mercoledì 26 novembre 2014

Recensione: Passaparola – A murder mystery di Simon Lane




Passaparola. A murder mistery, Simone Lane
Ottolibri edizioni
192 pagine, 15 euro - cartaceo, 4.99 euro - ebook

Torniamo a occuparci della casa editrice Ottolibri con la recensione del romanzo di Simon Lane“Passaparola – A murder mystery”. Qualche tempo fa avevamo recensito “99 Rimostranze a Dio”, sempre a cura di Ottolibri Edizioni, in cui 101 autori avevano prestato gratuitamente la propria penna per raccogliere i fondi necessari alla traduzione di un libro inedito in Italia: ecco svelato il risultato, con la pubblicazione di questa crime story di Simon Lane, autore eclettico, che per la prima volta diventa accessibile al pubblico italiano.
Complimenti dunque alla casa editrice Ottolibri per l'idea, sicuramente innovativa, e per la scelta di tradurre un autore a molti sconosciuto, che riserverà ai lettori delle piacevoli sorprese.
Quello che, leggendone la trama, sembrerebbe essere un semplice romanzo noir, si rivela in realtà un libro profondo e ironico, con introspezioni psicologiche e alcune potenti riflessioni sulla vita.
Il narratore del racconto è Felipe, un domestico di origine filippina, che si trova in prigione e racconta la sua storia incidendola su di un registratore, di modo che possa servire al suo avvocato per scagionarlo. Felipe è infatti accusato dell'omicidio di monsieur Charles, procuratore generale, nella cui casa faceva le pulizie. Tutti gli indizi sembrerebbero portare alla sua colpevolezza, ma il filippino si professa innocente e racconta, mediante diversi flashback intervallati da digressioni sulla vita in carcere, la storia che l'ha portato ad attraversare mezza Parigi, nel giorno della Festa della Musica, trasportando il cadavere di monsieur Charles in un bidone per la differenziata.


«Fin dal principio, dalla prima volta che ho visto monsieur Charles disteso là e mi sono reso conto che era stato ammazzato, in un angolo della mia mente c’era un pensiero terribile, che è il motivo per cui ho capito da subito di essere in grossi, grossi guai. Tutti avrebbero fatto due più due, tutti avrebbero dato per scontato che ero stato io a uccidere monsieur Charles, che ovviamente è quel che è successo lo stesso. Non potevo chiamare la polizia, io un semplice clandestino senza nessuna possibilità di difendersi, mi avrebbero arrestato comunque e mi avrebbero espulso».



La lunga, ininterrotta testimonianza di Felipe permette al lettore di ricostruire le disavventure che hanno portato il protagonista a essere incarcerato con l'accusa di omicidio, un racconto molto particolareggiato, che spesso si ripete ossessivamente in alcuni punti e in maniera quasi maniacale, proprio come farebbe un condannato per rimarcare emotivamente la propria versione dei fatti. 

Oltre agli avvenimenti relativi al ritrovamento e al tentato occultamento del cadavere, grazie al resoconto il lettore potrà anche farsi un'idea a tutto tondo del “personaggio” Felipe, della sua vita da clandestino in Francia, del sentirsi una ragazza, della problematica convivenza e dei litigi con Raiumundo, dei suoi problemi con l'alcool e dei segreti che ha scoperto pulendo le case di alcuni datori di lavoro.
Il lettore scoprirà che Felipe è una persona semplice, e forse proprio per questo inconsapevolmente filosofica, quasi poetica , ancorché fragile.




Passaparola – A murder mystery” esalta la capacità di Simon Lane di mostrare una Parigi moderna, multietnica e ipocrita, raccontata con una piacevole alternanza di ironia e drammaticità, in un fragile equilibrio al limite del surreale.
Il tragicomico vagabondare di Felipe nelle strade di Parigi trasportando il cadavere di monsieur Charles nel bidone della differenziata ne è l'esempio migliore, grazie alla magistrale alternanza di momenti ironici e grotteschi, che concorrono a formare l'atmosfera particolare del romanzo, a limite fra noir, giallo e romanzo psicologico.
Caratterizzato da un utilizzo maturo e consapevole del linguaggio, reso con efficacia nella traduzione italiana, e da un ritmo avvolgente, il tenore del libro cala leggermente solo nella parte centrale, per poi riemergere alla grande nel finale.
Un romanzo interessante, una sorpresa di qualità per i lettori italiani, grazie ad un autore di cui sarebbe interessante leggere altre opere. Nel frattempo, complimenti ad Ottolibri per la scelta di proporlo per la prima volta in traduzione italiana.



Voto: 






Simon Lane

nasce nel 1957 in Inghilterra. Artista poliedrico, scrittore, saggista, giornalista, fa una vita girovaga e avventurosa tra Stati Uniti, Brasile ed Europa, scomparendo prematuramente nel 2012. Descrive se stesso come un bevitore con il vizio della scrittura. Nel 1992 pubblica in Francia Le Veilleur (Ch. Bourgois, Parigi), cui seguono i romanzi Still-life with Books, Fear (Bridge Works Publishing, New York, 1993 e 1998), Twist (Abingdon Square Publishing, New York, 2010), e l'antologia The Real Illusion, (New York, 2009).
Passaparola è il suo primo libro tradotto in Italia, dopo la pubblicazione in Brasile e Spagna.


