento non ce la faccio a sentire queste cose, Bonnie. Sono nervosa, voglio sbranare qualcuno; non voglio starmene impalata ad aspettare il prossimo stronzo.»
«Certo» disse Bonnie. «Lo capisco.»
Liza scosse la testa. «Ascolta, di David non ti è mai fregato granché. Quindi non ci hai perso nulla, eccetto un accompagnatore per il matrimonio di Diana. E io dico che al matrimonio possiamo anche non andarci. Sappiamo che potrà solo finire male, e sarebbe così perfino se non stesse sposando il ragazzo della sua migliore amica.»
«L’ex ragazzo della sua migliore amica. E io devo andarci. Sono la damigella d’onore.» Min serrò i denti. «Sarà una tortura. Non solo non ho un accompagnatore, come mia madre ha sempre pronosticato, ma ciò che è peggio è che lei adorava David.»
«Lo sappiamo» disse Bonnie.
«Ne parlava sempre a tutti» disse Min pensando al piccolo volto avido di sua madre. «Uscire con David è stata l’unica cosa buona che ho fatto da quando un’influenza nel primo anno di scuola mi fece perdere cinque chili. E ora ho perso anche David.» Prese il suo drink dietetico dalla barista, la ringraziò e le lasciò una mancia abbondante. In momenti come quelli, la gratitudine per chi continua a servirti da bere non è mai abbastanza. «Di solito non mi importa di ciò che pensa mia madre, perché posso starle lontana. Ma con il matrimonio? Non posso.»
«Troverai qualcun altro» disse Bonnie.
«No che non lo troverà» aggiunse Liza.
«Ah, grazie» disse Min voltando le spalle a quel bancone troppo vistoso. La decorazione a forma di roulette le faceva girare la testa. O forse era la rabbia.
«Be’, è solo colpa tua» disse Liza. «Se la piantassi di assegnare percentuali di probabilità a ogni tuo appuntamento con un uomo, e se ti limitassi a uscire con persone che ti ispirano, qualche volta potresti perfino divertirti.»
«Farebbe a pezzi la mia autostima» disse Min. «Non c’è niente di male a scegliere in modo ragionato. È così che ho trovato David.» Realizzò troppo tardi che quell’argomentazione non giocava a suo favore, e buttò giù un lungo sorso per scoraggiare qualunque commento. Liza non le badava. «Dobbiamo trovare qualcuno per te.»
Passò in rassegna il locale; ne aveva diritto, considerando che la maggior parte degli avventori stava passando in rassegna lei. «Lui no. Quello neppure. Neanche quell’altro. No. No... No. Questi tizi proverebbero soltanto di farle stipulare un piano d’investimento.» Poi si fermò. «Ottimo. Abbiamo un vincitore.»Bonnie seguì il suo sguardo. «Chi? Dove?»
«Il tizio moro con il vestito blu. Al centro del piano vicino alla porta.»
«Al centro?» Min cercò di mettere a fuoco la pedana vicina all’entrata. Era abbastanza ampia da ospitare una fila di finti tavoli da poker, vicino ai quali c’erano quattro uomini che parlavano a una brunetta vestita di rosso. Uno dei quattro era David, intento a sorvegliare il suo campo visivo appoggiato alla balaustra con dadi di metallo incastonati. La superficie era rialzata di circa un metro e mezzo dal resto del locale, ma David riusciva a farla sembrare una balconata. Non doveva essere facile per lui trattenersi dal salutare la folla come la regina Elisabetta. «Quello è David» disse Min distogliendo lo sguardo. «È con una tizia mora. Dio santo, ha già trovato un’altra. Scappa immediatamente, disse con il pensiero alla brunetta.
«Lascia perdere la brunetta» disse Liza. «Guarda il tipo al centro. Aspetta, sta per voltarsi da questa parte. Non sembra trovare David particolarmente interessante.»
