martedì 11 febbraio 2014

Abolire la storia dell'arte è come rinunciare alla propria identità

Michelangelo Merisi da Caravaggio, detto Caravaggio,
Davide con la testa di Golia,
1606-1607 circa, olio su tavola di pioppo
"Qui giace la storia dell’arte, venuta a mancare in seguito a necessari tagli sull’istruzione".
Sarebbe questo l’epitaffio da scrivere su un insegnamento odiato quanto sottovalutato come quello della storia dell’arte, già vittima di sostanziali ridimensionamenti con la legge di riforma del sistema scolastico 133 e 169/2008. Tra il 2009 e il 2010, oltre all’abolizione degli Istituti d’arte, la riforma Gelmini ha disposto la riduzione delle discipline artistiche nei “neonati” Licei artistici, l’abolizione della storia dell’arte e del disegno dai bienni dei Licei classici e linguistici, dagli indirizzi Turismo e Grafica degli Istituti tecnici e dei professionali e dai bienni dei Licei scienze umane, linguistici e sportivi. A nulla sono valse le 15 mila firme presentate il 31 ottobre 2013 alla Commissione Cultura Scienze e Istruzione della Camera da Celeste Costantino, deputata di Sel, denominato emendamento «C 1574-A» per il «Ripristino della Storia dell’arte nella Scuola secondaria». Il documento è stato bocciato, con la motivazione che il nostro paese non è in grado di affrontare una spesa per la riattivazione di qualcosa che è già stato tagliato. Insomma, tutto invariato rispetto al 2008, sebbene stiano nascendo dei movimenti di sensibilizzazione rispetto lo studio delle discipline artistiche e di contro la risorsa materiale va sgretolandosi: i recenti crolli di Pompei e le chiusure di numerosi impianti museali dimostrano che non v’è nessun interesse a far sì che questa enorme risorsa venga sfruttata, sebbene il turismo artistico sia una buona fonte di reddito per città quali Roma, Firenze, Napoli, Ravenna. Siamo la quinta meta del turismo internazionale, vantiamo ben ben 44 siti appartenenti al Patrimonio mondiale dell’Unesco, siamo la patria di poeti, navigatori e santi che può vantare una grande cultura, rinomata e apprezzata in tutto il mondo. Ma abbiamo imparato bene a renderci un popolo di ignoranti e ciarlatani, rinunciando a poco a poco a tutto quello che ci contraddistingue, partendo proprio da una riduzione della conoscenza. Oggi dimentichiamo Giotto, Michelangelo, Raffaello e Leonardo, domani dimenticheremo che a fondamento della lingua italiana abbiamo le produzioni di Dante, Petrarca e Boccaccio, o che l’unità d’Italia è avvenuta in seguito ai moti e alle guerre d’indipendenza. 

Immagine provocatoria pubblicata Bloggokin
riguardo la possibile abolizione della storia dell'arte
dai programmi della scuola secondaria. 
Ernst Gombrich direbbe che l’arte è un vero e proprio linguaggio universale, che insieme alla letteratura, genera nell’uomo lo spirito critico. Accompagnato dal gusto estetico, lo spirito critico si colloca alla base dell’evoluzione umana, poiché nasce dalla scelta del bipedismo e dalla liberazione degli arti superiori in funzione del loro utilizzo non solo per il reperimento del cibo, ma anche per la creazione dei primi manufatti litici. Eliminare la storia dell’arte dai piani di studio della scuola secondaria significherebbe dimenticare la storia dell’uomo e i tratti distintivi che lo hanno reso altro rispetto alla moltitudine di esseri viventi. Una storia che ha dato forma anche alla tecnologia (non dimentichiamo che dalla pietra sono state generate sia veneri preistoriche, sia schegge taglienti e punte di lancia) e che renderebbe vano lo studio delle altre discipline. Abolire lo studio della storia dell’arte sarebbe come negare che alcuni movimenti artistici hanno segnato la fine delle epoche buie e il trionfo della ragione e della cultura, come il Rinascimento, cha ha dato inizio all’era moderna ed ha visto il suo fulcro proprio in Italia, per l'esattezza a Firenze. Dimenticare l'arte, dunque, sarebbe come dimenticare il nostro passato.
Al solito, indignarsi non è agire, ma solo una concreta proposta che preveda una rivalorizzazione della cultura, che tenga conto dei costi e benefici, portata avanti da esperti che non abbiano nessun interesse economico o politico nel mettersi al servizio della causa, potrà salvarci dall’inesorabile perdita della nostra identità culturale, quella su cui abbiamo fondato storicamente la nostra nazione.

Ci si deve sostenere con braccia coraggiose in mezzo al caos delle rovine, nel quale la nostra vita è sminuzzata, e attaccarci fortemente all'arte, alla grande, alla duratura arte, che, al di sopra di ogni caos, attinge l'eternità - l'arte che dal cielo ci porge una mano luminosa, così che noi stiamo sospesi in ardita posizione, sopra un abisso deserto, fra cielo e terra.

Wilhelm Heinrich Wackenroder, Fantasie sull'arte per amici dell'arte, 1799



2 commenti:

  1. questa ancora non la sapevo e sono veramente sconvolta dalla notizia!! io amavo fare storia dell'arte al liceo e toglierla è davvero un crimine verso la nostra cultura. Quindi un domani saranno gli stranieri a insegnarci qualcosa sulla nostra arte? Finiremo così?

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    Risposte
    1. La storia dell'arte non è stata esattamente abolita, nel 2008 la Gelmini l'ha ridotta di molto e ha eliminato l'istituto d'arte. Ci sono stati dei tentativi per reintegrarla, anche da parte dell'attuale ministro della cultura, ma sono stati bocciati

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