Da “Passaparola – a murder mystery”:

«Purtroppo la verità, come la luce, la senti tua in modo speciale quando sei l’unico a vederla, né ti immagini che gli altri riescano a percepirla come te, ammesso e non concesso che la vedano. Ognuno guarda il mondo con i propri occhi, e questo include la verità, che lo si voglia o meno, vale a dire che se anche tutti fossero onestissimi, cosa che non sono, persino allora la verità continuerebbe a essere una faccenda personale, un po’ come l’amore o la scelta di mangiare a colazione il croissant o il pain au chocolat, oppure uova e bacon se sei mister Penfold».

lunedì 24 novembre 2014

Recensione: Videogame di Dario Carraturo



Videogame, Dario Carraturo
Autopubblicazione
303 pagine, 4,99 euro
Videogame è il romanzo d'esordio di Dario Carraturo, un ebook di taglio comico che, prendendo a modello l'epica e i fantasy che ne derivano, si burla con acuta ironia degli eroi di cui siamo abituati a leggere le gesta.

Il protagonista, Sergio, è il classico nerd sfortunato; abile programmatore di videogiochi ma incompreso e deriso dal resto del genere umano, in particolare dalla sua componente femminile. Sulla scia della sua passione per la mitologia, il ragazzo crea un videogioco di cui fanno parte personaggi come Loki, le valchirie, Artù, il prode Astolfo e via dicendo. Il fratello di Sergio, applicando un software per le proiezioni olografiche al computer, finisce per creare inavvertitamente un passaggio attraverso cui eroi e cattivi si trasportano dal loro universo fantastico al piano reale.
Conoscere questi eroi dal vivo non è proprio la gran cosa che uno si aspetterebbe. Prodi e sfavillanti sul campo di battaglia, nella vita quotidiana rivelano tutta una serie di problematiche che non può fare a meno di metterli in ridicolo. Il caos che finiscono per scatenare per le vie di Napoli ha qualcosa di apocalittico.
Scrivere una recensione di questo libro è piuttosto complesso, perchè oscilla vorticosamente fra attimi che rasentano l'eccellenza e attimi disastrosi.

Il mondo creato da Dario Carraturo è appassionate, popolato da una miriade di personaggi ben caratterizzati  e che, pur ridicolizzati, lasciano quel sapore delle grandi saghe che tutti noi conosciamo. Non resta indietro nessuno, dagli eroi dell' Orlando furioso alle saghe nordiche. L'intero libro denota una profonda conoscenza di tutto ciò che ha a che fare con l'epica o il poema antico, ma anche con il fantasy moderno. Un autore che si muove in un ambiente che gli è congeniale e che sa quindi costruire con dovizia non può lasciare indifferente il lettore che si troverà sempre a sentirsi parte di ciò che sta leggendo.

Carraturo sa molto bene come creare scene comiche e piccole gag divertenti. La sua è spesso una comicità piacevole, che strappa il sorriso al lettore, un modo caricaturale di narrare scene e personaggi che si legge volentieri.

Di contro, la scrittura è spesso straniante e costituisce la pecca peggiore di Videogame. Come restare indifferenti all'uso continuo e spropositato dei punti di sospensione? Hanno invaso questo libro come le locuste, se ne contano fino a otto per pagina, e ce ne sono in quasi tutte le pagine, quando andrebbero dosati con il contagocce. Si vanno ad aggiungere poi usi altrettanto spropositati dei vari punti di interiezione, che finiscono per occupare addirittura righe intere. Tralasciamo poi gli elenchi puntati: l'ottavo capitolo è raccontato come il susseguirsi di una serie di azioni messe in elenco puntato, dalla a alla k. In un libro non c'è cosa più fastidiosa che essere continuamente interrotti in questo modo da segni inutili. La cosa peggiore è che per il resto la scrittura di Carraturo ha un buon livello, una di quelle frizzanti che si legge scorrevolmente, è proprio un peccato che sia continuamente interrotta in questo modo.

Altra cosa che infastidisce sono le interruzioni narrative: come detto precedentemente, il mondo è uno di quelli che cattura, la scrittura è scorrevole, ma non appena il lettore si è addentrato per bene in quello che sta leggendo e sta ridendo – perché  l'autore sa perfettamente essere comico  la narrazione si blocca per lasciare spazio a uno scambio di battute, che sarebbero anche divertenti se non avessero appena disturbato la lettura. Ci sono dei punti che andrebbero interamente ripensati per non perdere il senso dell'azione né quello della risata. Inoltre non è plausibile che nel mezzo di una lotta i vari eroi si mettano a discorrere allegramente del più e del meno: un po' come quando il cattivo di un film si mette a narrare la storia della sua vita prima di uccidere l'eroe e risulta ovvio che si tratti di un artificio mal riuscito per allungare la suspanse.
All'autore piace poi calcare la mano e qualche scena ben riuscita viene caricata troppo e sfocia infine nella pesantezza.
Per darvi un'idea del tipo di interruzioni che popolano il libro, concludo con una citazione.

I nostri prodi sono presi di mira dalle frecce di un arciere, dopo un momento di sconcerto, un cavaliere li avvisa che è Apollo che li sta bersagliando. Loro anziché nascondersi:

Ah è lui che ci sta tirando addosso queste specie di saette?” chiese Cathbad.
Proprio così”
E perché ci tira addosso le sue frecce, questo signor Apollo?” domandò Artù.
È una lunga storia ma sostanzialmente è perché è schierato dalla parte dei troiani, e noi invece siamo in guerra con loro...”
Pensavo che noi fossimo in guerra con Loki” osservò perplesso Sigfrido.
Noi siamo in guerra con chiunque ci rompa le scatole!” barrì Cuchulain “io dico di andare da questo Apollo e riservagli il nostro trattamento speciale fatto di morte e sofferenza!”

Va avanti così per oltre una pagina, finché qualcuno non fa notare che forse non è il caso di dibattere, ma è meglio fuggire.



mercoledì 19 novembre 2014

W...w...w... Wednesday! (65)


www...wednesdays è stato creato da MizB di ShouldBeReading


What are you currently reading? (Cosa stai leggendo?)
What did you recently finish reading? (Quale libro hai finito di recente?)
What do you think you’ll read next? (Quale libro pensi sarà la tua prossima lettura?)





