I cavalieri del Nord, Matteo Strukul
Multiplayer
456 pagine, 16.90 euro
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I Cavalieri del Nord del padovano Matteo Strukul, pubblicato nella collana Multipop della
casa editrice Multiplayer, è la ricostruzione di un passato lontano che poggia su solide basi storiche. In ogni pagina si riconosce la mole di ricerca che l’autore ha approntato, sia sul campo che attraverso la vasta bibliografia citata nella nota finale.
Se volessi fare un paragone azzardato, direi che Strukul è per il romanzo storico italiano quello che è stata dieci anni fa Licia Troisi per il fantasy, con la pubblicazione delle sue Cronache del Mondo Emerso. Quando Nihal è sbarcata nel panorama editoriale italiano, in tanti hanno storto il naso, attaccando lo stile della scrittrice, ma soprattutto impugnando alta la bandiera del il fantasy italiano non esiste. Tuttavia i numeri e il largo consenso ottenuto nella fascia più giovane del pubblico hanno dovuto ridimensionare le critiche.
Dopo il pulp della trilogia che vede protagonista Mila Zago e il thriller storico de La Giostra dei Fiori Spezzati (Mondadori Omnibus, 2014), Strukul si lancia quindi sulle orme di Evangelisti e Manfredi, trasportandoci nell’universo magico e crudele delle crociate del Nord. Una storia che, per stile e potenza visiva, avrebbe forse trovato il suo pieno sviluppo, più che tra le pagine di un romanzo, in quelle colorate di una graphic novel.
La narrazione si apre su un mondo bianco di neve e rosso di sangue, nel mezzo di una battaglia dove il protagonista, il giovane Wolf, dà prova del suo valore e della sua umanità, proprio come ci si aspetterebbe dall’eroe buono di un romanzo del genere.
Le pecche di questo romanzo, infatti, sono principalmente due: i personaggi sono puri archetipi del romanzo storico, che agiscono esattamente come ci si aspetterebbe da loro, nel bene e nel male, i cattivi sono cattivi, i buoni sono buoni e quelli che fingono di essere buoni ma in realtà sono cattivi lo lasciano intuire al lettore alle prime frasi. Questo dipende soprattutto dalla scrittura, molto didascalica, dell’autore. Non cercate dello show don’t tell tra queste pagine, altrimenti finirete per arrancare tra periodi al limite dell’esercizio di stile e valanghe di aggettivi.
Per i due motivi sopra esposti, il romanzo è molto buono per i lettori più giovani che si avvicinano per la prima volta al romanzo storico, mentre lascia un sentore di già visto in lettori maturi ed abituati al genere, più difficili da affascinare con lunghe descrizioni di foreste e occhi languidi. Nonostante la buona scorrevolezza del testo, aiutata dall’impaginazione ampia e dai caratteri grandi, se avessi collaborato all’editing dell’opera avrei probabilmente tagliato un centinaio di pagine, in modo da permettere al lettore uno sforzo di immaginazione, anziché dipingergli davanti agli occhi ogni singola scena come se si trattasse della sceneggiatura per un fumettista particolarmente privo di intraprendenza.
Un mezzo punticino in più va accreditato alla copertina, vera opera di appagamento visivo della poco più che ventenne Valeria Brevigliero che ha sbaragliato gli altri partecipanti al contest indetto da Multiplayer per trovare la copertina di questo libro.
Voto:
A cura di Angela Bernardoni
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