lunedì 25 maggio 2015

Ian McEwan ai neolaureati della Dickinson: sulla libertà d'espressione e la sua salvaguardia per le generazioni future



Ian McEwan, uno degli scrittori britannici contemporanei più conosciuti al mondo, ha tenuto un appassionato discorso in occasione dell'assegnazione delle lauree agli studenti del Dickinson College, Università di Arti Liberali della Pennsylvania. Centrale, nel suo intervento, è stato un monito ai neolaureati riguardo l'importanza della salvaguardia della libertà d'espressione, la negazione delle libertà personali in diverse culture, l'attentato alla redazione di Charlie Hebdo e la poca solidarietà alla vicenda da parte degli scrittori americani, l'importanza del rispetto del pensiero altrui. Secondo l'autore di Espiazione, le università devono preparare gli studenti alle rigorose e robuste discussioni che imperversano nel mondo reale. Il dito è stato puntato fondamentalmente contro le istituzioni scolastiche e la loro incapacità di gestire le violazioni della libertà di pensiero all'interno dei campus, colpevoli di mal equipaggiare gli studenti e le generazioni future alla difesa della libertà di espressione.
Qui sotto il discorso di McEwan integralmente tradotto.






Le mie più sincere congratulazioni a tutti i laureati. Ce l'avete fatta. Avete ottenuto la laurea da un istituto eccellente. Avete trascorso tanto tempo a leggere, scrivere, a letto - a pensare, ovviamente. E ora è il momento di posizionarsi ai vari vertici della vita. Come sapete, c'è solo un modo per essere fuori da questi vertici - ma questa è un'altra storia. Non lasciatevi ingannare da quelli che vi dicono che la vita è breve: è eccessivamente lunga. Avevo vent'anni quando mia madre mi stupì dicendo malinconicamente: "Darei qualsiasi cosa per avere ancora quarantacinque anni". Quarantacinque anni erano sinonimo di vecchiaia, per me, allora. Ora mi rendo conto di cosa volesse dire. La maggior parte di voi compie vent'anni prima di raggiungere obiettivi. Escludendo una guerra nucleare o la collisione catastrofica di una meteora, una minoranza consistente di voi arriverà a fare solamente capolino nel prossimo secolo - sicuramente molto più rugoso e artritico, ma portando con voi una parte di quello che siete adesso. Passerete tantissimi anni in banca - ma non preoccupatevi, non sono qui per dirvi come spenderli.

Invece, vorrei condividere con voi alcuni pensieri sulla libertà di parola (e il discorso qui comprende la scrittura e la lettura, l'ascolto e il pensiero), la linfa vitale, la condizione essenziale dell'educazione liberale che avete ricevuto. Cominciamo con una nota positiva: c'è probabilmente più libertà di parola, libertà di pensiero e libertà di sperimentare adesso sulla Terra che in qualsiasi momento precedente nella storia (anche tenendo conto dell'età d'oro dei cosiddetti filosofi pagani). E avete raggiunto la maggiore età in un paese in cui la consacrazione della libertà di parola nel primo emendamento non è una frase vuota, come in molte costituzioni, ma una realtà viva.

Ma la libertà di parola era, è e sempre sarà, sotto attacco - da parte della politica di destra, di sinistra, di centro. Verrà attaccata sottobanco dagli estremismi religiosi così come dalle ideologie non religiose. Non è mai conveniente, soprattutto per il potere radicato, avere tantissima libertà di parola che gli voli attorno.

Le parole associate a Voltaire (più probabilmente suoi pensieri, non aforismi scritti di suo pugno) rimangono cruciali e non devono mai essere dimenticate: "Disapprovo ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo". In realtà sono parole che di rado possono essere utilizzate per zittire coloro con cui si è in disaccordo. Come il mio compianto amico Christopher Hitchens diceva, quando si incontra un sostenitore della teoria della Terra piatta o un creazionista, è sufficiente ricordargli perché la Terra è rotonda e fare presente un esempio di selezione naturale. Per questo motivo - è un principio spicciolo - in alcuni paesi hanno adottato la reclusione per i negazionisti dell'Olocausto o dei massacri del popolo armeno, per quanto spregevole possa sembrare.