Dal lontanissimo 6 agosto non vi aggiorno sulle letture, che, in questi ultimi mesi del 2014, stanno procedendo più lentamente di quanto pensassi - avevo previsto cento libri quest'anno, ma, ahimè, sono ferma a 77. A ottobre mi sono impelagata con L'armata dei sonnambuli, non perché non mi piaccia ma perché, come succede con tutte le letture lunghe, non vedo la fine e mi blocco. L'ho ripreso solo adesso dopo un mese lungo e intenso e spero finalmente di concluderlo in pochi giorni.
Nel frattempo, però, pur avendo letto poco non ho smesso di farlo: durante il viaggio a Milano (dove ho comprato mezzo mondo in circa 5 Libraccio, vedete la foto giù) ho letto Il dio del massacro di Yasmina Reza, da cui è tratto il film Carnage, che ho visto l'altra sera - e vi consiglio entrambi, anche se forse in questo caso il film rende molto di più, dato che il testo della Reza è scritto come opera teatrale. Ho letto anche il mio primo Yates, Easter Parade - davvero molto più scorrevole di quanto credessi -, un dramma borghese - non penso sia corretto definirlo diversamente - che ha per protagoniste due sorelle molto diverse ma dal destino ugualmente infelice. Ad ottobre ho anche letto la trilogia Fate dalle tenebre di Holly Black (una roba assolutamente terribile), Il signore delle mosche di Golding (lento all'inizio, ma sconvolgente alla fine!) e La donna mancina di Peter Handke, per alcuni versi assimilabile all'opera della Reza, e il cui tema principale credo sia nient'altro che il nulla.
Per le prossime letture, sono assolutamente decisa su due, clamorosamente - per me - di stampo fantasy: il primo libro delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin (intendo il volume inglese e non quello dimezzato da Mondadori, A Games of Thrones) e Lo Hobbit, da leggere prima dell'uscita del terzo film.
E qual è il vostro piano di lettura per i prossimi giorni? :)

What are you currently reading?

http://instagram.com/p/uOaNcoAegi/


What did you recently finish reading?

http://instagram.com/p/uz-Gk5Aerk/


http://instagram.com/p/vA37A-gelE/


http://instagram.com/p/rB3GgTAerd/


http://instagram.com/p/uaOMY7AelP/

http://instagram.com/p/ufgNkIAehL/



What do you think you’ll read next?







http://instagram.com/p/vBB-DHget9/

Acquisti ai Libraccio di Milano: 

- Diario di una scrittrice, Virginia Woolf 
- La ferocia, Nicola Lagioia 
- La signora melograno, Goli Taraghi 
- Il secondo sesso, Simone De Beauvoir 
- Easter Parade, Richard Yates 
- Ulisse, James Joyce
 - La vicina, Lisa Gardner

lunedì 17 novembre 2014

Recensione: L'estate di Ulisse Mele di Roberto Alba



L'estate di Ulisse Mele, Roberto Alba
Piemme
208 pagine, 14,50 euro
L'estate di Ulisse Mele è un giallo inquietante e drammatico che tiene il lettore col fiato sospeso fino all'ultima pagina e che fa riflettere con intelligenza. È un romanzo sicuramente diverso rispetto al precedente dell'autore, La spiaggia delle anime, di cui mantiene però la profondità e sensibilità nel trattare tematiche anche scottanti.
La trama ruota intorno alla famiglia del piccolo Ulisse e alla sparizione della sorella maggiore Betta, uscita una mattina per andare al mare con il fidanzato e mai rientrata. La vicenda è narrata in prima persona da Ulisse, bambino di nove anni sordomuto che stupisce per intelligenza, intuizione e profondità di giudizio e che è, in fin dei conti, il punto di forza di tutto il romanzo. Ulisse conquista il lettore fin dalle prime pagine e dimostra di essere un bambino forte che ha capito perfettamente il mondo degli adulti: questi ad ogni difficoltà chiudono gli occhi e si rifugiano in fretta nella corazza che si sono costruiti a fatica, e che spesso impedisce loro di vedere le cose in modo chiaro e semplice come da piccoli.

La narrazione rispecchia con precisione e realismo le dinamiche e i lunghi procedimenti della cronaca nera contemporanea:  troviamo ricostruiti i dubbi che gli addetti ai lavori si pongono ma anche la difficoltà nella soluzione di alcuni casi di cui a volte, vuoi per la mente distorta degli accusati o per la mancanza di prove effettive, è quasi impossibile venire a capo con certezza. Il romanzo scava a fondo dentro a una delle problematiche più taciute ai nostri giorni: la violenza in famiglia e i segreti non detti che minano i rapporti di parentela. Ben descritto è anche l'atteggiamento della stampa, colpevole nei confronti delle famiglie colpite da omicidi e drammi personali di fare un reality show della disperazione umana. Viene sottolineata inoltre la facilità con cui l'opinione pubblica e gli uomini condannano subito il presunto colpevole anche in assenza di prove certe.

L'intreccio del giallo alla base della vicenda è ben strutturato: alcuni indizi vengono lasciati qua e là nel testo per chi vuole intendere e approfondire. Non viene però collegato o precisato nulla, ma solo accennato: questo basta comunque a far gelare il sangue nelle vene anche al lettore più navigato. Affidare inoltre una vicenda così terribile alle parole semplici e candide di un bambino, seppur molto intelligente e acuto per la sua età, fa diventare i fatti ancor più crudi, drammatici e dannatamente umani.

