L'editoria per ragazzi vive da qualche anno un momento di forte espansione, e sembra essere, attualmente, l'unico settore a registrare segni positivi, sia per la produzione che per le vendite (fonte: Rapporto sullo stato dell'editoria in Italia 2015). Possiamo dire che gode, quindi, di ottima salute, o c'è qualcosa di perfettibile nell'industria per ragazzi italiana?
L’editoria per ragazzi dimostra grande vitalità non solo in Italia, ma in gran parte del mondo e ciò nonostante c’è ancora moltissimo da fare. Nel nostro paese, in particolare, per quanto si stiano registrando di recente segnali molto positivi, ci sarebbero enormi spazi di miglioramento. Rispetto ad altri paesi l’attenzione e le risorse dedicate alla promozione della lettura sono ancora molto scarse, sono rare le biblioteche scolastiche realmente funzionanti come pure gli spazi dedicati dai media alla letteratura contemporanea per ragazzi. È complicato perfino fare in modo che il corpo insegnanti possa agevolmente aggiornarsi sulle novità editoriali del settore, il che penalizza soprattutto alcuni libri di qualità meno immediati, che avrebbero bisogno di essere veicolati dal consiglio di chi li abbia letti e apprezzati.
Molti libri per bambini e ragazzi presentano tratti borderline, tanto da rendere obiettivamente difficile l'assegnazione di un target orientativo a beneficio delle librerie. In base a quali criteri viene stabilita la fascia d'età, specie nel confine tra ragazzi (11-13 anni) e Young Adult (14-18 anni)?
L’assegnazione di un target di lettura in base all’età è un criterio estremamente soggettivo, lo si indica in base a un insieme di fattori quali i temi trattati, l’età dei protagonisti, l’elaborazione stilistica del testo, ma all’unico scopo di agevolare la disposizione in libreria e la selezione da parte di chi prenderà in mano il libro. L’effettiva adeguatezza di un certo libro a un certo lettore dipende però da infiniti fattori: un lettore forte predilige spesso libri per un target di età superiore alla sua, ma lo stesso lettore a seconda dei momenti potrà preferire libri più impegnativi o più leggeri.
Ci sono libri che non vendono e che sono, però, necessari. Quando scatta la volontà di pubblicare, malgrado la consapevolezza che il ritorno economico sarà molto basso? Esiste davvero un conflitto tra il libro commerciale, di facile vendita, e il libro complesso, ma di qualità, che sarà difficilmente acquistato? E a Lei è mai capitato di dover sacrificare la qualità per un guadagno certo?
Il fascino dell’editoria è proprio nell’esistenza di infinite tipologie di libro che possono piacere a lettori diversi. Nessuno può mai avere la certezza assoluta di quale libro diverrà un bestseller ma senz’altro qualsiasi editor con una certa esperienza riesce a immaginare quale abbia maggiore possibilità di altri di catturare un pubblico più ampio e questo non sempre coincide con i proprio gusti personali, ma il nostro ruolo, che io onestamente trovo bello, è quello di individuare anche libri che piacciano ad altri. A volte mi è capitato di fare volentieri libri di più facile successo anche perché i ricavi economici che ne sarebbero derivati mi avrebbero permesso di pubblicare con maggiore tranquillità altri romanzi che amavo di più ma che avevano minori potenzialità commerciali. Un criterio che cerco sempre di seguire è quello di selezionare libri che mi farebbe piacere regalare a una persona cara: il che mi tiene lontana dai libri che mi appaiono brutti. Comunque finora ho avuto la fortuna di non dover mai rinunciare a priori ai libri che ho amato di più: nel mondo editoriale prima di pubblicare un libro bisogna affrontare una trattativa economica e non sempre si può vincere in caso di competizione con altri editori ma da questo punto di vista mi ritengo fortunata.
Ho parlato l'anno scorso con Beatrice Masini della responsabilità che si assume l'editoria quando pubblica libri indirizzati a persone così giovani. Al giorno d'oggi, moltissimi Young Adult veicolano messaggi sbagliati, come quelli in cui le protagoniste vivono amori pericolosi con soggetti violenti e poco raccomandabili. Qual è la sua posizione a riguardo? L'editoria per ragazzi dovrebbe essere più attenta a queste problematiche?
La risposta a questa domanda discende in parte da quella appena precedente: usando come criterio quello di pubblicare libri che regalerei volentieri a persone care mi risulta difficile selezionare libri che trasmettano messaggi ambigui.
Moltissimi libri per ragazzi vengono letti da ultratrentenni, soprattutto quelli che non posseggono diversi livelli di lettura ma che sono stati, al contrario, specificatamente creati per un pubblico giovane e inesperto. Quale spiegazione ha dato, Lei, a questo fenomeno?
Anche per quanto riguarda i cosiddetti crossover, pensati per un pubblico ma capaci di conquistare anche altre fasce di età, il panorama è così variegato che è difficile dare una risposta univoca. Esistono alcuni romanzi molto commerciali e abbastanza superficiali che vengono acquistati anche da adulti per la loro capacità di intrattenimento, come facile svago, e ci sono romanzi di qualità che piacciono per la rapidità di trama o per l’efficace descrizione di protagonisti che vivono l’adolescenza, un’età piena di emozioni, possibilità di scelta, passioni di ogni genere, chiaroscuri che la rendono affascinante anche nel ricordo di lettori adulti.