Vale la pena ricordare questo: la libertà di espressione sostiene tutte le altre libertà di cui godiamo. Senza la libertà di parola, la democrazia è una farsa. Ogni libertà che possediamo o voremmo possedere (il diritto alla libertà personale e al giusto processo, il diritto di voto universale e di associazione, di rappresentanza sindacale; la parità sessuale, la preferenza sessuale, i diritti dei bambini e degli animali - l'elenco potrebbe continuare) è stata liberamente pensata, discussa e scritta per essere rese esistente. Nessun individuo singolo può generare questi diritti da solo. Il processo è cumulativo. È stato un contesto storico di relativa libertà di parola che ha reso possibile il lavoro di coloro che sono stati determinati per estendere tale libertà. John Milton, Tom Paine, Mary Wollstonecraft, George Washington, Thomas Jefferson, John Stuart Mill, Oliver Wendell Holmes - l'appello è lungo e onorevole - ed è per questo che una formazione nelle arti liberali è così vitale per la cultura alla quale si contribuisce.

Fate un lungo viaggio lontano da queste coste, come sono sicuro molti di voi faranno, e troverete disperata la condizione della libertà di espressione. In quasi tutto il Medio Oriente, pensare liberamente scatena ira e punizioni legittime da parte dei governi e delle folle, o spedizioni punitive con singoli individui come sicari. Lo stesso accade in Bangladesh, Pakistan, attraverso le grandi distese dell'Africa. In questi ultimi anni lo spazio pubblico per il libero pensiero in Russia si sta restringendo. In Cina, lo stato monitora la libertà di espressione su scala industriale. Per censurare solamente Internet quotidianamente il governo cinese impiega fino a cinquantamila burocrati - un livello di repressione del pensiero senza precedenti nella storia umana.

Paradossalmente, è più importante proteggere la libertà d'espressione nel momento in cui essa si sviluppa, che non preservarla successivamente. E non esiste altro documento in cui questa è gelosamente custodita come nel Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. È per questo che è stato così sconcertante ultimamente, quando abbiamo visto decine di scrittori americani dissociarsi pubblicamente dal PEN Gala per onorare i giornalisti assassinati della rivista satirica francese Charlie Hebdo. American PEN esiste per promuovere e difendere la libertà di parola. Che delusione rendersi conto che tanti autori americani avevano deciso di non supportare colleghi scrittori e artisti coraggiosi in un momento di tragedia. La rivista è stata caustica sul razzismo. È stata graffiante anche riguardo la religione e la politica organizzata in un modo che può anche essere non di vostro gusto, ma è in questi casi che bisogna ricordarsi del pensiero di Voltaire.

Gli uffici di Hebdo erano stati attaccati già nel 2011, ma il lavoro dei giornalisti continuava. Hanno ricevuto minacce di morte - e hanno continuato ad andare avanti. Nel gennaio nove colleghi sono stati assassinati, freddati, nel loro ufficio - la redazione non si è fermata e in pochi giorni ha prodotto un'edizione la cui copertina ha perdonato gli aggressori. Tutto è perdonato, tutto è perdonato. Tutto questo quando negli Stati Uniti e in U.K. basta una telefonata minacciosa ad interrompere il lavoro di una grande casa editrice.

L'attacco a Charlie Hebdo è stato pilotato da fanatici religiosi la cui lealtà all'ISIS è diventata chiara quando uno dei complici è scappato dalla Francia e attraverso la Turchia è arrivato in Siria. Ricordate, questa è una forma di fanatismo le cui vittime, in tutta l'Africa e il Medio Oriente, sono per lo più musulmani - i gay e le femministe musulmane, riformisti musulmani, blogger, attivisti per i diritti umani, dissidenti, apostati, romanzieri e semplici cittadini, compresi i bambini, uccisi o sequestrati dalle scuole.