Min tornò a concentrarsi sull’ingresso. Il tipo in abito blu era più alto di David, e aveva capelli più scuri e più folti, ma per il resto era decisamente uguale a David. «Questo film l’ho già visto» concluse Min. Poi l’uomo si voltò. Occhi scuri, zigomi pronunciati, mento proporzionato, spalle larghe, tutto scolpito, aria rilassata mentre guardava verso il bancone ignorando David, il quale all’improvviso sembrava un cavernicolo. Min trattenne il respiro mentre ogni cellula del suo corpo si svegliò per sussurrarle: È lui. Poi si voltò prima che qualcuno si accorgesse della sua espressione di ammirazione. Non era affatto lui; era stato il suo DNA parlare, sempre alla ricerca di un donatore di sperma d’alta classe. Ogni donna con delle ovaie funzionanti in quel locale stava probabilmente pensando: È lui. Ma la biologia non ha nulla a che fare con il destino. Il grado di dolore che una persona di tale bellezza poteva provocare a una donna come lei era incalcolabile. Decise di bere ancora per attutire il pensiero, poi disse: «È carino.»
«No» rispose Liza. «È proprio questo il punto. Non è carino. David è carino. Quel tipo ha l’aspetto di un adulto.»
«Okay, è pieno di testosterone» disse Min.
«No, quello è il tipo alla sua destra» continuò Liza. «Quello con la testa che sembra una pallottola. Scommetto che parla solo di sport e dà delle grosse pacche sulle spalle a tutti. Il tipo in abito blu invece sembra civile, ma con carattere. Diglielo anche tu, Bonnie.»
«Non credo proprio» disse Bonnie, lasciando che il suo volto da fatina si oscurasse. «Lo conosco.»
«In senso biblico?» chiese Liza.
«No. Usciva con mia cugina Wendy. Però...»
«Allora è perfettamente lecito» disse Liza.
«...È uno da toccata e fuga» concluse Bonnie. «Stando a quanto dice Wendy, è una meraviglia per un paio di mesi, poi ti molla e si trova qualcun’altra. Senza nessun preavviso.»
«Una vera bestia» disse Liza, senza ardore. «Sai, agli uomini è concesso lasciare una donna con cui escono.»
«Ma lui le fa innamorare e poi le pianta» disse Bonnie. «E questo è davvero bestiale.»
«Come David» disse Min trovando conferma del suo disprezzo istintivo per il tipo in abito blu. Liza sbuffò. «Come se tu fossi mai stata innamorata di David.»
«Ci stavo provando» sbottò Min.
Liza scosse la testa. «Okay, comunque non importa. Tutto ciò che ti serve è un accompagnatore per il matrimonio. Anche se la bestia ti molla dopo un paio di mesi, sei a posto. Quindi vai da lui e...»
«No.» Min voltò le spalle alle amiche per concentrarsi sui poster in bianco e nero sopra il bancone: Paul Newman che gioca a biliardo nello Spaccone, Marlon Brando che gioca a dadi in Bulli e pupe, lo sguardo severo sulle carte di W.C. Fields in My Little Chickadee. Non c’erano donne tra i giocatori d’azzardo. Invece essere donna è un azzardo enorme. Il ventotto percento delle donne vittime di omicidio vengono uccise dai mariti o dagli amanti.
Apensarci bene, forse è questo il motivo per cui non ci sono molte giocatrici d’azzardo donne. Vivere con gli uomini è già un azzardo abbastanza grande. Cercò di combattere l’impulso di voltarsi e guardare di nuovo la bestia sulla pedana. Sarebbe stato molto meglio smettere di inseguire gli uomini e prendersi un gatto.
«Sai bene che non andrà mai a parlarci» stava dicendo Bonnie a Liza. «In termini statistici, il risultato più probabile non è favorevole.»
«Chi se ne frega.» Liza diede una spintarella a Min, facendo oscillare la Coca-Cola nel suo bicchiere. «Immagina cosa dirà tua madre se ti presenti con lui al matrimonio. Potrebbe perfino farti mangiare dei carboidrati.» Poi guardò Bonnie.
«Come si chiama?»
«Calvin Morrisey» rispose Bonnie. «Wendy stava comprando riviste da sposa quando l’ha lasciata. Aveva iniziato a scrivere ‘Wendy Sue Morrisey’sui pezzetti di carta.»
Liza sembrava infastidita. «Forse è per questo che se l’è svignata.»
«Calvin Morrisey.» Contraddicendo tutto quello che le passava per la testa, Min si voltò a guardarlo nuovamente.