Roberto Alba realizza con pochi tratti dei personaggi davvero indimenticabili e realistici: oltre alla drammatica innocenza del piccolo Ulisse, autore di vere e proprie perle sulla vita umana, il lettore resta colpito dall'atteggiamento composto e stanco della madre, dal silenzio sconvolto del padre e da tutte le dinamiche sotterranee che emergono pian piano durante le indagini.

Di Betta non sappiamo invece molto se non quello che ci racconta Ulisse: una ragazza tranquilla con una ferita nel cuore che scriveva e sognava di universi incantanti per non pensare al presente drammatico che viveva. I dialoghi sono immediati e verosimili ma è dalle riflessioni di Ulisse che scaturiscono le rivelazioni più forti.

Lo stile è concreto, realistico e drammatico. Roberto Alba fa parlare il cuore e i pensieri di Ulisse in modo profondo, libero e sincero. Il discorso diretto è invece maggiormente efficace e immediato, più consono forse a un bambino di nove anni. L'insieme di queste due voci è comunque completo e il risultato violento ed espressivo. In particolare le descrizioni della natura selvaggia e quasi incontaminata della campagna sarda, che si tinge dei pensieri di Ulisse, raggiungono attimi di intensità notevole. Il ritmo è altalenante, per lo più blando e pacato, ma subisce delle impennate improvvise che sconvolgono e turbano il lettore.
In conclusione L'estate di Ulisse Mele è un giallo atipico con atmosfere e accenni che sfiorano il noir, ricco di tematiche attuali, dotato di una narrazione intensa e profonda e di un protagonista simpatico e indimenticabile, per il quale il lettore fa il tifo fin dalla prima pagina.


Voto: 


mercoledì 12 novembre 2014

Recensione: "Non dirmi che hai paura" di Giuseppe Catozzella



Non dirmi che hai paura
Giuseppe Catozzella
Feltrinelli
240 pagine
15,00 €
La storia raccontata da Catozzella sviscera in maniera interessante un racconto di vita che ha come protagonista l'atleta somala Samia Yusuf Omar, che ha partecipato ai Giochi Olimpici del 2008 a Pechino. Una ragazza nata per correre, fatta per gareggiare, il cui destino però è quello atroce del viaggio della speranza, come tanti che, abbagliati dalla possibilità di una nuova vita lontana dalla guerra, si imbarcano su relitti fatiscenti e sovraffollati alla volta dell’Italia.
Quella di Samia è una storia simbolica che dà un volto e un nome ad una tragedia che investe milioni di persone, la volontà di rifugio e la paura della guerra. Il tutto traspare dalla sua voce, che narra la vita dall’infanzia fino all’ultimo viaggio, tra amicizie, allenamenti furtivi e sogni di riscatto che sembrano avverarsi quando la sua perseveranza le permette di arrivare alle Olimpiadi e di diventare un simbolo per le donne mussulmane, nonostante l’ultimo posto.
I personaggi sono ben caratterizzati dal punto di vista psicologico, soprattutto Samia e Ali, il suo migliore amico, o aboowe, fratello. I dialoghi sono abbastanza realistici, soprattutto quando Samia parla con le persone che come lei vogliono raggiungere l’Europa e che gli raccontano gli orrori perpetuati dai trafficanti. Ad avermi scossa è stata la piccola parentesi dedicata ad un incontro con Taliya, quando Samia arriva a Tripoli. La donna racconta che i trafficanti richiedono un’ingente somma per il viaggio in mare: chi non può permettersela, se uomo è riaccompagnato al confine, se donna è costretta a lasciarsi stuprare finché i trafficanti non ritengono abbia saldato il biglietto. Devo dire di essere rimasta abbastanza di stucco quando ho letto la fine, perché l’autore rovescia la medaglia facendoci credere nel lieto fine.

Lo stile di Catozzella è semplice e scorrevole, forse in alcune parti un po’ troppo frammentario e ripetitivo. Ad ogni modo, la lettura risultata più coinvolgente soprattutto dal momento in cui Samia intraprende il Viaggio: lì diventa quasi un reportage, con tanto di “interviste” alle persone che di volta in volta la protagonista si trova accanto. La narrazione lascia il posto alla testimonianza, rinforzando la veridicità della storia. Libertà, uguaglianza, fraternità sono le parole che più hanno peso all’interno del libro, non inserite a caso e soprattutto profondamente significative. Libertà per Samia significa possibilità di riscatto laddove in realtà è vittima delle decisioni degli scafisti; uguaglianza è invece condividere lo stesso destino, vivere in attesa dell’arrivo a destinazione stipata in un container con duecentoventi persone, pregando e condividendo la paura; fraternità è ciò che la lega ad Ali, il suo migliore amico, ma anche a tutte quelle persone che le lasciano testimonianza di ciò che hanno vissuto.
Samia Yusuf Omar
alle Olimpiadi di Pechino 2008
Questo libro lascia l’amaro in bocca e fa commuovere, anche se penso che la storia prevalga sullo stile. Mi compiaccio che sia stato nominato vincitore del Premio Strega Giovani dagli stessi ragazzi, perché ritengo che sia importante che questi vengano a contatto con questo tipo di testimonianza, ben lontana dalle storie che spesso vengono imposte alla lettura nel corso degli anni della scuola secondaria. L’appello è quello di lasciare che i giovani si avvicinino a questo tipo di letteratura che, seppure imperfetta, può dare loro spunto di riflessione e spingerli a documentarsi maggiormente sull’attualità, ritrovando una sensibilità per l’altro che, complici le normative vigenti, sembra essersi del tutto esaurita.



