Il leopardo delle nevi, Peter Matthiessen
Beat
352 pagine, 9.00 euro
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Il leopardo delle nevi di Peter Matthiessen è il racconto di un viaggio in uno dei luoghi più affascinanti che il nostro pianeta sa offrire: le pendici dell'Himalaya.
Nel 1973, su invito di George Schaller, un amico fotografo, l'autore parte alla volta del Nepal alla ricerca delle pecore blu e, con un po' di fortuna, del leopardo delle nevi, un animale così poco documentato da essere quasi mitologico.
Nelle pagine di Matthiessen ritroviamo i paesaggi e i panorami che ci hanno insegnato a conoscere autori come Marco Polo con il suo Milione, o Heinrich Harrer con il suo Sette anni in Tibet, che si collocano senza dubbio fra i migliori libri mai scritti sull'Asia.
Il leopardo delle nevi è da molti acclamato come un resoconto di viaggio scritto in modo magistrale e da amante del genere mi sono apprestata a leggerlo con le migliori aspettative, che, vi anticipo subito, sono state in parte deluse. Quello che mi aspettavo era infatti un interessante resoconto di viaggio con parti sulla vita e sui comportamenti del leopardo delle nevi e delle pecore blu. Il titolo è, purtroppo, del tutto ingannevole, il leopardo delle nevi si rivela un pretesto, non il soggetto narrativo.
Il primo punto che colpisce in negativo è che in Matthiessen non ho trovato la stessa attenzione per i dettagli di Harrer o Marco Polo. O meglio, c'è attenzione per i dettagli ma forse non per quelli giusti. I panorami si susseguono uno sull'altro e sono descritti con vividezza degna di una fotografia, così come i popoli incontrati, ma manca sempre l'attenzione per i modi di vivere, per la cultura dei luoghi, così come per gli animali incontrati e osservati. Quella di Matthiessen è in tutto e per tutto una bellissima foto che manca però del dato letterario. La cosa che mi ha fatto apprezzare particolarmente Harrer e mi ha delusa in Matthiessen è proprio questa mancanza di empatia con una cultura così diversa e interessante da scoprire e raccontare. Un'assenza che non comprendo visto che, all'epoca del viaggio, l'autore stava studiando il misticismo zen ed era quindi molto legato all'Asia. Fra le righe, si legge quasi una sorta di orgoglio per il suo cammino spirituale che lo rende superiore a coloro che incontra, che, pure, condividono la sua stesse fede, ma non hanno studiato come lui il cammino di questa fede. Se Matthiessen fosse un fotografo, sarebbe promosso a pieni voti, ma è uno scrittore che dovrebbe andare oltre l’aspetto evidente delle cose e tentare di scavare un pochino di più nella psicologia dei luoghi che attraversa. Nello stesso tempo, dovrebbe trasmettere le impressioni ricavate al lettore, che ne Il leopardo delle nevi non si percepiscono. Il lettore non si sente parte del libro e non viene trascinato in Nepal dalle sue pagine, ma ha la sensazione di trovarsi a una mostra fotografica, di cui subisce la fascinazione ma rimanendo con i piedi ben piantati nella galleria dell'esposizione.
Un'altra cosa che salta all'occhio è che il libro cerca di configurarsi come un resoconto scientifico del viaggio attraverso il Nepal, ma in realtà i dati presenti non sono sempre corretti e accurati. Si dice che la popolazione dei leopardi delle nevi rimangano appena 120 esemplari, mentre una rapida ricerca su internet per scoprire qualcosa di più su questo animale rivela che sono qualche migliaio, sebbene la loro elusività li renda difficili da contare.
A togliere credibilità scientifica è poi il taglio narrativo scelto, intriso di misticismo. Qualsiasi pretesto è valido per abbandonare la descrizione oggettiva dei paesaggi e passare a veri e propri trattati sulla filosofia zen e sulla religione buddista. Interessante all'inizio, ma, con il progredire delle pagine, l'approfondimento esagerato di questo aspetto allontana il lettore che, come me, è interessato ma non desidera studiare filosofia zen.
Questo aspetto è quello che più mi ha annoiata e reso difficile arrivare all'ultima pagine de Il leopardo delle nevi. Ci sono arrivata comunque, perché la scrittura è curata e piacevole, i passaggi con le descrizioni del Nepal, come già anticipato, sembrano dipinti e leggerne è come immergersi in essi. Matthiessen è bravissimo a raccontare ciò che vede, ma non ad approfondirlo.
Il leopardo delle nevi ha degli ottimi elementi che lo fanno risultare un buon libro, ma nel complesso è caotico per via della pretesa di mescolare un aspetto che dovrebbe essere scientifico con un spirituale troppo accentuato e che raramente interessa allo stesso lettore. Probabilmente, il problema principale sta proprio in questa parvenza di scientificità che lo porta ad attirare quindi il lettore sbagliato, mentre sarebbe più indicato per gli appassionati del misticismo di stampo asiatico.
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