martedì 22 settembre 2015

Recensione in ANTEPRIMA: Il canto del ribelle – la vera storia di Loki di Joanne Harris



Il canto del ribelle, Joanne Harris
Garzanti
Dopo l’apprezzata trilogia iniziata con Runemarks, tradotto in Italia con il titolo Le parole segrete,
Joanne Harris è tornata nel mondo norreno con quello che abbiamo ormai capito essere il suo personaggio preferito: Loki, il dio degli inganni.

Nel 2014 usciva The Gospel of Loki, una sorta di prequel a Runemarks (ambientata dopo il Ragnarok), in cui Loki rinarra molte delle avventure contenute nell’Edda, fino alla fine dei mondi, dal suo punto di vista. Il dio accusa Odino di usare le parole per far volgere i fatti a suo vantaggio e per prendersi troppe libertà poetiche, e si propone quindi di lasciare ai posteri anche la sua versione della storia.

La novità è che, a oltre un anno dalla sua uscita, anche i lettori italiani potranno finalmente avere fra le mani questa nuova fatica della Harris. L’8 ottobre esce, infatti, per Garzanti, Il canto del ribelle – la vera storia di Loki. Riteniamoci molto fortunati, perché il primo titolo scelto dalla casa editrice italiana di cui si dava notizia era l'azzeccatissimo "Il vangelo di Loki".

Il libro ci catapulta nel mondo della mitologia norrena e ci fa camminare fra le mura di Asgard, la città degli Aesir e dei Vanir, per incontrarne i suoi abitanti. Loki osserva i suoi carcerieri con un occhio estremamente moderno, non esitando a metterne in luce le debolezze e i vizi e a conferire alle divinità un aspetto tutt’altro che terreno. Non abbiate paura, quindi, di imbattervi in un poema epico d’altri tempi. Loki narra in modo accorto e contemporaneo, eppure, questo linguaggio che potrebbe sembrare quasi anacronistico ben si sposa con il suo personaggio, scanzonato e per nulla incline a frenare la lingua o le azioni in virtu di un senso di bene comune che non gli è proprio.

Loki inizia a narrare dall’alba dei tempi, dalla nascita del mondo secondo le leggende più diffuse fino al suo primo incontro con Odino, il momento chiave della sua vita, quando lascia il Caos e sceglie di prendere forma per aiutare gli dèi nella loro lotta per la sopravvivenza.

Loki è un dio estremamente interessante che bilancia Ordine e Caos, i due componenti fondamentali della mitologia norrena. Non è mai noioso perché non risponde alle leggi dell’uno né dell’altro. È un personaggio che vive di espedienti ma dalla mente acuta, che si mette nei guai ma sa sempre come uscirne. Loki è la figura chiave per i mondi, quello che muove tutto. Peccato che per ogni problema che risolve ne crea altrettanti: non per nulla Jormungandar, la serpe che distruggerà il mondo, Fenrir, il lupo gigante e Hel, la regina dell’inferno sono figli suoi.

La scrittura, come sempre quando si tratta della Harris, è magica e sa trasportare il lettore in modo fin troppo rapido vero la fine. I personaggi rubati alla mitologia assumono dei contorni nuovi e pur stereotipati come sono spesso gli dei rivelano nuove profondità e nuove contraddizioni che ce li rendono più vicini e più vivi. All’interno di The Gospel of Loki ci sono alcuni strascichi della cristianizzazione che l’Edda aveva subito, come il fatto che Loki e i suoi simili vengano chiamati demoni, termine che venne utilizzato solo dopo che i miti furono scritti e già modificati dalla nuova religione. Del resto dividere le due componenti, quella pagana e quella cristiana, non è un lavoro facile e comunque il senso di quello che la Harris narra è perfettamente chiaro, anzi, forse così lo è ancora di più. L’uscita in Italia di questo libro non può che rallegrare i fan della Harris e quanti amano il mito norreno, perché è un’opera curata, ben scritta e molto piacevole da leggere. La Harris è riuscita a far sembrare nuova una cosa antica come l’Edda, ed è riuscita a farlo con la solita classe che la distingue, qualsiasi cosa scriva. Se la sua prima prova fantasy (Runemarks) era ben riuscita ma ancora ingenua, in The Gospel of Loki si coglie un nuovo vigore che non può che affascinare.
Un libro affascinante, narrato dal punto di vista di un personaggio che non rispetta i comuni canoni eroici. Loki non ha coscienza (o così vuole farci credere), non ha restrizioni morali o tabù, non ha sentimenti particolari se non la rabbia per essere stato imbrogliato. Non è una scelta di vita, è la sua stessa natura. Un protagonista avvero atipico che rende ancora più avvincente la narrazione.


4 commenti:

  1. Ok, questa è una notizia che mi lascia a bocca aperta. Non seguo molto le notizie su "le ultime uscite" ed ero rimasta a Chocolat! Ma da quando in qua la Harris si è messa a scrivere di dei norreni? Cado dal pero! :D Ad ogni modo sono felicissima di apprendere la notizia, adoro il suo modo di scrivere e adoro le culture germaniche (ho pure fatto una tesi di laurea sulle popolazioni germaniche pensa un po'!) quindi questi libri saranno presto fra le mia mani, devo assolutamente recuperare! :)

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    1. Ti sei persa un sacco allora ;) La Harris si era data al fantasy con Runemarks, una trilogia proprio sui miti norreni, in italia il primo è tradotto come "Le parole segrete" ed è ambientato nel mondo dopo il Regnarock, secondo la profezia dell'Edda per cui dai figli degli dei rinascerà il mondo. Molto carino, te lo consiglio! Ti avviso se sei così ferrata in argomento che la Harris si è presa delle libertà, ma sono sicura ti piaceranno!

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  2. Concordo su quanto dici, davvero. La trovo la sua opera fantasy migliore. Se Le parole di luce non aveva la stessa verve che avevano gli altri suoi lavori, qui sicuramente torniamo a un'ottima narrazione. Irriverente al punto giusto. Con giusti rimandi mitologici ma mai pesanti. Un Loki fenomenale.


    L'unica cosa è che io avrei preferito "Il vangelo di Loki". Ma sempre meglio "Il canto del ribelle" a "Il regno del fuoco".

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    1. Anche io la ho trovata più matura della saga precedente, si sta facendo le ossa nel genere! E davvero, un Loki fenomenale!

      Invece per il titolo non mi piace nessuno dei tre. Il vangelo forse potevo capirlo perchè è come dire "la verità" ma ha connotazioni troppo cristiane e già l'Edda è stata cristianizzata a dovere, mi sembrava un girare il coltello nella piaga. Per contro Il canto del ribelle suona meglio ma Loki è più ingannatore che ribelle. Comunque concordo, decisamente meglio che Il regno del fuoco!

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