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Non c'è niente che fa male così, Amabile Giusti
La tartaruda edizioni
275 pagine, 17 euro
|
In questa sede parleremo però del suo
esordio letterario, il primissimo, venuto alla luce grazie a La
tartaruga Edizioni.
Il titolo, Non c'è niente che fa
male così, denota da subito la sfumatura di dolore di cui la
narrazione è pregna. Uso un termine così forte perché il
libro si fa portavoce di una storia penosa, a tratti agghiacciante,
che la Giusti non risparmia di rendere in maniera efficace. Ne è
protagonista Caterina, una diciassettenne atipica e disincantata che
la vita, malgrado la giovane età, ha già messo a dura prova.
Segnata a soli sei anni dalla scomparsa della sorella, vissuta in un
contesto famigliare ostile – la madre – o indifferente – il
padre –, Caterina ha sviluppato una corazza fatta di vestiti sempre
troppo larghi o informi, che le nascondono il bel corpo e il seno
prosperoso, e di cinismo. Parca di sorrisi, vive nella derisione dei
suoi coetanei e a scuola non brilla pur essendo acuta e intelligente.
In questo quadro, a migliorare o forse peggiorare la situazione
interviene Marco, avvocato trentaseienne con cui intrattiene una
relazione. Marco è sposato e ha una figlia nata “da un errore”,
ma non è un buon marito né un buon padre – e nemmeno un buon
avvocato, dato che la sua vera ispirazione è la pittura e la
professione gli è caduta fortunosamente tra capo e collo grazie al
matrimonio.
Complice la mia scarsa empatia con gli
individui che stentano a prendere in mano le redini della propria
vita, ipocriti fino al midollo, ho trovato Marco un personaggio
odioso dall'inizio alla fine, incapace di dimostrare la maturità che
ci si aspetterebbe da un uomo dalla sua età, e che forse compensa
Caterina. Marco non si sforza di rendersi migliore o di rendere
migliore la propria vita, tradisce la moglie ripetutamente senza
alcun rispetto per lei, che d'altronde accetta questa situazione
perché a sua volta inetta. Caterina appare per lo più una vittima,
nonostante sembra che sia lei, soprattutto alla fine, a giostrare la
situazione. Ma alle sue spalle, come alle spalle di ogni capitolo,
c'è il fantasma di quella sorella morta, Loretta, che rivive nei
flashback narrati dal punto di vista di Caterina, allora seienne.
Amabile Giusti riesce a barcamenarsi bene nella gestione di questo
POV, pur con qualche incertezza che comunque si riscontra in tutti i
personaggi a lei troppo estranei. Il libro è infatti costruito su
molteplici punti di vista, talvolta davvero sovrabbondanti, che
rispecchiano quelli di ogni singolo personaggio presente nel libro –
dalla madre di Caterina alla vicina di casa pettegola. Le incertezze
a cui accennavo sono presenti ad esempio in Filo, diciassettenne
eccentrico innamorato della nostra protagonista, che certe volte
risulta un po' caricaturale nonostante la Giusti si sforzi di dargli
un po' di spessore. Il cambio di registro tra un personaggio e
l'altro è palese e diventa particolarmente poetico quando è la
Caterina bambina a parlare, ma proprio qui la scrittura tentenna, in
bilico tra la verosimiglianza e la forza comunicativa di cui la
situazione necessita.
Lo stile della Giusti è quindi vario,
poliedrico, ma sempre ancorato a un modus di fondo che si
riflette in periodi lunghi e complessi, talvolta roboanti ma
raramente artificiosi – sicuramente sarebbe stato necessario un
lavoro migliore di editing in alcune parti.
La vicenda si legge con curiosità,
complice anche la volontà di arrivare alla soluzione finale del
destino della povera Loretta. Sono quasi assenti i punti morti, e
anzi la storia incede malgrado la trama non presenti grossi sviluppi:
l'autrice si concentra principalmente sull'introspezione psicologica,
riuscendo, da questo punto di vista, a fare un lavoro magistrale.
Pochi sono i personaggi che non hanno un margine di approfondimento e
la Giusti riesce a dar vita a un corollario credibile, interessante,
mai idealizzato e fortemente umano:
ognuno, nel suo piccolo, è colpevole e contemporaneamente vittima.
Ognuno è imperfetto, vile, incapace di rapportarsi con il mondo e
con la vita.
Non
c'è niente che fa male così rappresenta quindi un buon esordio, una
prova credibile e che non mancherà di conquistare il cuore di molti
lettori.
Voto:
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