In editoria è comune l'uso di incasellare il lettore dentro uno scomparto, al fine di tracciare un profilo-tipo che risponda alle aspettative di vendita. La realtà è, ovviamente, molto più complessa, specie quando si parla di un'età dinamica e iridescente come quella adolescenziale. A quale tipo di ragazzo pensa quando acquista un nuovo libro? E tiene conto anche della componente “adulta” che consuma YA?
Personalmente mi diverte cercare libri che piacciano a lettori diversi e nella collana di cui sono attualmente responsabile, la Waves di Giunti, amo mescolare sapori e generi diversi. Il primo ad aprirlo è stato Rebel. Il deserto in fiamme, un fantasy tra i più originali che mi siano capitati negli ultimi anni: uno stupefacente connubio tra Kill Bill di Quentin Tarantino e Le mille e una notte, con personaggi sexy, ironici, sopra le righe, e un’ambientazione in un deserto durissimo e affascinante popolato di creature magiche che ricordano la mitologia persiana o iraniana. Accanto a lui si sono però già schierati tra gli altri Hyperversum Next, un nuovo volume della saga di ambientazione medievale che ha reso celebre Cecilia Randall; Una presenza in quella casa di Paige McKenzie, un paranormal romance che si tinge di sfumature horror e gotiche; A Time for Dancing, un romanzo realistico molto intenso, ispirato a una storia vera e perfino Tutti i miei futuri sono con te di Marwan, un autentico fenomeno editoriale in Spagna: una poesia urbana del quotidiano, notturna, carnale, inquieta e ribelle, che ha avuto successo in quanto strumento di espressione giovane, rapidissimo eppure profondo, facilmente condivisibile in rete. Prediligo romanzi che offrano la possibilità di un’esperienza di lettura immersiva, che abbiano perciò trame capaci di catturare, ma anche personaggi credibili, a tutto tondo, caratteristiche che in genere permettono di attrarre sia ragazzi molto giovani che gli adulti.
È stata responsabile per nove anni della divisione ragazzi della Mondadori, credendo e insistendo molto su un prodotto come Shadowhunters. Si può dire che abbia toccato con mano la vitalità del fandom, lo stesso che adesso sta protestando a gran voce contro la traduzione errata dell'ultimo libro della saga, Signora della mezzanotte. Pro e contro di un seguito tanto fidelizzato?
La cosa che mi piace di più del pubblico dei romanzi per giovani adulti è la reattività. Appena un libro è pubblicato immediatamente arrivano commenti appassionati sulla trama, le copertine, le traduzioni... A volte possono essere anche negativi ma si ha sempre la sensazione di un rapporto molto vivo con i lettori. Le critiche più ardenti spesso segnalano il desiderio di entrare in contatto diretto con gli autori, quasi a dimostrare che quel romanzo che i lettori amano meritava di essere trattato meglio. Spesso nell’editoria si lavora con tempi troppo accelerati, in pochi a gestire una mole di lavoro ambiziosa e non fa mai piacere a nessuno lasciarsi scappare delle sviste ma il fatto che i lettori si facciano vivi fa comunque piacere: spesso l’editor è appassionato dei propri autori quanto i fan che li leggono.
Hunger Games, come Shadowhunters, è un altro libro che è stato pubblicato sotto la sua direzione, ma che ha impiegato anni a raggiungere il grande pubblico. Alla luce della Sua lunga esperienza, saprebbe dirmi quali sono gli elementi che decretano il successo di un libro?
Sono mille e spesso imprevedibili. Di Hunger Games mi sono innamorata nelle prime trenta pagine e quando un romanzo ti cattura così si intuisce subito che possa avere delle potenzialità, ma era diverso dai romanzi che avevano successo in Italia in quel momento e proprio questo all’inizio ne ha reso difficile la partenza. Ovviamente sono la trama, la forza dei personaggi e della scrittura a contare, ma a volte bastano una copertina, uno strillo per far decollare o meno un romanzo.
Si è da poco conclusa la Bologna Children's Book Fair, appuntamento fondamentale per l'acquisto e la cessione dei diritti con l'estero. Può anticiparci qualcosa sulle prossime uscite Giunti? Quali temi e che tipo di storie troveremo in libreria?
Proprio in questi giorni è uscito il romanzo di esordio di un autore inglese che amo molto: Cercando l’onda di Christopher Vick. È un romanzo di formazione di qualità, una bellissima storia d’amore sulle coste della Cornovaglia, con scene di mare meravigliose, visto che il gruppo di ragazzi protagonisti sono appassionati di surf. A ottobre pubblichiamo invece Capolinea per le stelle un romanzo steampunk di Philip Reeve, prestigioso autore inglese che sarà in Italia a fine ottobre, ospite di Lucca Comics & Games.
Un libro che è particolarmente fiera di aver pubblicato e un libro della concorrenza che avrebbe voluto pubblicare?
Fatico a scegliere di quale romanzo sono più fiera perché ne ho amati più di uno, però dovendo scegliere direi Sette minuti dopo la mezzanotte di Patrick Ness (ndr: a detto di molti, uno dei migliori libri per ragazzi uscito in Italia). Quanto ai libri della concorrenza, anche se all’epoca non ero ancora editor, avrei voluto pubblicare Harry Potter, e non solo per il suo straordinario successo: mi affascina molto vedere come nella letteratura di genere alcuni scrittori sono capaci di prendere gli spunti presenti nella tradizione e rielaborarli in modo da renderli completamente propri e dargli nuova vita.
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