Red Country, Joe Abercrombie
Gargoyle
640 pagine, 24.00 euro
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Rieccoci, dopo breve tempo, con un nuovo libro di Joe Abercrombie, di cui abbiamo già recensito la Trilogia della Prima Legge e i due volumi indipendenti Il sapore della vendetta e Il mezzo Re.
Come d'abitudine per l'autore, molti sono i volti noti dei precedenti romanzi che fanno la loro comparsa nei libri successivi, e anche questa volta i ritorni sono parecchi, a partire dall'alcolizzato soldato di ventura Nicomo Cosca, alla sua quarta presenza, senza tralasciare uno dei personaggi più controversi dei primi libri: il suo vero nome stavolta non verrà mai rivelato – ora è conosciuto come Agnello, nome quanto mai poco azzeccato – ma il fatto che sia un Uomo del Nord con solo nove dita dovrebbe aiutare a riconoscerlo.
Red Country è stato pubblicizzato dallo stesso Abercrombie come un'incursione del fantasy nel western, e, in effetti, l'esperimento pare riuscito. Fin dalla dedica iniziale a Clint Eastwood si può assaporare l'atmosfera che si respirerà nel romanzo.
In questo capitolo lo stacco con i precedenti volumi è tale che anche l'ambientazione medievale/rinascimentale sembra venir meno ed è facile immaginare Shy Sud, la giovane protagonista, assieme ai suoi compagni d'avventura in versione cowboy mentre affronta territori selvaggi al seguito di una carovana di pionieri in cerca di fortuna, difendendosi dalle intemperie della natura e dalle scorribande degli spettri, una popolazione simile agli indiani d'America, che invece dello scalpo ama conservare le orecchie degli avversari sconfitti.
A parte il cambio di ambientazione, Abercrombie non ha perso il suo carattere: Red Country è crudo e cinico come ci si aspetta dall'autore, senza falsi buonismi e sentimenti scontati. E' vero che, rispetto alla trilogia, l'azione è più lenta, soprattutto nella prima metà del libro, ma il ritmo accelera nella seconda parte, riscattando ampiamente la prima impressione. Inoltre l'autore dimostra di essere bravo non solo nel tratteggiare con realismo epiche battaglie, ma di sapere anche sviluppare la tensione dell'attesa e costruire trame, seppur non troppo intricate, sempre piacevoli da dipanare.
Il cinismo, come già detto, è una componente fondamentale del racconto e anche questa volta ci vengono proposti una serie di anti-eroi codardi, malvagi o semplicemente approfittatori, che Abercrombie riesce a mettere in primo piano con la consueta ironia. Eppure, forse per la prima volta, l'autore sembra voler considerare l'eventualità di un cambiamento, riconoscendo la possibilità della redenzione, almeno per alcuni personaggi e in alcune circostanze.
Ecco quindi una breve carrellata dei protagonisti: la figura principale è Shy Sud, giovane donna molto pragmatica, con un passato torbido, disposta a tutto pur di ritrovare i fratellini rapiti, Ro e Pit. Assieme a lei troviamo Agnello, l'uomo del Nord, che dovrà scavare nel proprio passato per trovare la rabbia necessaria a sconfiggere chiunque si metta in mezzo a lui e ai bambini, di cui si considera padre adottivo.
Nel loro viaggio, Shy e Agnello dovranno fare i conti con l’assenza di legge delle Terre Remote, in cui tribù sanguinarie e carovane di disperati sono all’ordine del giorno. L’incontro più pericoloso sarà quello con uno degli antieroi più ripugnanti di Abercrombie, il mercenario con il vizio dell'alcool Nicomo Cosca, accompagnato dal vile legale Tempio. Le storie di altri personaggi dei precedenti volumi fanno la loro comparsa, intrecciandosi direttamente o indirettamente con la trama principale, per la soddisfazione degli amanti di questo autore.
La componente magica, in questo romanzo, ha assunto un ruolo minore rispetto al passato, lasciando spazio a un nuovo potere che comincia rapidamente a farsi largo: l'industrializzazione. Abercrombie innesta nel suo libro l'invenzione delle prime armi da fuoco, facendoci anche intravedere delle futuristiche macchine da guerra, dal vago sapore steampunk.
In Red Country, la crudeltà riesce a coesistere con sprazzi di umanità, per arrivare a un finale insolito, positivo, che strizza l'occhio all'ottimismo. A questo si aggiunga che la vena ironica dell'autore, dopo la flessione degli ultimi due libri, è particolarmente sfavillante. Joe Abercrombie, ormai sempre più a suo agio nel mondo del fantasy contemporaneo, in Red Country allarga i suoi orizzonti narrativi con un'ambientazione western inusuale e uno stile piacevolmente cinico.
Voto:
nasce a Lancaster nel 1974. È il 2002 quando, allora studente di Psicologia all’Università di Manchester, pensa di scrivere una trilogia fantasy e inizia la stesura del primo episodio. Trasferitosi a Londra, lavora come montatore freelance e produttore di format televisivi di vario tipo e termina di scrivere quello che diventerà The Blade Itself. Dopo aver incassato lo scetticismo di alcuni degli agenti letterari più influenti del Regno Unito, Gollancz (storica etichetta britannica famosa per essere, tra gli altri, l’editore di George Orwell) ne acquista i diritti, vincolando Abercrombie a pubblicare l’intera serie per un giro d’affari a sette zeri. A The Blade Itself (2007) seguono Before They Are Hanged e Last Argument of Kings (2008). La trilogia The First Law si rivela un enorme successo tra i lettori anglosassoni. The Blade Itself, in particolare, è un vero e proprio boomerang editoriale: Abercrombie viene riconosciuto come miglior nuovo scrittore fantasy ed è finalista al prestigioso John Campbell Award, moltissimi Paesi inoltre acquistano i diritti del volume. Sempre Gollancz ha pubblicato i romanzi singoli The Heroes (2011) e Red Country (2012).
This is a very good book. The pace is uneven, but when there isn't any action, it's enjoyable to read the characters interacting with each other. The action is violent. The dialogue is funny. The humor is dark. The setting is right out of the gold rush. The characters are shockingly ruthless... but true to their motives.
RispondiEliminaMariz
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