C'è un fenomeno nella vita intellettuale che io chiamo pensiero bipolare. Cerchiamo di non schierarci con Charlie Hebdo perché potrebbe sembrare che stiamo approvando la "guerra al terrore" di George Bush. Questa è una forma di tribalismo intellettuale  soffocante, e un modo povero di pensare per se stessi. Come un amico scrittore tedesco mi ha scritto, pieno d'angoscia per la vicenda PEN, "Sono di nuovo gli anni Settanta: non dobbiamo sostenere i dissidenti russi, perché potrebbero ottenere consenso dalla parte sbagliata". Che frase terribile ...

Ma si noti la fine della vicenda Hebdo: la serata del gala si è svolta comunque, i giornalisti sopravvissuti hanno ricevuto un applauso fragoroso e prolungato in piedi da parte dell'American PEN.

Timothy Garton Ash ci ricorda, in un nuovo libro sulla libertà di parola, che "La Corte Suprema degli Stati Uniti ha descritto la libertà accademica come una 'preoccupazione essenziale' presente nel Primo Emendamento". Altrettanto preoccupante è il caso di Ayaan Hirsi Ali, un'ex-musulmana molto critica nei confronti dell'Islam - troppo critica per alcuni. Vittima essa stessa delle mutilazioni genitali, ha organizzato una campagna contro queste ultime, una campagna per i diritti delle donne musulmane. In un recente libro, ha sostenuto che l'Islam, per vivere più a suo agio nel mondo moderno, ha bisogno di ripensare il suo atteggiamento verso l'omosessualità, l'interpretazione del Corano come parola letterale di Dio, la blasfemia, e alle punizioni severe per chi vuole abbandonare la religione. Contrariamente a ciò che alcuni hanno suggerito, tali argomenti non sono né razzisti né guidati da odio. Ma lei ha ricevuto minacce di morte. Fondamentalmente, non è la benvenuta in molti campus americani e, com'è noto, la Brandeis (University) ha ritirato la sua offerta di una laurea ad honorem. L'Islam è degno di rispetto, come del resto l'ateismo. Vorremmo che il rispetto fosse reciproco. Ma la religione e l'ateismo, come tutti i sistemi di pensiero con grandi pretese di verità, devono essere aperti alle critiche, alla satira e, a volte, anche allo scherno. Certo, non abbiamo dimenticato le lezioni del caso Salman Rushdie*.

L'intolleranza nei campus riservata ai discenti scomodi non è certo cosa nuova. Negli anni Sessanta, la mia università ha censurato uno psicologo che promuoveva l'idea di una componente ereditaria dell'intelligenza. Negli anni Settanta, il grande biologo americano EO Wilson è stato censurato per aver suggerito la presenza di un elemento genetico nel comportamento sociale umano. Per quanto mi ricordi, venivano entrambi chiamati fascisti. I pensieri di questi uomini non si adattavano alle ideologie dominanti, ma oggi le loro opinioni sono ineccepibili.

Più in generale - Internet, naturalmente, ha apportato infinite possibilità alla libertà di parola. Allo stesso tempo, ci ha trasportato su un terreno difficile e inaspettato: ha portato al lento declino dei giornali locali, e quindi rimosso una voce scettica e competente dalla politica locale. La privacy è un elemento essenziale della libertà di espressione: i file Snowden hanno rivelato un livello di sorveglianza delle email da parte delle agenzie governative straordinariamente elevato e inutile. Un altro elemento essenziale della libertà di espressione è l'accesso all'informazione. Internet ha concentrato questo potere enorme di accesso alle risorse nelle mani di poche società private come Google, Facebook e Twitter. Dobbiamo stare attenti che non si abusi di tale potere. Si sa che le grandi aziende farmaceutiche trattengono numerose informazioni di vitale importanza per l'interesse pubblico. Su un'altra scala, la morte di giovani uomini di colore in custodia della polizia potrebbe essere inquadrata come la sanzione finale contro la libertà di espressione. Come del resto lo sono la povertà e le scarse risorse educative.

