lunedì 24 novembre 2014

Recensione: Videogame di Dario Carraturo



Videogame, Dario Carraturo
Autopubblicazione
303 pagine, 4,99 euro
Videogame è il romanzo d'esordio di Dario Carraturo, un ebook di taglio comico che, prendendo a modello l'epica e i fantasy che ne derivano, si burla con acuta ironia degli eroi di cui siamo abituati a leggere le gesta.

Il protagonista, Sergio, è il classico nerd sfortunato; abile programmatore di videogiochi ma incompreso e deriso dal resto del genere umano, in particolare dalla sua componente femminile. Sulla scia della sua passione per la mitologia, il ragazzo crea un videogioco di cui fanno parte personaggi come Loki, le valchirie, Artù, il prode Astolfo e via dicendo. Il fratello di Sergio, applicando un software per le proiezioni olografiche al computer, finisce per creare inavvertitamente un passaggio attraverso cui eroi e cattivi si trasportano dal loro universo fantastico al piano reale.
Conoscere questi eroi dal vivo non è proprio la gran cosa che uno si aspetterebbe. Prodi e sfavillanti sul campo di battaglia, nella vita quotidiana rivelano tutta una serie di problematiche che non può fare a meno di metterli in ridicolo. Il caos che finiscono per scatenare per le vie di Napoli ha qualcosa di apocalittico.
Scrivere una recensione di questo libro è piuttosto complesso, perchè oscilla vorticosamente fra attimi che rasentano l'eccellenza e attimi disastrosi.

Il mondo creato da Dario Carraturo è appassionate, popolato da una miriade di personaggi ben caratterizzati  e che, pur ridicolizzati, lasciano quel sapore delle grandi saghe che tutti noi conosciamo. Non resta indietro nessuno, dagli eroi dell' Orlando furioso alle saghe nordiche. L'intero libro denota una profonda conoscenza di tutto ciò che ha a che fare con l'epica o il poema antico, ma anche con il fantasy moderno. Un autore che si muove in un ambiente che gli è congeniale e che sa quindi costruire con dovizia non può lasciare indifferente il lettore che si troverà sempre a sentirsi parte di ciò che sta leggendo.

Carraturo sa molto bene come creare scene comiche e piccole gag divertenti. La sua è spesso una comicità piacevole, che strappa il sorriso al lettore, un modo caricaturale di narrare scene e personaggi che si legge volentieri.

Di contro, la scrittura è spesso straniante e costituisce la pecca peggiore di Videogame. Come restare indifferenti all'uso continuo e spropositato dei punti di sospensione? Hanno invaso questo libro come le locuste, se ne contano fino a otto per pagina, e ce ne sono in quasi tutte le pagine, quando andrebbero dosati con il contagocce. Si vanno ad aggiungere poi usi altrettanto spropositati dei vari punti di interiezione, che finiscono per occupare addirittura righe intere. Tralasciamo poi gli elenchi puntati: l'ottavo capitolo è raccontato come il susseguirsi di una serie di azioni messe in elenco puntato, dalla a alla k. In un libro non c'è cosa più fastidiosa che essere continuamente interrotti in questo modo da segni inutili. La cosa peggiore è che per il resto la scrittura di Carraturo ha un buon livello, una di quelle frizzanti che si legge scorrevolmente, è proprio un peccato che sia continuamente interrotta in questo modo.

Altra cosa che infastidisce sono le interruzioni narrative: come detto precedentemente, il mondo è uno di quelli che cattura, la scrittura è scorrevole, ma non appena il lettore si è addentrato per bene in quello che sta leggendo e sta ridendo – perché  l'autore sa perfettamente essere comico  la narrazione si blocca per lasciare spazio a uno scambio di battute, che sarebbero anche divertenti se non avessero appena disturbato la lettura. Ci sono dei punti che andrebbero interamente ripensati per non perdere il senso dell'azione né quello della risata. Inoltre non è plausibile che nel mezzo di una lotta i vari eroi si mettano a discorrere allegramente del più e del meno: un po' come quando il cattivo di un film si mette a narrare la storia della sua vita prima di uccidere l'eroe e risulta ovvio che si tratti di un artificio mal riuscito per allungare la suspanse.
All'autore piace poi calcare la mano e qualche scena ben riuscita viene caricata troppo e sfocia infine nella pesantezza.
Per darvi un'idea del tipo di interruzioni che popolano il libro, concludo con una citazione.

I nostri prodi sono presi di mira dalle frecce di un arciere, dopo un momento di sconcerto, un cavaliere li avvisa che è Apollo che li sta bersagliando. Loro anziché nascondersi:

Ah è lui che ci sta tirando addosso queste specie di saette?” chiese Cathbad.
Proprio così”
E perché ci tira addosso le sue frecce, questo signor Apollo?” domandò Artù.
È una lunga storia ma sostanzialmente è perché è schierato dalla parte dei troiani, e noi invece siamo in guerra con loro...”
Pensavo che noi fossimo in guerra con Loki” osservò perplesso Sigfrido.
Noi siamo in guerra con chiunque ci rompa le scatole!” barrì Cuchulain “io dico di andare da questo Apollo e riservagli il nostro trattamento speciale fatto di morte e sofferenza!”

Va avanti così per oltre una pagina, finché qualcuno non fa notare che forse non è il caso di dibattere, ma è meglio fuggire.



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