giovedì 14 aprile 2016

LXX Premio Strega: annunciati i 12 semifinalisti

Al via ufficiale la settantesima edizione del Premio Strega: sono stati annunciati oggi i 12 semifinalisti che si contenderanno il prestigioso riconoscimento, vagliati dal Comitato direttivo del Premio - composto da Tullio De Mauro, Giuseppe D’Avino, Valeria Della Valle, Simonetta Fiori, Alberto Foschini, Paolo Giordano, Enzo Golino,Giuseppe Gori, Melania Mazzucco, Luca Serianni e Maurizio Stirpe- tra le 27 proposte degli Amici della domenica.
A questa scrematura dei partecipanti, seguirà una prima votazione che sancirà la cinquina finalista attraverso lo scrutinio di tutti i voti pervenuti, che si terrà in Casa Bellonci il 15 giugno. La proclamazione del vincitore avverrà, invece, l'8 luglio all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
La kermesse di quest'anno si avvale di una nuova sezione del premio dedicata alla lettura in fascia scolare, denominata come Premio Strega Ragazze e Ragazzi, assegnato il 6 Aprile e deciso da lettori tra i 6 e i 15 anni provenienti dalle scuole di tutta Italia. Le vincitrici sono state due: Susanna Tamaro con Salta, Bart! (Giunti) per la categoria +6 e Chiara Carminati con Fuori Fuoco (Bompiani) per quella dedicata ai ragazzi dagli 11 ai 15 anni.
Le vincitrici del Premio Strega Ragazze e Ragazzi, 
Susanna Tamaro  e Chiara Carminati, al momento della premiazione.
Il 13 Giugno verrà, invece, decretato il Premio Giovani, alla sua terza edizione, tra i 12 finalisti, assegnato da una giuria di circa quattrocento ragazze e ragazzi, di età compresa tra i 16 e i 18 anni, in rappresentanza di quaranta licei e istituti tecnici diffusi su tutto il territorio italiano e all’estero.
Il 14 maggio sarà ufficialmente presentata la cinquina finalista della seconda edizione del Premio Strega Europeo, che vuole rendere omaggio alla cultura del vecchio continente e ai suoi legami con l’Italia attraverso la premiazione di uno degli scrittori recentemente tradotti e pubblicati in Italia che hanno vinto nei Paesi di provenienza un importante riconoscimento nazionale.
La cerimonia si terrà nel Salotto Lazio (Padiglione 3, P102-R101) del Salone Internazionale del Libro (Lingotto Fiere, via Nizza 294, Torino). Per raccontare i libri e gli autori selezionati interverranno Lidia Ravera, assessore alla Cultura della Regione Lazio, Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, Maria Ida Gaeta, direttrice della Casa delle Letterature.

Ma veniamo adesso ai 12 semifinalisti: vi presentiamo qui, come di consueto, i libri che concorreranno al LXX Premio Strega.

L’uomo del futuro (Mondadori) di Eraldo Affinati
A quasi cinquant'anni dalla sua scomparsa don Lorenzo Milani, prete degli ultimi e straordinario italiano, tante volte rievocato ma spesso frainteso, non smette di interrogarci. Eraldo Affinati ne ha raccolto la sfida esistenziale, ancora aperta e drammaticamente incompiuta, ripercorrendo le strade della sua avventura breve e fulminante: Firenze, dove nacque da una ricca e colta famiglia con madre di origine ebraica, frequentò il seminario e morì fra le braccia dei suoi scolari; Milano, luogo della formazione e della fallita vocazione pittorica; Montespertoli, sullo sfondo della Gigliola, la prestigiosa villa padronale; Castiglioncello, sede delle mitiche vacanze estive; San Donato di Calenzano, che vide il giovane viceparroco in azione nella prima scuola popolare da lui fondata; Barbiana, "penitenziario ecclesiastico", in uno sperduto borgo dell'Appennino toscano, incredibile teatro della sua rivoluzione. Ma in questo libro, frutto di indagini e perlustrazioni appassionate, tese a legittimare la scrittura che ne consegue, non troveremo soltanto la storia dell'uomo con le testimonianze di chi lo frequentò. Affinati ha cercato l'eredità spirituale di don Lorenzo nelle contrade del pianeta dove alcuni educatori isolati, insieme ai loro alunni, senza sapere chi egli fosse, lo trasfigurano ogni giorno: dai maestri di villaggio, che pongono argini allo sfacelo dell'istruzione africana, ai teppisti berlinesi, frantumi della storia europea; dagli adolescenti arabi, frenetici e istintivi, agli italiani di Ellis Island, quando gli immigrati eravamo noi; dalle suore di Pechino e Benares, pronte ad accogliere i più sfortunati, ai piccoli rapinatori messicani, ai renitenti alla leva russi, ai ragazzi di Hiroshima, fino ai preti romani, che sembrano aver dimenticato, per fortuna non tutti, la severa lezione impartita dal priore.


