Salve a tutti, e benvenuti ad una nuova
puntata de "Il Tempio degli Otaku". Oggi torneremo a parlare di una vecchia,
vecchissima conoscenza, forse l'autore più trattato in queste cento e passa
puntate. Del resto, nella sua sconfinata carriera, non mancano le opere degne
di essere approfondite e, magari, portate sotto gli occhi del grande pubblico,
forse un po' troppo distratto da prodotti sì di intrattenimento ma di poco
spessore. Nel nostro caso, invece, abbiamo uno dei pochi artisti capaci di
conciliare i contenuti con la facilità di lettura; una delle caratteristiche che gli ha fatto - a ragione
- guadagnare il soprannome di Dio dei Manga. Avete capito di chi sto parlando?
Naturalmente dell'immortale Osamu Tezuka. Oggi ci concentreremo su una sua raccolta di racconti, originariamente pubblicati
tra il 1968 ed il 1970. Signore e signori, "Sul fondo del cielo" di Osamu Tezuka. Buona lettura!
Come già anticipato
nell'introduzione, questo volume unico raccoglie sedici racconti, tutti
pubblicati nel periodo più maturo di Tezuka. Scendere nei dettagli dei singoli racconti è quasi una
fatica degna di Ercole, sia per il loro numero sia perché sono piuttosto diversi fra loro. Avremo infatti rappresentanti di
tutti i generi coperti da Tezuka in quel periodo: il poliziesco, le storie di
guerra, di protesta sociale, fino ad arrivare alla fantascienza.
Molte storie partono, va detto, da premesse
che mettono a dura prova la "sospensione dell'incredulità" del
lettore. La prima ne è un esempio perfetto: in seguito a una drammatica azione di guerra
a un soldato americano - bianco e fervente sostenitore della superiorità della sua
"razza" - vengono trapiantati gli organi di un sottoposto di colore.
Nonostante questa possibilità decisamente irrealistica - di cui sicuramente il mangaka doveva
essere a conoscenza, avendo studiato medicina - Tezuka riesce ad imbastire una
vicenda intrigante nonostante l'esigua durata.
Per godere al meglio l'opera, perciò, forse è meglio
abbandonare le pretese di realismo e concentrarsi su come verrà sviluppato lo spunto iniziale. Un lettore votato all'intrattenimento
troverà pane per i
propri denti, grazie ai colpi di scena
che non poche volte forniranno nuove angolazioni a una storia che sembrava
stare seguendo un tracciato ben definito, e i finali tragici. È giusto
tuttavia fare presente che non sempre lo svolgimento è ben calibrato sulle pagine a
disposizione, quindi può capitare che le scene finali non siano così ad effetto
come dovevano essere secondo i piani originari. In generale, comunque, il ritmo
veloce - stiamo pur sempre parlando di una media di venti pagine per capitolo -
non inficia affatto la godibilità della lettura.
Procedendo con la lettura, comunque, si
riescono a scorgere dei temi ricorrenti,
che fanno quasi da leitmotiv al volume. Quello più preponderante è senza dubbio
la discrepanza tra l'apparenza e la realtà. Di frequente, infatti, i personaggi scoprono - sotto gli occhi del
pubblico, altrettanto ignaro - che quella che ritengono la verità è in realtà una
colossale bugia: non solo il soldato del sopraccitato racconto, ma anche un
uomo innamorato di una ragazza con un passato criminale (e a sua volta la
ragazza, in un bizzarro triangolo amoroso, non è a conoscenza della doppia personalità dell'uomo), un
giovane ossessionato dal vendicarsi su un innocente, e tanti altri. Le tragedie
conclusive spesso sono scatenate proprio da chi si approfitta di questa mancanza
di consapevolezza, incurante della sofferenza che causa.
Un aspetto di questo tema è che i cosiddetti "cattivi" non lo sono
in toto. Parecchie storie hanno come protagonisti delinquenti che, spinti
dalle circostanze, dimostrano pietà e bontà, pur continuando a mantenere la sfrontatezza e le idee che li hanno
portati a compiere quelle scelte di vita opinabili. È il caso di un bandito che,
con la stessa determinazione con cui ha ucciso i suoi genitori, è disposto a
tutto per salvare la vita ad un neonato; oppure di un uomo che, nonostante
debba fuggire per evitare di pagare i suoi crimini, presta soccorso ad un
altro.
Viceversa, anche coloro che ci appaiono senza macchia nascondono in realtà dei lati oscuri, come il padre di due
ragazzi, unici abitanti di una valle deserta, o l'amico scienziato di Tezuka
(il mangaka appare, infatti, in due storie). Una delle poche - forse l'unica -
storia che non adotta questo canovaccio è l'ultima, più intimista e romantica.
Nonché la più ottimista.
Per una sorta di legge del contrappasso,
infatti, chiunque ricopra il ruolo di cattivo non può sperare in un happy ending,
nemmeno se nel frattempo si è redento. L'unico destino concessogli è di morte e
disperazione, anche a scapito degli innocenti. Da questa ecatombe, a parte
Tezuka-personaggio, si salvano in pochi, e comunque soltanto dopo essere
passati dal "rito di passaggio" della scoperta della verità.
Trattando dello stile di disegno di Osamu Tezuka è facile ripetere concetti arcinoti,
o di giudicare con occhio moderno uno stile che è strettamente
connesso alla sua epoca. Cercando di essere il più oggettivi possibili, si puà dire che,
pur non essendo perfetto dal punto di vista meramente tecnico - le proporzioni
dei personaggi sono spesso sbagliate, ad esempio - è piuttosto personale e presenta dei
guizzi che compensano queste mancanze. Impossibile non notare, ad esempio, gli
splendidi paesaggi, tratteggiati con cura certosina - a parte una scena ambientata
nella nebbia perché, come ammette un personaggio, il mangaka non voleva perdere tempo
(!) - o le inquadrature cinematografiche. Inoltre non si può non
menzionare lo Star System, uno
stratagemma secondo cui i personaggi nelle sue opere avevano sempre le stesse
fisionomie perché erano, in realtà, come degli attori che recitassero più ruoli. Un metodo veramente ingegnoso,
che non ha avuto eguali nella storia dei manga. Ed una delle ragioni per cui
ancora oggi Tezuka è considerato una pietra miliare.
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