Fiabe Lapponi, Iperborea 192 pagine, 15.00 euro |
Iperborea ci regala una serie di volumi dedicati al mondo delle fiabe scandinave, sospese tra antica tradizione popolare, eventi magici e quel tocco di macabro e violenza tipico dei popoli del Nord. In questa prima raccolta troviamo i racconti e le leggende dei lapponi (anche detti sami), minoranza nomade stanziata tra Svezia, Finlandia, Norvegia e Russia, e da sempre dotata di una forte indipendenza e caratterizzazione culturale. Le versioni riportate sono state raccontate e trascritte intorno all'Ottocento da filologi e studiosi che durante il romanticismo si adoperavano con ogni mezzo per rendere note le tradizioni e le storie ancestrali del popolo a cui appartenevano, convinti che la conoscenza del passato potesse ancora influire positivamente sul presente. Questa trascrizione su carta delle fiabe era stata un'operazione molto simile a quella che avevano fatto i fratelli Grimm in Germania per salvaguardare un patrimonio culturale e una particolarità linguistica che non andava dimenticata. Leggiamo quindi di imprese miracolose, matrimoni, storie d'amore, oggetti magici, rapimenti, trasformazioni; a fianco delle avventure fantastiche troviamo anche tematiche di tutti i giorni, concrete e realistiche, che descrivono un popolo alle prese con una natura a tratti ostile. I personaggi che incontriamo sono uomini e donne con caratteristiche comuni, ma anche esseri sovrannaturali e magici, come streghe e folletti, giganti, maghi, animali parlanti ed eroi con poteri miracolosi; oltre ai classici protagonisti delle fiabe europee troviamo creature appartenenti alla tradizione sami come gli Stallo, orchi terribili ma piuttosto sciocchi che entrano spesso in conflitto con l'uomo, e le vecchie Gieddegæš, capaci di predire il futuro e dare consigli.
Alcune fiabe sono brevi, hanno un'origine più antica e uno stile più semplice e sono basate su un unico tema per lo più legato alla tradizione popolare, a tratti ironico e con un finale inverosimile e tronco; altre sono più lunghe, hanno uno stile più elaborato e vario, presentano dialoghi più serrati e raccontano una storia vera e propria, spesso un miglioramento del protagonista, e ricordano sia le fiabe dei fratelli Grimm che quelle francesi di Perrault, fondendo in questo modo tradizioni diverse e lontane. È un'emozione ritrovare l'origine più antica di alcune fiabe che conosciamo e scoprire la forte somiglianza per esempio tra La fanciulla che cercava i suoi fratelli e I cigni selvatici di Andersen, già rielaborazione de I sei cigni dei Grimm. È divertente ancora capire che in fondo ne Il ragazzo povero e la volpe si trova la stessa idea che sta al base de Il gatto con gli stivali di Perrault. Anders Buhara, infine, non è altro che una versione più scarna e antica di quello che sarà poi I tre capelli del diavolo: in questo caso sicuramente il tempo e la narrazione orale hanno arricchito la fiaba di nuovi elementi.
A differenza poi della tradizione più vicina a noi abbiamo fiabe con frequenti riferimenti alla religione e quindi al diavolo, al maligno, agli angeli, a Dio e Gesù, ma anche fiabe pagane, dove si parla di alberi magici e molto altro. La conversione al cristianesimo in queste zone è stata piuttosto tarda e religioni diverse hanno spesso convissuto, a volte mescolandosi l'una all'altra: per questo quelle che inizialmente erano tematiche pagane si sono trasformate a volte in racconto cristiano, semplicemente cambiando le divinità di un tempo con quelle nuove che la conversione proponeva.
Le fiabe sono state tradotte dal danese da Bruno Berni, insegnante di letteratura e ricercatore nel campo degli studi germanici, che ha anche curato personalmente l'edizione e scritto una interessante postfazione dove troviamo una datazione e una spiegazione esauriente di temi e tradizioni che troviamo nelle fiabe lapponi. Le pagine sono inoltre arricchite da suggestive illustrazioni in bianco e nero tratte dalle incisioni di John Andreas Savio, famoso artista norvegese che ritraeva molto spesso paesaggi e scene del profondo nord.
In conclusione Fiabe lapponi è un volume piacevole e interessante, che rappresenta la versione letteraria di un patrimonio culturale notevole che per fortuna è giunto fino a noi in buone condizioni. Quello che affascina di questa raccolta è soprattutto la crudezza, la semplicità e a tratti la durezza e il coraggio di alcuni finali che non temono affatto la mancanza del lieto fine, arrivando a non sentirne proprio il bisogno: riescono in questo modo a dire la loro in modo realistico e a tratti ironico su quello che sono la vita umana e le conseguenze dei nostri errori, portando fino a noi la saggezza popolare e l'accortezza dei tempi che furono.
Voto:
Mamma mia che bello questo volume... Affascinante, come solo le fiabe sanno essere!
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