Voto: 

sabato 8 novembre 2014

Il tempio degli Otaku #101: "Sul fondo del cielo" di Osamu Tezuka






Salve a tutti, e benvenuti ad una nuova puntata de "Il Tempio degli Otaku". Oggi torneremo a parlare di una vecchia, vecchissima conoscenza, forse l'autore più trattato in queste cento e passa puntate. Del resto, nella sua sconfinata carriera, non mancano le opere degne di essere approfondite e, magari, portate sotto gli occhi del grande pubblico, forse un po' troppo distratto da prodotti sì di intrattenimento ma di poco spessore. Nel nostro caso, invece, abbiamo uno dei pochi artisti capaci di conciliare i contenuti con la facilità di lettura; una delle caratteristiche che gli ha fatto - a ragione - guadagnare il soprannome di Dio dei Manga. Avete capito di chi sto parlando? Naturalmente dell'immortale Osamu Tezuka. Oggi ci concentreremo su una sua raccolta di racconti, originariamente pubblicati tra il 1968 ed il 1970. Signore e signori, "Sul fondo del cielo" di Osamu Tezuka. Buona lettura!

Come già anticipato nell'introduzione, questo volume unico raccoglie sedici racconti, tutti pubblicati nel periodo più maturo di Tezuka. Scendere nei dettagli dei singoli racconti è quasi una fatica degna di Ercole, sia per il loro numero sia perché sono piuttosto diversi fra loro. Avremo infatti rappresentanti di tutti i generi coperti da Tezuka in quel periodo: il poliziesco, le storie di guerra, di protesta sociale, fino ad arrivare alla fantascienza.
Molte storie partono, va detto, da premesse che mettono a dura prova la "sospensione dell'incredulità" del lettore. La prima ne è un esempio perfetto: in seguito a una drammatica azione di guerra a un soldato americano - bianco e fervente sostenitore della superiorità della sua "razza" - vengono trapiantati gli organi di un sottoposto di colore. Nonostante questa possibilità decisamente irrealistica - di cui sicuramente il mangaka doveva essere a conoscenza, avendo studiato medicina - Tezuka riesce ad imbastire una vicenda intrigante nonostante l'esigua durata.
Per godere al meglio l'opera, perciò, forse è meglio abbandonare le pretese di realismo e concentrarsi su come verrà sviluppato lo spunto iniziale. Un lettore votato all'intrattenimento troverà pane per i propri denti, grazie ai colpi di scena che non poche volte forniranno nuove angolazioni a una storia che sembrava stare seguendo un tracciato ben definito, e i finali tragici. È giusto tuttavia fare presente che non sempre lo svolgimento è ben calibrato sulle pagine a disposizione, quindi può capitare che le scene finali non siano così ad effetto come dovevano essere secondo i piani originari. In generale, comunque, il ritmo veloce - stiamo pur sempre parlando di una media di venti pagine per capitolo - non inficia affatto la godibilità della lettura.

Procedendo con la lettura, comunque, si riescono a scorgere dei temi ricorrenti, che fanno quasi da leitmotiv al volume. Quello più preponderante è senza dubbio la discrepanza tra l'apparenza e la realtà. Di frequente, infatti, i personaggi scoprono - sotto gli occhi del pubblico, altrettanto ignaro - che quella che ritengono la verità è in realtà una colossale bugia: non solo il soldato del sopraccitato racconto, ma anche un uomo innamorato di una ragazza con un passato criminale (e a sua volta la ragazza, in un bizzarro triangolo amoroso, non è a conoscenza della doppia personalità dell'uomo), un giovane ossessionato dal vendicarsi su un innocente, e tanti altri. Le tragedie conclusive spesso sono scatenate proprio da chi si approfitta di questa mancanza di consapevolezza, incurante della sofferenza che causa.
Un aspetto di questo tema è che i cosiddetti "cattivi" non lo sono in toto. Parecchie storie hanno come protagonisti delinquenti che, spinti dalle circostanze, dimostrano pietà e bontà, pur continuando a mantenere la sfrontatezza e le idee che li hanno portati a compiere quelle scelte di vita opinabili. È il caso di un bandito che, con la stessa determinazione con cui ha ucciso i suoi genitori, è disposto a tutto per salvare la vita ad un neonato; oppure di un uomo che, nonostante debba fuggire per evitare di pagare i suoi crimini, presta soccorso ad un altro.
Viceversa, anche coloro che ci appaiono senza macchia nascondono in realtà dei lati oscuri, come il padre di due ragazzi, unici abitanti di una valle deserta, o l'amico scienziato di Tezuka (il mangaka appare, infatti, in due storie). Una delle poche - forse l'unica - storia che non adotta questo canovaccio è l'ultima, più intimista e romantica.
Nonché la più ottimista. Per una sorta di legge del contrappasso, infatti, chiunque ricopra il ruolo di cattivo non può sperare in un happy ending, nemmeno se nel frattempo si è redento. L'unico destino concessogli è di morte e disperazione, anche a scapito degli innocenti. Da questa ecatombe, a parte Tezuka-personaggio, si salvano in pochi, e comunque soltanto dopo essere passati dal "rito di passaggio" della scoperta della verità.

