La via del male, Robert Galbraith
Salani Editore
608 pagine, 18,60 euro
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Cambiare genere narrativo non è semplice. Ci vogliono coraggio, inventiva, sensibilità e soprattutto doti eccellenti di scrittura. Queste qualità non mancano sicuramente a J. K. Rowling, che è stata in grado di passare dal romanzo per ragazzi al thriller senza perdere un centesimo del suo talento. Anzi, in un certo senso, le indagini di Cormoran Strike le hanno permesso di esprimersi ancora meglio e privarsi di tutte quelle sovrastrutture che la mostravano erroneamente al mondo solo come la "mamma" di Harry Potter. In questo terzo volume, La via del male, l’autrice fa un ulteriore passo avanti verso un’idea narrativa più concreta, regalandoci questa volta un thriller più tradizionale. Dopo Il richiamo del cuculo, primo tentativo in cui erano presenti tutti gli ingredienti ma doveva ancora in un certo senso aggiustarne le dosi, e un secondo romanzo, Il baco da seta, caratterizzato da un’idea di base originale ma con un finale abbastanza tirato e rocambolesco, J. K. Rowling ci regala una trama più elaborata e rischiosa, che coinvolge direttamente ed emotivamente i protagonisti e pesca nei rispettivi passati, forse la formula migliore di thriller tra i tre pubblicati finora.
Come in un classico alla Agatha Christie, vengono proposti alcuni tra gli indizi principali e presentati i possibili colpevoli, così da poter partecipare quasi attivamente alle indagini. La trama si dipana inizialmente in modo piuttosto lineare: Robin riceve un pacco anonimo contenente la gamba di una donna; Strike, fermamente convinto che il mittente sia una sua vecchia conoscenza, comincia le indagini e si ritrova a fare i conti con il proprio passato. La via del male è un thriller avventuroso e ben congegnato, che nel cercare il suo colpevole apre molte porte e sfiora ricordi tesi e dolorosi: l’autrice scava a fondo nei vissuti di Robin e Strike, che crescono entrambi in modo esponenziale. Il detective vede e legge il caso filtrato attraverso quelli che sono e sono stati i suoi traumi; lo conosciamo meglio proprio grazie alle indagini e ai sospettati, ognuno dei quali ha lasciato profonde cicatrici nel cuore del protagonista. Percorrendo questa sorta di inferno terreno e rivivendo le sue esperienze peggiori, Cormoran esorcizza parte dei suoi problemi e in un certo senso ritrova se stesso.
Il lettore vede a sua volta la narrazione con gli occhi di Strike, della sua assistente e anche dell’omicida: J. K. Rowling entra sorprendentemente bene nella mente del killer, è credibile e ci restituisce scene raggelanti, crude, realistiche e dotate di una certa efferatezza, in particolare i resoconti delle notti in cui l’assassino, quasi una sorta di Jack Lo Squartatore moderno, va a caccia, scova e in ultimo uccide le sue vittime. Lo leggiamo pedinare Robin, vediamo le sue azioni dall'esterno in modo estremamente inquietante, e aspettiamo con timore il momento in cui la sua furia calerà inesorabile sulla ragazza.
La resa dei personaggi è come sempre uno dei punti di forza dell'autrice: buoni e cattivi sono ben delineati e realistici, compreso il killer, i sospettati e addirittura la prima vittima, che conosciamo tramite i ricordi e ciò che ha lasciato. Robin e Strike sono la vera scoperta del romanzo: l’assistente si fa più seria e complessa e svela finalmente le sue ombre, mentre l’investigatore diventa meno “algido” e più umano; i due crescono e si avvicinano gradualmente, cominciando a costruire un rapporto complicato e affascinante, che è a tutti gli effetti uno dei protagonisti del volume.
Rispetto ai classici thriller che vediamo spesso in libreria, La via del male gode di un livello ulteriore di originalità: è ambientato infatti nel mondo dell’apotemnofilia, una sindrome che spinge il malato a desiderare di subire un’amputazione, soprattutto degli arti. Nelle forme più lievi l’obiettivo è solo quello di apparire disabile, mentre nei suoi sviluppi più gravi può portare al disturbo dell’identità dell'integrità corporea: in questo caso l’arto viene percepito addirittura come estraneo e il malato può arrivare anche a forme estreme di auto-amputazione. J. K. Rowling presenta questa zona d’ombra da vicino, in modo quasi morboso ma senza mai essere scontata; descrive il problema con precisione, proponendo al lettore anche il mondo dei forum online dedicati a questa patologia. Sappiamo che la Rowling ama i problemi psicologici, le stranezze del genere umano e le analizza con una libertà e una profondità notevoli. Questa volta però supera veramente se stessa e descrive questa malattia senza limiti o barriere etiche, alternando la psicologia clinica alla sensibilità: riesce quasi a partecipare di questi disturbi, a farli propri e a renderli al lettore in modo acuto e oggettivo, vagliando anche le motivazioni che possono spingere una persona a farsi letteralmente a pezzi. Questa tematica così estrema ed agghiacciante è secondo me il vero orrore che risiede ne La via del male: la condanna di queste pratiche è implicita e affidata alla figura stessa di Strike, unico vero mutilato del romanzo. L'autrice riesce inoltre a darci una comprensione ulteriore e privilegiata del personaggio di Robin che, da ex studentessa di psicologia, si fa carico delle indagini all’interno di questo particolare mondo e ci mostra le sue incredibili doti di profiler. È infine piuttosto facile tessere un collegamento di puro umorismo nero tra chi soffre di questa patologia, un killer che vorrebbe più corpi da profanare e Cormoran Strike, invalido di guerra che ha perso una gamba in un'azione militare e ancora ne soffre le conseguenze. Il romanzo percorre in definitiva i vari modi in cui il male si può esprimere nelle nostre vite: non mancano infatti tra le tematiche anche la pedofilia e la violenza sulle donne, argomenti scottanti e delicati che popolano quotidianamente i nostri giornali e i notiziari televisivi.
