sabato 8 novembre 2014

Il tempio degli Otaku #101: "Sul fondo del cielo" di Osamu Tezuka






Salve a tutti, e benvenuti ad una nuova puntata de "Il Tempio degli Otaku". Oggi torneremo a parlare di una vecchia, vecchissima conoscenza, forse l'autore più trattato in queste cento e passa puntate. Del resto, nella sua sconfinata carriera, non mancano le opere degne di essere approfondite e, magari, portate sotto gli occhi del grande pubblico, forse un po' troppo distratto da prodotti sì di intrattenimento ma di poco spessore. Nel nostro caso, invece, abbiamo uno dei pochi artisti capaci di conciliare i contenuti con la facilità di lettura; una delle caratteristiche che gli ha fatto - a ragione - guadagnare il soprannome di Dio dei Manga. Avete capito di chi sto parlando? Naturalmente dell'immortale Osamu Tezuka. Oggi ci concentreremo su una sua raccolta di racconti, originariamente pubblicati tra il 1968 ed il 1970. Signore e signori, "Sul fondo del cielo" di Osamu Tezuka. Buona lettura!

Come già anticipato nell'introduzione, questo volume unico raccoglie sedici racconti, tutti pubblicati nel periodo più maturo di Tezuka. Scendere nei dettagli dei singoli racconti è quasi una fatica degna di Ercole, sia per il loro numero sia perché sono piuttosto diversi fra loro. Avremo infatti rappresentanti di tutti i generi coperti da Tezuka in quel periodo: il poliziesco, le storie di guerra, di protesta sociale, fino ad arrivare alla fantascienza.
Molte storie partono, va detto, da premesse che mettono a dura prova la "sospensione dell'incredulità" del lettore. La prima ne è un esempio perfetto: in seguito a una drammatica azione di guerra a un soldato americano - bianco e fervente sostenitore della superiorità della sua "razza" - vengono trapiantati gli organi di un sottoposto di colore. Nonostante questa possibilità decisamente irrealistica - di cui sicuramente il mangaka doveva essere a conoscenza, avendo studiato medicina - Tezuka riesce ad imbastire una vicenda intrigante nonostante l'esigua durata.
Per godere al meglio l'opera, perciò, forse è meglio abbandonare le pretese di realismo e concentrarsi su come verrà sviluppato lo spunto iniziale. Un lettore votato all'intrattenimento troverà pane per i propri denti, grazie ai colpi di scena che non poche volte forniranno nuove angolazioni a una storia che sembrava stare seguendo un tracciato ben definito, e i finali tragici. È giusto tuttavia fare presente che non sempre lo svolgimento è ben calibrato sulle pagine a disposizione, quindi può capitare che le scene finali non siano così ad effetto come dovevano essere secondo i piani originari. In generale, comunque, il ritmo veloce - stiamo pur sempre parlando di una media di venti pagine per capitolo - non inficia affatto la godibilità della lettura.

Procedendo con la lettura, comunque, si riescono a scorgere dei temi ricorrenti, che fanno quasi da leitmotiv al volume. Quello più preponderante è senza dubbio la discrepanza tra l'apparenza e la realtà. Di frequente, infatti, i personaggi scoprono - sotto gli occhi del pubblico, altrettanto ignaro - che quella che ritengono la verità è in realtà una colossale bugia: non solo il soldato del sopraccitato racconto, ma anche un uomo innamorato di una ragazza con un passato criminale (e a sua volta la ragazza, in un bizzarro triangolo amoroso, non è a conoscenza della doppia personalità dell'uomo), un giovane ossessionato dal vendicarsi su un innocente, e tanti altri. Le tragedie conclusive spesso sono scatenate proprio da chi si approfitta di questa mancanza di consapevolezza, incurante della sofferenza che causa.
Un aspetto di questo tema è che i cosiddetti "cattivi" non lo sono in toto. Parecchie storie hanno come protagonisti delinquenti che, spinti dalle circostanze, dimostrano pietà e bontà, pur continuando a mantenere la sfrontatezza e le idee che li hanno portati a compiere quelle scelte di vita opinabili. È il caso di un bandito che, con la stessa determinazione con cui ha ucciso i suoi genitori, è disposto a tutto per salvare la vita ad un neonato; oppure di un uomo che, nonostante debba fuggire per evitare di pagare i suoi crimini, presta soccorso ad un altro.
Viceversa, anche coloro che ci appaiono senza macchia nascondono in realtà dei lati oscuri, come il padre di due ragazzi, unici abitanti di una valle deserta, o l'amico scienziato di Tezuka (il mangaka appare, infatti, in due storie). Una delle poche - forse l'unica - storia che non adotta questo canovaccio è l'ultima, più intimista e romantica.
Nonché la più ottimista. Per una sorta di legge del contrappasso, infatti, chiunque ricopra il ruolo di cattivo non può sperare in un happy ending, nemmeno se nel frattempo si è redento. L'unico destino concessogli è di morte e disperazione, anche a scapito degli innocenti. Da questa ecatombe, a parte Tezuka-personaggio, si salvano in pochi, e comunque soltanto dopo essere passati dal "rito di passaggio" della scoperta della verità.

Trattando dello stile di disegno di Osamu Tezuka è facile ripetere concetti arcinoti, o di giudicare con occhio moderno uno stile che è strettamente connesso alla sua epoca. Cercando di essere il più oggettivi possibili, si puà dire che, pur non essendo perfetto dal punto di vista meramente tecnico - le proporzioni dei personaggi sono spesso sbagliate, ad esempio - è piuttosto personale e presenta dei guizzi che compensano queste mancanze. Impossibile non notare, ad esempio, gli splendidi paesaggi, tratteggiati con cura certosina - a parte una scena ambientata nella nebbia perché, come ammette un personaggio, il mangaka non voleva perdere tempo (!) - o le inquadrature cinematografiche. Inoltre non si può non menzionare lo Star System, uno stratagemma secondo cui i personaggi nelle sue opere avevano sempre le stesse fisionomie perché erano, in realtà, come degli attori che recitassero più ruoli. Un metodo veramente ingegnoso, che non ha avuto eguali nella storia dei manga. Ed una delle ragioni per cui ancora oggi Tezuka è considerato una pietra miliare.

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