Tutti questi problemi hanno bisogno del contributo di uomini e donne con una formazione umanistica e voi, i laureati, siete in grado di formulare le vostre conclusioni. E potete ragionevolmente pensare che promuovere la libertà di parola non sia semplice. Ciò non è una verità assoluta. Non diamo spazio al proselitismo dei pedofili, dei razzisti (e ricordiamo, razza non è sinonimo di religione), o di coloro che vogliono incitare alla violenza contro gli altri. Wendell Holmes direbbe ancora con cognizione di causa che sarebbe come "gridare 'Al fuoco' in un teatro pieno". Ma spesso risulta troppo facile liquidare argomenti che non ci piacciono come i discorsi che istigano all'odio, o lamentarci del fatto che un parlante non ha rispettato la nostra opinione. Essere soggetto di offese non deve essere confuso con uno stato di grazia: è il prezzo occasionale che noi tutti paghiamo per vivere in una società aperta. Essere forti non è un male. In entrambi i casi ci si può impegnare a discutere - non agendo subito con sospensioni o, ancor peggio, servendosi di pistole - o, come un insegnante musulmano americano ha detto di recente, con le preghiere del venerdì, ignorando l'intera faccenda.

Costruendo il vostro pensiero su questi temi, spero che ricordiate il tempo trascorso qui alla Dickinson e i romanzi che avete letto qui. Dovrebbero avervi guidato, spero, in direzione della libertà mentale. Il romanzo come forma letteraria nacque dall'Illuminismo, dalla curiosità verso l'altro e nel suo rispetto. Le sue tradizioni spingono verso il pluralismo, l'apertura, il desiderio comprensibile di abitare la mente altrui. Non c'è uomo, donna o bambino sulla Terra la cui mente il romanzo non può ricostruire. I sistemi totalitari, in ragione dei loro interessi ristretti, mettono sotto chiave i romanzieri. Il romanzo è, o può essere, la massima espressione della libertà di parola.

Spero che utilizziate al meglio l'educazione liberale impartitavi per preservare, per le generazioni future, la bella e preziosa, goffa ma a volte scomoda e persino offensiva, cultura della libertà di espressione della quale godiamo. Fate vostre queste parole celebrative di George Washington: "Se la libertà di parola viene abolita, allora, muti e silenziosi, possiamo essere portati come pecore al macello".

Possiamo essere certi che la Dickinson non vi ha preparato a essere pecore. Buona fortuna, laureati del 2015, in qualunque cosa scegliate di fare nella vita.





*: Nel 1988 scrisse I versi satanici (The Satanic Verses), una storia fantastica ma chiaramente allusiva nei confronti della figura di Maometto, e ritenuta blasfema dagli islamici. La pubblicazione del libro provocò nel febbraio 1989 una fatwa di Khomeini che decretò la condanna a morte del suo autore, reo di bestemmia. Un privato cittadino offrì una taglia per la morte dello scrittore, tollerata dal regime khomeinista. Lo scrittore riuscì a salvarsi rifugiandosi nel Regno Unito e vivendo sotto protezione. Il traduttore giapponese del romanzo, Hitoshi Igarashi, fu però ucciso da emissari del regime iraniano, mentre il traduttore italiano, Ettore Capriolo, fu ferito. Ferito fu anche l'editore norvegese del libro.

La fatwa è stata reiterata ancora il 17 febbraio 2008, in quanto "la condanna a morte dell'Imam Khomeini contro Salman Rushdie ha un significato storico per l'islam e non è semplicemente una condanna a morte”. Da Wikipedia.





Introduzione e traduzione a cura di

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