La via del male, in origine Career of Evil, deve il suo titolo ad un pezzo dei Blue Öyster Cult, gruppo rock nato sul finire degli anni ’60; il testo era opera di Patti Smith, all’epoca compagna del tastierista e chitarrista ritmico. I capitoli vengono introdotti da uno o più versi tratti dalle loro canzoni, mentre le pagine dedicate al killer sono precedute dal titolo di un loro brano. Questa scelta, oltre a sottolineare gli ottimi gusti dell’autrice, denota ancora una volta un grande lavoro di ricerca. I testi e di conseguenza le musiche di questa band ricreano inoltre l'atmosfera perfetta: inquietante, notturna e metallica come la lama di un coltello.
I dialoghi sono realistici e introspettivi, rivelano molto dei personaggi e non risultano mai noiosi. La narrazione procede seguendo più spunti e prospettive, mantenendo un ritmo incalzante e a tratti quasi da cardiopalma.
Lo stile è sempre quello che ha reso famosa J. K. Rowling: impeccabile, musicale ed estremamente espressivo, in grado di investire il lettore delle sensazioni dei protagonisti. L'autrice percorre con questi nuovi romanzi la società e le nostre debolezze, analizzandole a fondo: le nefandezze che caratterizzano il genere umano si fanno di volume in volume più turpi e inaccettabili, fino a raggiungere ne La via del male un elevato grado di orrore. Potremmo quasi dire che J. K. Rowling abbia scelto il thriller come nuovo corso creativo perché l'essenza della civiltà umana è alla fine caratterizzata da una forte dose di violenza e circondata da muri di crudeltà ed egoismo.
Uniche pecche del romanzo sono ancora una volta da imputare al finale: sicuramente meglio congegnato rispetto alle due indagini precedenti, rimane comunque leggermente brusco e tirato, soprattutto per quanto riguarda la scoperta del colpevole che era, secondo me, da un certo punto in poi, facilmente individuabile. La tensione, creata anche dal continuo alternarsi dei capitoli dedicati al killer, cala di colpo dopo l'attentato a Robin. A quel punto la ricerca dell'identità dell'assassino passa in un certo senso in secondo piano rispetto alla risoluzione dei problemi tra i due protagonisti. Il rapporto tra Strike e la sua assistente si fa sempre più teso, fino a sfociare in un furbissimo epilogo, aperto, maturo e imprevedibile, che non mancherà di disturbare o deliziare i fan e lasciare tutti col fiato sospeso: in questo J. K. Rowling si supera e si dimostra ancora una volta bravissima nell'aprire la narrazione e soprattutto le dinamiche affettive tra i personaggi. Tocchiamo così da vicino quello che è uno dei grandi quesiti dell'intera vicenda: il detective e la sua assistente diventeranno una coppia? In che modo verrà realizzata quest’unione? Mettendo i due faccia a faccia con i loro traumi e incubi più oscuri, l’autrice è riuscita a mostrare quanto Robin e Strike siano in realtà simili, ognuno in fuga da un passato troppo gravoso da sopportare.
Nonostante la tensione raggiunga il suo apice forse troppo presto, la lettura comunque procede a rotta di collo e non subisce brusche fermate. La via del male è un romanzo magnetico da cui è difficile staccarsi, sia per lo stile, sia per l'espressività di personaggi, che per la varietà delle tematiche. Interessante è inoltre la scelta dei sospettati che va ad aprire finalmente il vissuto di Strike, improvvisamente più umano e vicino al lettore. Scopriamo infatti molto del suo passato. Potremmo dire che questa indagine sia quasi un mezzo per avvicinarci ulteriormente a lui e rendercelo, se possible, ancora più “appetibile”. E che dire, funziona perfettamente.
Voto:
Me lo sto conservando come "lettura estiva" post esami... Non vedo l'ora!!! Bellissima recensione!
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