giovedì 27 ottobre 2016

"Lo schiavista" ha vinto il Man Booker Prize 2016. Le motivazioni del premio

Lo schiavista di Paul Beatty (nda, The Sellout in originale, in italiano edito Fazi e tradotto da Silvia uno dei premi più prestigiosi per la letteratura in lingua inglese dal 1969.
Castoldi) ha vinto il Man Booker Prize 2016,
«Un romanzo dei nostri tempi» lo ha definito la storica Amanda Foreman, a capo della giuria. Si tratta forse di un libro troppo difficile da digerire, ma, ha sottolineato, la fiction non deve essere un genere di conforto.
«È per questo che il romanzo funziona. Mentre sei fermo lì, incapace di muoverti, sei stato solleticato: è un atto estremo che sprigiona verve, energia e fiducia. Non ci si arrende, né si contrasta. Questa è la scrittura di qualcuno che gioca al di sopra degli schemi (…). The Sellout è uno di quei libri molto rari: è in grado di prendere la satira, una materia difficile e non sempre fatta bene, e immergerla nel cuore della società americana contemporanea con uno spirito selvaggio che non ritrovavo dai tempi di Swift o Twain. Riesce a sviscerare ogni tabù sociale o sfumatura di politicamente corretto, ogni dogma. Pur facendo ridere, ci fa provare imbarazzo. È divertente e doloroso allo stesso tempo».

Paul Beatty ha ritirato il premio, consistente in cinquantamila sterline e una copia in rilegatura speciale del proprio romanzo, visibilmente commosso, e ha sostenuto con orgoglio che «la scrittura mi ha dato una vita». È il primo americano a vincere il Man Booker Prize, battendo altri cinque autori finalisti (Madeleine Thien con Do Not Say We Have Nothing; Deborah Levy con Hot Milk; Graeme Macrae Burnet con His Bloody Project; Ottessa Moshfegh con Eileen e David Szalay con All That Man Is) con il racconto del tentativo di reintrodurre la schiavitù nella moderna Los Angeles.
Il premio sembra aver cominciato a respirare un'aria diversa da due anni a questa parte, con l'estensione della possibilità di partecipazione agli autori di tutte le nazionalità (purché il loro testo sia stato pubblicato originariamente in lingua inglese e nel Regno Unito) per la polemica lanciata proprio dalla critica USA al suo vincolo di territorialità (prima del 2014, potevano parteciparvi solo gli autori del Regno Unito, del Commonwealth, della Repubblica d'Irlanda e dello Zimbabwe).

Piccola curiosità: a vincere per il secondo anno consecutivo è un romanzo edito dalla casa editrice indipendente Oneworld, come a voler dimostrare l'apprezzamento della giuria per un mondo alternativo ai grandi gruppi editoriali che negli ultimi anni, nonostante la forte crisi registrata anche oltre Manica, hanno saputo donare ai lettori testi di qualità e degni del riconoscimento e della visibilità che la vittoria del premio gli ha regalato.

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