«Vai,» disse Liza, punzecchiandola con le sue unghie lunghe «e di’a David che speri che la sua dermatite passi presto. Poi presentati alla bestia, sorridi e non parlare di statistica.»
«Basta con questi giochetti» disse Min. «Ho trentatré anni, sono una persona matura. Non mi importa di avere un accompagnatore per il matrimonio di mia sorella. Sono superiore a queste cose.» Pensò alla faccia di sua madre quando le avrebbe detto che con David era finita. No, non lo sono.
«No, non lo sei» disse Liza. «Hai solo troppa paura di attraversare il locale.»
«Potrebbe funzionare.» Bonnie lanciò un’occhiata indagatrice verso la pedana. «Puoi sempre mollarlo dopo il matrimonio per ripagarlo con la sua stessa moneta.»
«Esattamente.» Liza alzò gli occhi al cielo. «Fallo per Wendy e per tutte le altre ragazze.»
Ora si era voltato di profilo, e stava parlando con David. Quest’uomo dovrebbe stare sulle monete, pensò Min. Di certo un uomo così bello non era mai stato con una cicciottella terminale. Non senza prenderla in giro. E lei era stata già presa in giro abbastanza, per quella sera.
«No» disse Min, voltandosi verso il bancone. Il gatto era l’idea migliore, senza dubbio.
«Stammi a sentire, Stats» disse Liza esasperata. «So che ci vai sempre cauta, ma ultimamente sei andata vicina a solidificarti. Uscire con David dev’essere stato come uscire con il cemento. E poi casa tua... Perfino il tuo arredamento è immobile.»
«L’arredamento è quello di mia nonna» disse Min in tono rigido.
«Appunto. È da quando sei nata che ci sei seduta sopra. Ti serve un cambiamento. E se da sola non ce la fai, vorrà dire che dovrò aiutarti io.»
Il sangue si gelò nelle vene di Min. «No.»
«Non minacciarla» disse Bonnie rivolta a Liza. «Cambierà, crescerà. Non è vero, Min?»
Min tornò a guardare verso il centro del locale, e all’improvviso pensò che andare a parlargli non era poi una cattiva idea. Poteva stare per un po’sotto a quell’orribile ringhiera metallica e origliare; se Calvin Morrisey le fosse sembrato anche lontanamente gradevole – ma che possibilità c’erano? – sarebbe potuta salire a parlare con David e farselo presentare, così magari Liza non avrebbe portato una ditta di trasporti a casa sua mentre lei era al lavoro per buttarle via mobili.
«Non costringermi a farlo al posto tuo» disse Liza. Restarsene seduta a un bancone a forma di roulette a deprimersi non era la soluzione. E con tutte le informazioni di cui era già in possesso, le eventualità che lui potesse causarle danni irreparabili non erano molto alte. Min raddrizzò le spalle e fece un respiro profondo. «Vado, capo.»
«Non pronunciare la parola percento per nessun motivo» disse Liza. Min si aggiustò la giacca a scacchi grigia e pregò affinché le venisse in mente una battuta d’esordio adeguataprima di raggiungere la pedana e di rendersi ridicola. Nel qual caso, avrebbe sputato sulla bestia, spinto David oltre la ringhiera e sarebbe andata a prendersi un gatto. «È importante avere un piano» disse tra sé e sé. Poi si avviò. Sulla pedana, Cal Morrisey stava seriamente considerando l’ipotesi di spingere David Fisk oltre la ringhiera. Dovevo filarmela appena li ho visti, pensò. La colpa era di Tony. «Quella rossa ha proprio delle belle gambe» gli aveva detto. «La vedi? Al bancone, vestita di pelle viola. Dici che le piacciono i giocatori di football?» «Sono quindici anni che non giochi a football.» Cal aveva sorseggiato il suo drink, e si trovava ora avvolto dal senso di pace indotto dall’alcol, solo leggermente disturbato dagli scarsi gusti musicali di chi aveva messo su Hound Dog. Gli unici lati negativi di quel posto gli sembravano quello stupido arredamento e le canzoni di Elvis Presley dal juke-box.
Mi ispira proprio questo romanzo, a giudicare dal primo capitolo è carino e ironico; avrei continuato la lettura molto volentieri :-)
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