Trattando dello stile di disegno di Osamu Tezuka è facile ripetere concetti arcinoti, o di giudicare con occhio moderno uno stile che è strettamente connesso alla sua epoca. Cercando di essere il più oggettivi possibili, si puà dire che, pur non essendo perfetto dal punto di vista meramente tecnico - le proporzioni dei personaggi sono spesso sbagliate, ad esempio - è piuttosto personale e presenta dei guizzi che compensano queste mancanze. Impossibile non notare, ad esempio, gli splendidi paesaggi, tratteggiati con cura certosina - a parte una scena ambientata nella nebbia perché, come ammette un personaggio, il mangaka non voleva perdere tempo (!) - o le inquadrature cinematografiche. Inoltre non si può non menzionare lo Star System, uno stratagemma secondo cui i personaggi nelle sue opere avevano sempre le stesse fisionomie perché erano, in realtà, come degli attori che recitassero più ruoli. Un metodo veramente ingegnoso, che non ha avuto eguali nella storia dei manga. Ed una delle ragioni per cui ancora oggi Tezuka è considerato una pietra miliare.

lunedì 3 novembre 2014

Anteprima e novità d'autunno (parte 2)




Bentornati a questo secondo appuntamento con le novità letterarie d’autunno (trovate QUI la prima parte). Oggi mi riservo di accompagnarvi in uno scaffale di libri composto da autori dei quali sicuramente avete sentito parlare, non nuovi al mestiere letterario, e che facilmente vedrete in vetrina nelle note librerie di catena, ma non per questo meno interessanti degli altri prodotti di nicchia che vi ho presentato nella puntata precedente.
Cominciamo occupandoci del notissimo Andrea Camilleri, che ci porta ancora una volta nel paese immaginario di Vigata per farci vivere otto nuove avventure con protagonista il giovane Montalbano, personaggio che ha fatto la storia della letteratura di genere e della televisione negli ultimi vent’anni, sempre edito Sellerio. Scritti tra il 2013 e il 2014, Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano analizzano i lati oscuri degli anni Ottanta, le speculazioni edilizie, i contrasti familiari, i delitti irrisolti, con il solito metodo d’indagine al quale il commissario ci ha abituato – sebbene più acerbo, data la giovane età del nostro Montalbano. Ritroviamo anche la fidanzata storica Livia e i colleghi di sempre – Catarella, Fazio e Augello -, ma soprattutto un commissario giovane, non per questo meno caparbio e deduttivo, ma anche molto più incosciente.
Parliamo poi dell’ultimo volume della tetralogia de L’amica geniale di Elena Ferrante, il cui nome è molto conosciuto per il mistero che cela: si tratta infatti di uno pseudonimo utilizzato dall’autrice, la cui identità resta sconosciuta a oltre vent’anni dalla pubblicazione del suo primo romanzo, L’amore molesto (vincitore del premio Procida Isola di Arturo-Elsa Morante, del premio Oplonti d'argento e selezionato al Premio Strega e al premio Artemisia). Due dei suoi romanzi, come il sopracitato, sono conosciutissimi per le pellicole cinematografiche che ne sono state tratte, di cui forse la più famosa è I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza. In questo capitolo conclusivo, Storia della bambina perduta, la Ferrante torna a raccontarci di Lina ed Elena, due amiche ormai adulte, delle quali abbiamo letto il racconto dell’infanzia, tra violenze familiari e sociali, sempre legate da un rapporto particolare e per certi versi controverso. Si tratta dunque di una messa in punto di tutto quello che la scrittrice, molto apprezzata in America, ha raccontato nei capitoli precedenti, affidando alla storia la possibilità di parlare da sé piuttosto che sfruttando la mediazione fiduciaria dell’immagine iconica di un’autrice che rimane nascosta nell’ombra.
Impossibile perdersi la riedizione di uno dei classici della letteratura americana contemporanea, specialmente se si tratta di un romanzo di Philip Roth: Einaudi pubblica, in una versione del tutto rinnovata, Un grande romanzo americano, ambientato nel secondo dopoguerra, una corale storia che ha il suo scenario sul campo da baseball, metafora del sogno americano, del mito del successo e la volontà di affermazione e di conquista. Scritto nel 1973, è stato giudicato come il più divertente romanzo che Roth abbia mai scritto e, forse, uno dei migliori.
Altro nome conosciuto per la sua produzione letteraria e teatrale, anche fondatore di una famosa scuola di scrittura, è quello di Alessandro Baricco, autore di Novecento, Oceano Mare e Seta. Proprio mentre Novecento festeggia vent’anni con una nuova edizione – sempre targata Feltrinelli –, Baricco torna al genere della stesura teatrale per svelare una storia in due atti, nella quale i protagonisti vengono presentati a partire dal titolo, Smith & Wesson; a loro si aggiunge Rachel, una giornalista pronta a rischiare la vita pur di registrare uno scoop, in una metafora dell’istinto umano di narrare, inesauribile e spesso inconcepibile, ma pur sempre presente in un’epoca segnata dal boom tecnologico.
Se siete amanti dei classici, non vorrete farvi scappare la nuova edizione curata da Neri Pozza di un romanzo epistolare della più piccola delle sorelle Brontë. La signora di Wildfell Hall, pubblicato per la prima volta nel 1848 da Anne Brontë con lo pseudonimo di "Acton Bell"; racconta della fuga di Helen Graham da un matrimonio infelice, argomento scabroso per i tempi, sbagliatissimo secondo Charlotte che fu l' “agente letterario” di Anne. Il romanzo non ebbe molta fortuna e venne giudicato troppo crudo, per le accurate descrizioni della brutalità e dell'alcolismo e il suo linguaggio molto schietto. Se avete conosciuto Anne Brontë con Agnes Grey, non potete lasciarvi scappare questa inedita e più cupa lettura, una denuncia dei lati più oscuri dell’uomo che ben racconta il non-narrabile dell’Inghilterra vittoriana.
Dovremo aspettare la fine di Novembre per leggere la traduzione italiana del nuovo romanzo di Ian McEwan (Chesil Beach, Espiazione, Miele) a cura di Einaudi, La ballata di Adam HenryThe Children Act in originale -, dove l’autore inglese si spinge dentro una tematica spinosa come può essere quella della rifiuto di alcuni trattamenti sanitari da parte dei Testimoni di Geova, ma soprattutto l’analisi di due solitudini diverse che si incontrano: quella di Fiona, giudice chiamato a decidere sul caso, e Adam, il ragazzo che senza le dovute cure potrebbe morire.


Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano - Andrea Camilleri
Otto indagini di un Montalbano giovane e senza paura, irruente, audace, pistola in mano, carica, e carico di risorse investigative, con largo uso di «sfunnapedi» e «trainelli».
Sono otto le «mosse» narrative che Camilleri si concede lungo le otto colonne e le otto traverse della sua geometrica scacchiera del racconto: tra i quattro lati del libro, e nell’ordine chiuso di un romanzo-matrioska che dentro di sé inclina, procedendo di racconto in racconto, di tensione in tensione, sull’asse unico dell’attività investigativa del commissariato di Vigàta. Più che racconti lunghi sono romanzi ristretti quelli che qui si spintonano a vicenda e concorrono al disegno unitario: uno compie un giro, l’altro ricomincia. L’andatura piacevolmente svagata e a punte d’arguzia è un effetto stilistico della restrizione e degli scorci.
Fra gli aliti grassi del mare e il fresco odore salino, a Vigàta si conduce la solita vita fragorosa di ripicche e di rimbecchi; di passioni irritabili, di insofferenze e di strampalerie. La cameriera Adelina e Livia, la fidanzata «straniera» di Montalbano, si annusano sempre da lontano. Catarella, devoto alle cerimonie più smaccate, indossa imperterrito il proprio corpo come una maschera cui aderiscono gesti e mimiche di dialettalità selvaticamente impetuosa e arruffata. Perdurano le moschetterie giornalistiche delle due contrapposte televisioni locali, abilmente strumentalizzate da Montalbano. Il medico legale, Pasquano, solo davanti a una guantiera di cannoli di ricotta è disposto a deporre acrimonie, ringhi, e «cabasisi». Il vicecommissario Mimì Augello conosce il catalogo e le vite tutte delle donne più belle e disponibili del villaggio. L’ispettore capo, Fazio, è il solerte e indisponente scout del «già fatto». L’epitome dei caratteri include una ricca galleria di ritratti, una parata di volti, un ampio esercizio fisiognomico: facce da requiem, volti dilavati, sorrisi che hanno o non hanno morbidezza, grinte e grugni di gaglioffi, musi di bruti.
Il commissario tiene gioco sovrano. Appiana ostacoli. Stabilisce relazioni tra fatti diversi. Deduce e va sicuro. Montalbano è aspramente giovane, qui. È strabordante e pieno di slanci: scontroso talvolta, ma anche disponibile e tollerante. Cauto e insidioso insieme, ricorre a tatticismi, a stratagemmi, a incursioni rese lecite solo dalla necessità del momento. La bassa industria del delitto, le vicende atroci, le storie sordide, gli insabbiamenti legali, gli accordi criminali tra le famiglie mafiose, lo sgomentano senza mai avvilirlo. Montalbano non manca di generosa indulgenza e di un delicato senso di giustizia assai più giusto dell’impersonale rigore burocratico. Qualcuno ha dato fuoco a un albergo. Non ci sono vittime. Deve essere intransigente di fronte a una mattana d’amore? Si imbatte in un professionista del furto, in un correttissimo ladro «a tariffa fissa» che con la sua arte sa aiutare la giustizia: deve negargli la mano che lo tiri fuori dalla necessità del mestiere? Va bandita l’umana «pietà», che non assolve e non condanna? (Salvatore Silvano Nigro)
Sellerio
320 pagine
14,00 euro
Brossura
Uscito il 23 Ottobre 2014


Storia della bambina perduta (L’amica geniale #4) - Elena Ferrante
Le due protagoniste Lina (o Lila) ed Elena (o Lenù) sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”. Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita. Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l’altro allo scontro con i potenti fratelli Solara).
Ma il romanzo è soprattutto la storia di un rapporto di amicizia, dove le due donne, veri e propri poli opposti di una stessa forza, si scontrano e s’incontrano, s’influenzano a vicenda, si allontanano e poi si ritrovano, si invidiano e si ammirano.
Attraverso nuove prove che la vita pone loro davanti, scoprono in se stesse e nell’altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del loro legame d’amicizia. Intanto la storia d’Italia e del mondo si srotola sullo sfondo e anche con questa le due donne e la loro amicizia si dovranno confrontare.
Assieme ai precedenti “capitoli” di questa straordinaria storia – L'amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta – questo quarto conclusivo volume costituisce un’opera letteraria incredibilmente feconda e ispiratrice, un’opera riconosciuta internazionalmente come una delle massime del nostro tempo.
Edizioni E/O
451 pagine
19,50 euro
Brossura
Uscito il 29 Ottobre 2014



Smith&Wesson - Alessandro Baricco
Tom Smith e Jerry Wesson si incontrano davanti alle cascate del Niagara nel 1902. Nei loro nomi e nei loro cognomi c’è il destino di un’impresa da vivere. E l’impresa arriva insieme a Rachel, una giovanissima giornalista che vuole una storia memorabile, e che, quella storia, sa di poterla scrivere. Ha bisogno di una prodezza da raccontare, e prima di raccontarla è pronta a viverla. Per questo ci vogliono Smith e Wesson, la coppia più sgangherata di truffatori e di falliti che Rachel può legare al suo carro di immaginazione e di avventura. Ci vuole anche una botte, una botte per la birra, in cui entrare e poi farsi trascinare dalla corrente. Nessuno lo ha mai fatto. Nessuno è sceso giù dalle cascate del Niagara dentro una botte di birra. È il 21 giugno 1902. Nessuno potrà mai più dimenticare il nome di Rachel Green?
E sarà veramente lei a raccontarla quella storia?
Feltrinelli
99 pagine
10 euro
Brossura
Uscito il 29 Ottobre 2014