La scuola cattolica (Rizzoli) di Edoardo Albinati
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell’epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant’anni ha custodito i segreti di quella “mala educación”. Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo poderoso, che sbalordisce per l’ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: “Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?”.
Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l’amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione potente e inarrestabile che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose. La scuola cattolica è forse il libro che mancava nella nostra cultura.

Dove troverete un altro padre come il mio (Ponte alle Grazie) di Rossana Campo
Rossana Campo, ancora una volta senza infingimenti e con lo stile dirompente e «difforme» che caratterizza la sua produzione letteraria, ma mettendosi in gioco forse più che in ogni altro suo libro, racconta qui il rapporto con Renato, il padre amatissimo e difficile scomparso di recente; o meglio con le molteplici figure, spesso contraddittorie, che Renato ha incarnato lungo tutta la sua vorticosa esistenza: il maestro di vita che fin da piccola esorta la figlia a rifuggire ogni forma di condizionamento e ipocrisia, ma anche l’irresponsabile che per niente e nessuno si separerebbe dalla sua amica più fidata: la bottiglia; l’individuo gioviale e irriducibilmente ottimista, ma anche l’attaccabrighe, dominato da una rabbia incontenibile; e ancora lo «zingaro» che non sopporta alcuna imposizione e non riconosce alcuna autorità, il contaballe prodigioso, il casinista indefesso, il terrone orgoglioso in un Nord che lo respinge… in una parola un essere infinitamente vitale e tremendamente fragile. Ne emerge un racconto, magari spudorato, ma proprio per questo di rara autenticità, della parte più profonda di sé.
  
Dalle rovine (Tunué) di Luciano Funetta
Il collezionista di serpenti Rivera, grazie a un video amatoriale, entra in contatto con l’insolita e seducente scena della pornografia d’arte. Questa esplorazione si trasforma ben presto nella discesa in un abisso popolato da figure oscure, tra le quali spicca un argentino a dir poco enigmatico: Alexandre Tapia.
Proprio attraverso la frequentazione di Tapia, Rivera scoprirà un universo di abiezioni private e catastrofi collettive, vittime invisibili e carnefici rimasti impuniti.










Le streghe di Lenzavacche (e/o) di Simona Lo Iacono
A Lenzavacche, minuscolo paese della Sicilia, vivono il piccolo Felice, la madre Rosalba e la nonna Tilde. È il 1938, e sembra non esserci posto per quel bambino disabile e vivace nell’Italia ossessionata dalla perfezione fisica esaltata dal fascismo. Felice, tuttavia - frutto di un amore appassionato della madre con un arrotino di passaggio, il Santo - riesce a vivere in pienezza nonostante i disagi fisici e l'emarginazione. Perché la sua è una famiglia speciale, di sole donne, le ultime discendenti di un gruppo di “streghe” che nel 1600 trovarono rifugio proprio a Lenzavacche dopo essere state bollate come corruttrici e istigatrici del demonio. Spose abbandonate, mogli gravide, figlie reiette, donne perseguitate che decisero di riunirsi per fronteggiare eventi difficili della vita, affratellandosi in un vincolo di solidarietà umana. Accanto a lui, oltre a queste donne piene di risorse, sostenitrici zelanti del potere benevolo delle streghe, c’è il farmacista Mussumeli, donnaiolo incallito ma benigno protettore della famiglia. E infine Mancuso, il nuovo maestro della scuola elementare, giovane e innamorato della cultura, dominato da un dolore lontano. Tutti insieme si ingegnano per escogitare metodi che possano regalare a Felice movimento, parola e indipendenza. In una Sicilia viziosa e ipocrita, dove c’è sempre qualcuno pronto a giudicare, Felice e il Maestro Mancuso diventano un simbolo di coraggio e fantasia, il segno concreto di una rinascita possibile.

