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Dov'è finira Audrey?, Sophie Kinsella
Mondadori
180 pagine, 16.00 euro
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Per la prima volta alle prese con uno Young Adult, Sophie Kinsella, la più brava autrice di chick lit in circolazione, riesce con spontaneità, semplicità e, a suo modo, una dose di profondità, a fare molto meglio di alcune pretenziose colleghe.
Dov'è finita Audrey? (Finding Audrey il titolo originale, che trovo più suggestivo) è la storia di una ricerca intima, compiuta dalla quattordicenne protagonista per ritrovare se stessa dopo un grave episodio di bullismo (mai esplicitato nel libro). Audrey, che indossa sempre grandi occhiali da diva – facile il collegamento con la Hepburn – ha difficoltà a stabilire un contatto, anche visivo, con gli altri. Non solo con gli estranei, ma anche con i membri della sua famiglia, fatta eccezione per il fratellino di quattro anni, l'unico con cui si permette di togliere le lenti. Soffre di attacchi di panico e non ha più un cellulare, tanto la terrorizza l'idea di relazionarsi con le persone, tiene chiuse le persiane della sua stanza, non esce di casa e ha interrotto qualsiasi rapporto con le sue amiche.
Quando la sua psichiatra, in vista del rientro a scuola – ha ormai perso un anno scolastico – le suggerisce una nuova terapia, Audrey comincia, in maniera impacciata, a reagire. La telecamera con cui deve riprendere la vita familiare le offre un punto di vista più “protetto” e coraggioso, e anche più attento. Grazie a questa, comincerà a spiare l'amico del fratello maggiore, Linus, che la indurrà a compiere i primi passi verso la “normalità”. Passi che non sono né scontati né immediatamente riusciti, come un'autrice meno attenta della Kinsella avrebbe potuto mostrare.
Il percorso di riabilitazione di Audrey è accompagnato dalle vicende in famiglia che lei ritrae – l'autrice descrive in sequenze i contenuti dei video. Hanno al centro il conflitto tra la madre, ritratta con tinte caricaturali tipiche della scrittura della Kinsella, e il figlio più grande, un ragazzo appassionato di videogiochi e, in parte, dipendente da questi. Gli intermezzi divertenti, l'esagerazione di questo genitore estremamente preoccupato del benessere dei figli (una donna in carriera molto brava nel suo lavoro, a cui ha rinunciato per seguire da vicino la malattia di Audrey, e che ha iniziato a leggere il Daily Mail credendo a qualsiasi sciocchezza vi sia scritta) e, dall'altra parte, le motivazioni del figlio che trova in “Loc” (Land Of Conquerors) non solo uno svago, ma anche un senso di rivalsa, offrono molteplici spunti di riflessione sul rapporto genitore-figli, sui tentativi di realizzazione personale degli adolescenti, sulle problematiche che la depressione e i disturbi psicologici comportano a tutti i membri della famiglia.
Dov'è finita Audrey? non parla quindi esclusivamente dei problemi della sua protagonista, ma allarga il raggio di azione valicando i limiti dell'egocentrismo che questa tipologia di malattia implica.
Sophie Kinsella ne parla in modo mai retorico, senza vittimismo e autocompatimento, rendendo in maniera molto verosimile le reazioni di Audrey: la convinzione di essere guarita, la sospensione dei farmaci, la ricaduta, la paura.
Il tema del bullismo è invece affrontato soltanto di striscio, ma viene messa in evidenza la sensazione di inferiorità che avviluppa le ragazze tiranneggiate dalle coetanee. L'amore adolescenziale non è ostentato con smancerie e iperboli: è molto discreto, delicato, privo di morbosità e, soprattutto, non noioso.
La Kinsella non scrive letteratura, è un dato di fatto e incontrovertibile. Lo stile non è per nulla elaborato, e l'incipit (Oddio, la mamma è impazzita. Non mamma-pazza normale. Proprio pazza per davvero.) farebbe storcere il naso a chiunque, pur tenendo conto che a parlare è una quattordicenne in prima persona.
La trovo però un'autrice molto intelligente, capace di ridere dei suoi personaggi, che vengono portati spesso allo stremo per accentuare il lato comico della situazione, ma anche per rispecchiare nel modo più paradossale – e veritiero – i difetti di chiunque. Vero che la serie I love shopping, con protagonista la shophaolic Becky Bloomwood, è ripetitiva, ma con questo gradevole Young Adult Sophie Kinsella dimostra di sapersi rinnovare, senza perdere lo smalto e l'impronta che la caratterizzano.
Voto: ![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisT2LQaGKOAV9eDI6lfgrZ5NY0wDVYkl3NHedPHMpyLCcA7Y7VTW5b-iHiCRYYGTjA_EwSXFeqJ3rFafdaf-W6YVjXMX2GHLRCIenSTNJsHTI8Wxfv0rmezSIx6Z63K-Qpz4ZlCL_gQJE/s1600/pieno.png)
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Ciao,
RispondiEliminaio l'ho letteralmente divorato in tre giorni e l'ho trovato un libro davvero carino, allegro, ironico e frizzante.
Ho letteralmente adorato Frank e Linus, ma sinceramente sin dalle prime pagine la madre cominciava a preoccuparmi e la conclusione è una sola: pazza psicopatica ahah.
Non so tu, ma io ho trovato meravigliosa la metafora (molto concreta in realtà) degli occhiali *-* E dire che io pensavo che i libri della Kinsella fossero scialbi e privi di alcun significato... Come mi sbagliavo! Libri della Kinsella da consigliare?
Se ti va di leggere cosa ne penso di questo libro ti lascio il link alla mia recensione: Raggywords: Recensione 'Dov'è finita Audrey' .
Scusa per l'eventuale spam indesiderato,
_Rainy_