Un grande romanzo americano - Philip Roth
C'è un colossale crimine contro la verità che è stato perpetrato dalle autorità costituite americane a partire dal 1946, ci svela Word Smith, il "mitico" giornalista sportivo narratore di questo libro: "parlo di ciò che nessuno in questo paese ha più nemmeno il coraggio di menzionare. Parlo di un capitolo del nostro passato che è stato cancellato dai libri di testo senza un oh di protesta, tranne che da parte mia. Parlo di una riscrittura della nostra storia non meno odiosa di quelle ordinate da un tirannico dittatore straniero. E non di una storia risalente a mille anni fa, ma di qualcosa che ha visto arrivare la sua fine una ventina di anni fa. Si, parlo della distruzione della Patriot League. Che non ha semplicemente chiuso bottega, ma è stata deliberatamente cancellata dalla memoria nazionale". E questo è solo l'inizio...
Einaudi
99 pagine
10 euro
Brossura
Uscirà il 4 Novembre 2014


La signora di Wildfell HallLa signora di Willfred Hall - Anne Brontë
Chi è l’affascinate signora nerovestita che si è installata nella decrepita, isolata residenza di Wildfell Hall? Quella donna sola, che vive con un bambino e un’anziana domestica, sarà davvero la giovane vedova che dice di essere? Helen Graham è estremamente riservata e il suo passato è avvolto in un fitto mistero. Fa il possibile per ridurre al minimo i contatti con i suoi vicini, a costo di apparire scostante e ombrosa, e trascorre le giornate dipingendo e prendendosi cura – fin troppo amorevolmente, dice qualcuno – del piccolo Arthur. Ma Gilbert Markham, giovane gentiluomo di campagna tutto dedito ai suoi terreni e al corteggiamento di fanciulle tanto graziose quanto superficiali, è subito punto da una viva curiosità per quella donna che lo tratta con insolita freddezza, quasi nutrisse diffidenza e disprezzo nei confronti dell’intero genere maschile.
Il comportamento schivo di Helen suscita presto voci e pettegolezzi maligni e lo stesso Gilbert, che pure è riuscito con delicatezza e pazienza a stringere una bella e intensa amicizia con lei, è portato a sospettare. Solo quando la donna gli consegnerà il proprio diario emergeranno i dettagli del disastroso passato che si è lasciata alle spalle.
Nel 1848, la più giovane delle sorelle Brontë dà alle stampe un romanzo scandaloso al di là delle intenzioni: linguaggio esplicito, crude descrizioni di alcolismo e brutalità – pare che uno dei personaggi maschili sia modellato sullo scapestrato fratello Branwell – e soprattutto una donna che non perde mai il rispetto di sé e lotta per la propria indipendenza, con una forza incrollabile sostenuta da fede, intelligenza e coraggio, fino a violare le convenzioni sociali e persino la legge inglese. Un testo femminista ante litteram in spregio alla morale vittoriana, ma impietoso contro il vizio e la debolezza anche quando sono incarnati da figure fem-minili: l’adultera Lady Lowborough, la troppo mite Milicent, la maliziosa e quasi maligna Eliza Millward.
Nell’introduzione alla seconda edizione, Anne (sotto le mentite spoglie di Acton Bell) spiega chiaramente il suo intento: rappresentare il male non nella sua luce “meno cruda” ma mostrandone il vero volto.
Perché occultare il vero non aiuta a scansare il peccato e l’infelicità: meglio “poche e salutari verità” di “tante sciocche blandizie”. «Ogni romanzo», dice Acton Bell, «dovrebbe esser scritto affinché lo leggano uomini e donne, e non riesco proprio a immaginare come potrebbe un uomo permettersi di scrivere qualcosa di davvero vergognoso per una donna, o perché una donna dovrebbe essere censurata per aver scritto qualcosa di decoroso e appropriato per un uomo».
Neri Pozza
592 pagine
16 euro
Brossura
Uscirà il 6 Novembre 2014


La ballata di Adam Henry - Ian McEwan
Fiona Maye, giudice dell'alta corte di Londra specializzata in diritto di famiglia, alla soglia dei sessant'anni vede il proprio matrimonio sgretolarsi. Abituata alla razionalità e alla compostezza, Fiona cerca di soffocare la paura e il dolore tuffandosi a capofitto nel lavoro. In tribunale la attende un nuovo caso complicato: i genitori di Adam Henry, un ragazzo di diciassette anni e nove mesi malato di leucemia, rifiutano le trasfusioni per non contravvenire al volere divino, come stabilito dalle convinzioni dei testimoni di Geova. L'ospedale ha chiesto con urgenza l'intervento della corte: il ragazzo rischia di morire. Ascoltate le parti in aula, Fiona decide di andare a fargli visita. Sarà un momento decisivo, l'incontro tra due solitudini che lascerà una traccia indelebile nell'esistenza di entrambi. Grazie alla sentenza di Fiona, Adam sopravviverà, ma il suo mondo verrà irrimediabilmente sconvolto. La gioia dei genitori di fronte alla decisione che lo ha salvato senza che nessuno di loro fosse costretto a scivolare nel peccato - lo allontanerà dalla fede e dalla comunità, mettendolo di fronte a una libertà forse troppo grande, a una fame di vita del tutto sconosciuta. Gli esiti saranno catastrofici e travolgeranno anche Fiona, ponendo l'integerrima interprete della legge di fronte all'irrimediabilità dei suoi abbagli.
Einaudi
160 pagine
20 euro
Rilegato
Uscirà il 25 Novembre 2014




LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...