Salve a tutti, e benvenuti
ad una nuova puntata de "Il Tempio degli Otaku". Le temperature poco clementi
- almeno da dove scrivo - non favoriscono le riflessioni filosofiche, ma quando
si parla di un grande autore come Jiro Taniguchi è il caso di fare uno sforzo.
Siamo ormai abituati - o forse sarebbe meglio dire "assuefatti"- a vivere
in un mondo globalizzato, in cui ogni paese è
talmente collegato al resto del mondo che i confini nazionali ormai sono
solo un concetto fisico. È difficile, oggi, poter parlare di identità nazionale,
nel bene o nel male. Perciò, quando capita di trovare un'opera che non riflette
influenze di altre culture se non quella del popolo che l'ha creata, si può
rimanere spiazzati. E, certo, anche affascinati.
Non troverete nessuno di questi
temi in Gli anni dolci di Jiro Taniguchi, tratto da un romanzo
di Hiromi Kawasaki - La cartella del professore, edito in Italia per Einaudi -, che narra di una tenera storia d'amore tra una donna ed
il suo vecchio insegnante di liceo. Eppure vi invito a non sottovalutare questa
introduzione; se mi seguirete nella recensione capirete perché. Buona lettura!
Tsukino è una donna sulla soglia dei quarant'anni. Non ha
un compagno, ma la solitudine non le pesa: anzi, ama la sua libertà, il non
dover rendere conto a nessuno delle proprie azioni. Tra le sue abitudini preferite vi è mangiare
fuori e bere sakè in un certo locale; locale frequentato abitualmente anche da
un uomo di settant'anni che sembra conoscerla bene. È un suo vecchio
professore. Nonostante gli anni di differenza, i due entrano presto in
confidenza, cominciando ad uscire insieme. Un rapporto molto libero, privo di
vincoli... Almeno all'apparenza. Perché, per quanto a lei possa sembrare
assurdo, Tsukino comincia a provare qualcosa per quell'uomo distinto...
"Gli anni
dolci" è un'opera giapponese. Pare un'ovvietà, eppure non lo è. La nazionalità
degli autori alle volte è diversa dalla nazionalità dell'opera, e molti manga
ne sono un esempio perfetto. Si pensi,
ad esempio, al recente "Thermae
Romae" di Mari Yamazaki, ottima fusione di Oriente ed Occidente. Lo stesso
Taniguchi non ha mai nascosto il suo debito verso i fumetti occidentali, in particolare
quelli francesi, evidente sia nel tratto sia in molti dei soggetti da lui affrontati.
Ma questo non si applica a
"Gli anni dolci". Giapponesi sono i luoghi dove si muovono i protagonisti,
tra locali tipici e mostre di calligrafia; giapponese è l'ambientazione, quasi
sospesa nel tempo; giapponesi sono i personaggi, in particolare il vecchio professore;
e sopratutto è inconfondibilmente e assolutamente giapponese il dipanarsi
della storia d'amore tra i protagonisti. Il corteggiamento - se così lo vogliamo
chiamare - del professore è blando, discreto. I loro appuntamenti sono più decisi
dal caso che dalla loro volontà, ed i loro incontri non sono a cadenza
regolare. Anche quando sono insieme, non c'è il minimo contatto fisico tra di
loro. Lo si può notare persino dalle copertine: i due non camminano fianco a
fianco. Il professore precede, Tsukino segue. Con queste premesse, perciò, non rimangano
delusi gli amanti dei magniloquenti dialoghi amorosi: raramente i protagonisti
si confesseranno i loro reciproci sentimenti. È un amore d'altri tempi,
appartenete ad una cultura molto diversa dalla nostra.
Anche i personaggi si
muovono su queste coordinate. Tsukino - anche voce narrante - lascia entrare il
professore nella sua vita senza rendersi conto di quello che sta accadendo. Soltanto
quando dovrà respingere l'amore di un suo coetaneo capirà che il settantenne è diventato
una presenza indispensabile nella sua vita. Questo perché - come fa notare il professore
- loro due sono, a dispetto delle apparenze, molto simili: la loro età anagrafica
non coincide con quella reale, ed entrambi - sebbene sia difficile per loro ammetterlo
- soffrono la solitudine. Eppure probabilmente sarebbero a disagio in un legame
stabile, "tradizionale". E gli ostacoli non mancano: l'età
avanzata del professore e, sopratutto, il fantasma della ex moglie di lui,
ancora ben vivo nella sua mente.
Il tratto di Jiro Taniguchi
si adatta alla perfezione alla storia, come confermato anche dall'autrice, Hiromi
Kawasaki. Le notazioni tecniche su retini, proporzioni
e character design (ottimi i primi due, un po' standardizzato il terzo), sono
sterili, nonché ripetute ormai tante volte nel corso di questa rubrica: più interessante
l'opinione della creatrice dell'opera originale. A suo dire, Taniguchi ha
compreso alla perfezione il carattere della protagonista, anche attraverso piccoli
dettagli come la sua camera da letto. Difficile immaginare una critica più
lusinghiera.
"Gli anni
dolci" potrebbe essere un'opera più impegnativa del previsto per noi occidentali;
visto sotto un'altra prospettiva il suo maggiore punto di forza può essere il
suo tallone d'Achille. Chi fosse davvero appassionato
alla cultura giapponese, comunque, dovrebbe tenere in seria considerazione
questo titolo. Per ora è tutto, cari
amici: arrivederci alla prossima puntata de il Tempio degli Otaku!
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