Preparativi per la prossima vita, Atticus Lish
Rizzoli
560 pagine, 20.euro
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Quanto vale il concetto di figlio d’arte, se questo figlio non parla con il genitore da dodici anni? Il
talento è genetica o esercizio? Vale più, insomma, quell’1% di ispirazione o il 99% di traspirazione, come suggeriva Edison?
Il figlio d’arte di cui parliamo è Atticus Lish, il padre in questione il temibile Gordon, famoso per essere stato l’editor che ha donato a Raymond Carver il suo inconfondibile stile novellistico.
Atticus Lish ha appena esordito in Italia con Preparativi per la prossima vita, edito da Rizzoli (mentre negli States è stato pubblicato nel 2014 da Tyrant Books, una piccola e tenace casa editrice newyorkese) e vincitore del PEN/Faulkner Award 2015.
Protagonisti indiscussi di queste oltre cinquecento pagine sono un uomo e una donna, due vite ai limiti della società, due deserti diversi e uguali che creano, sullo sfondo di un Queens vivo e mai patinato, quella che il New York Times ha definito “la più bella e meno sentimentale storia d’amore dell’ultimo decennio”.
Zou Lei è un’immigrata clandestina. Musulmana, arriva a New York dall’Asia Centrale e cerca di guadagnarsi da vivere come può, tra ristoranti e dvd pirata, incompresa non solo dagli americani, ma anche dalla comunità cinese.
Brad Skinner è appena tornato dall’Iraq, in autostop. Ha molti demoni da esorcizzare, fantasmi che non vogliono saperne di tacere, cicatrici che gli devastano il corpo.
Le loro sono due solitudini che si incontrano come sabbia che si mescola ai margini di due deserti. Brad e Zou Lei (Zooey, per lui) vivono tra cartoni di pizza vuoti e cancelli sbarrati, cercano di riempire a vicenda le loro mancanze, cercano almeno e soprattutto di non farsi altro male a vicenda.
Quelle che troviamo in questo romanzo sono vite che non ne vogliono sapere di restare piatte sulla carta, che si muovono, crescono, cadono, due esseri umani con le debolezze e lo spaesamento di chi si trova in un angolo di mondo che lo rifiuta, o che rifiuta anche solo di accettare che esista.
Preparativi per la prossima vita non è certo un romanzo semplice, non è solo una storia d’amore, ma una storia di violenza, brutale, cruda, in cui la lingua di Lish si insinua come l’ago di un tatuatore, capace di creare nello stesso momento, nello stesso spazio, dolore e bellezza. Skinner e Zou Lei non esistono agli occhi del mondo, così come la loro storia non dovrebbe esistere. Sono entrambi rotti, difettati, niente gioca a loro favore. Come nelle soap opera, quelle sì patinate, americane, il mondo cospira contro di loro.
Ci troviamo qui davanti a due perdenti, ormai così lontani dal topos del self made man americano da non sperare neanche più. Siamo lontani dai romanzi corali, da quelli generazionali, siamo davanti a qualcosa che nella letteratura americana non trovavo da tempo: la forza del fallimento, lo splendore dei limiti umani, la mancanza di vergogna, in fondo, davanti a una vita che sì, poteva andare meglio, ma è andata così.
Stiamo parlando di un materiale, l’immigrazione, la guerra, l’amore, maneggiabili come una tazza di porcellana piena fino all’orlo di lava. Bastano una parola, un passo falso, per trasformare un romanzo forte in un romanzo non riuscito. Il controllo della lingua di Lish e l’ottimo lavoro svolto da Alberto Cristofori nella traduzione italiana hanno fatto sì, in questo caso, che quella tazza incandescente non si rovesciasse mai.
Voto:
A cura di Angela Bernardoni
Interessante. Io personalmente sono sempre abituata a leggere romanzi e saggi che mi ispirino in positivo diciamo, quasi come se avessi paura del fallimento e lo rifuggissi. Credo però che sia fondamentale avere consapevolezza sia del falliemtno che dei propri limiti, e pochi libri per giovani ne parlano, anzi. A volte credo sia un bene mettersi a leggere romanzi come quello che hai appena descritto,perchè fanno capire che anche se non è andata come si sperava, come desideravamo, forse non è andata nemmeno troppo male. Dalla tua recensione mi è parso un invito a dare uno sguardo alla vita con occhi diversi! Grazie per averla condivisa!
RispondiEliminaElena
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Grazie a te, Elena, per averla letta.
EliminaLa letteratura serve a fuggire in altri mondi, magari migliori. Per questo si parla di evasione. Ma credo che la letteratura sia importante anche perché può insegnarci, attraverso le storie, ad accettare i limiti che inevitabilmente esistono nella vita di chiunque.
L'importante è non perdere mai la voglia di andare avanti.