La reliquia di Costantinopoli (Neri Pozza) di Paolo Malaguti
1565, Venezia. Il sole non lambisce ancora il camposanto di San Zaccaria, quando il vecchio Giovanni si cala nella tomba del chierico Gregorio Eparco, il suo antico tutore, appena riesumata dai pissegamorti in cambio di tre ducati. Non vuole trafugare la bara di legno marcio o le ossa ricoperte di lanugine e muffa. Sta cercando un libercolo. Un diario «avvolto in una pezza di tela cerata, sigillata da un nastro nero», che lui stesso, cinquant’anni prima, ha nascosto sotto la nuca del maestro, dopo aver giurato di non sfogliarlo né di farne parola con nessuno.
Il giuramento, però, ora può essere infranto, poiché le annotazioni contenute in quell’involucro sono l’unico indizio in grado di condurre ad alcune preziosissime reliquie cristiane andate perdute.
Il diario si apre nel 1452, quando Gregorio – «la barba folta e nera» e un «fisico più da rematore che da mercante» – giunge ad Adrianopoli insieme con il suo socio d’affari, l’ebreo-veneziano Malachia Bassan.
La città, strappata a Venezia dagli Ottomani un secolo prima, offre uno spettacolo raccapricciante agli occhi dei due giovani mercanti. Ventotto marinai di una galea da mercado della Serenissima, accusata di aver disubbidito agli ordini provenienti dalla fortezza di Boghaz-kesen, fatta costruire da Maometto II per controllare il traffico sul Bosforo, sono stati torturati, uccisi e lasciati alla mercé dei cani nelle pubbliche vie.
L’intento del giovane Sultano, un ragazzo di diciannove anni magro e pallido, è chiaro: offrire una dimostrazione di forza prima di cingere d’assedio la città che, per i cristiani, è la madre e la guida di tutto il mondo, l’ancella stessa del Padre: Costantinopoli, l’arca di santità che custodisce il maggior numero di reliquie cristiane.
Mentre uno sparuto esercito di genovesi, greci e veneziani tenta di respingere l’assalto dei turchi, Gregorio ha un’idea: recuperare tutti «i frammenti di Paradiso» appartenuti ai santi e disseminati nelle chiese, nei sotterranei e dentro il Grande Palazzo imperiale di Costantinopoli, per salvare in tal modo la Cristianità. Un’idea allettante anche per Malachia Bassan, nella cui mente si affaccia il pensiero che, male che vada, quelle reliquie così preziose possono pur sempre essere vendute.
Così tra imboscate, fughe ed enigmi, i due giovani mercanti si accingono all’impresa…
Con una documentazione sterminata capace di riprodurre fedelmente l’architettura di Costantinopoli cinta d’assedio dagli Ottomani e le strategie militari, le lingue, i culti e i costumi dell’epoca, Paolo Malaguti scrive un romanzo d’avventura dall’inarrestabile tensione narrativa. E ci consegna due protagonisti memorabili, figli del XV secolo: il saggio e ossequioso chierico Gregorio e l’imprevedibile ebreo Malachia.

Il cinghiale che uccise Liberty Valance (minimum fax) di Giordano Meacci
Nell’immaginario paese di Corsignano – tra Toscana e Umbria – la vita procede come sempre. C’è gente che lavora, donne che tradiscono i propri uomini e uomini che perdono una fortuna a carte. C’è una vecchia che ricorda il giorno in cui fu abbandonata sull’altare, un avvocato canaglia, due bellissime sorelle che eccellono nell’arte della prostituzione e una bambina che rischia la morte. E c’è una comunità di cinghiali che scorrazza nei boschi circostanti. Se non fosse che uno di questi cinghiali acquista misteriosamente facoltà che trascendono la sua natura. Non solo diventa capace di elaborare pensieri degni di un essere umano, ma, esattamente come noi, diventa consapevole anche della morte. Troppo umano per essere del tutto compreso dai suoi simili e troppo bestia per non essere temuto dagli umani: «il Cinghiale che uccise Liberty Valance» si ritrova all’improvviso in una terra di nessuno che da una parte lo getta nella solitudine ma dall’altra gli dà la capacità di accedere ai segreti di Corsignano, leggendo nel cuore dei suoi abitanti. Giordano Meacci scrive un romanzo bellissimo, commovente, appassionante, che racconta l’eterno mistero dei nostri sentimenti e lo fa grazie all’antico espediente di trattare le bestie come uomini e gli uomini come una tra le molte specie viventi sulla Terra.

L’addio (Giunti) di Antonio Moresco
Il mondo dei vivi e quello dei morti sono vicini, comunicanti, e si assomigliano tanto: sono entrambi fittamente popolati, con città piene di grattacieli e di quartieri in rapida espansione. Solo la luce è diversa. E c'è un'altra cosa, che però nessuno sa dire: quale dei due mondi venga prima. Il protagonista di questo romanzo si chiama D'Arco ed è uno sbirro morto, pieno di dolore e di furore. È stato chiamato a compiere una missione impossibile. Deve tornare nel mondo dei vivi, nel quale fu ucciso, per fermare un massacro di vittime innocenti. Ma se il male viene prima, come potrà D'Arco invertire la spirale.









Conforme alla gloria (Voland) di Demetrio Paolin
Amburgo, 1985. Rudolf Wollmer fa il sindacalista, ha una moglie, un figlio adolescente e l’incubo di un padre scomodo, una ex SS che morendo gli ha lasciato in eredità la casa di famiglia. Deciso a sbarazzarsene subito, ritrova, tra gli oggetti del vecchio, un quadro intitolato La gloria. L’immagine è minacciosa ma nasconde un segreto ancora più terrificante. Nel tempo, la vicenda di Rudolf e del quadro si intreccia con quella di Enea Fergnani ‒ ex prigioniero a Mauthausen sfuggito allo sterminio del lager grazie alla sua abilità artistica e proprietario di un negozio di tatuaggi a Torino ‒ e della giovane modella Ana… Un romanzo sorprendente, dallo stile intenso e nitido, che è anche una riflessioni sul rapporto tra vittima e carnefice, su quale sia il confine tra umano e disumano.






La figlia sbagliata (Frassinelli) di Raffaella Romagnolo
Un sabato sera come tanti in una cittadina della provincia italiana. La tv sintonizzata su uno show televisivo, nel lavandino i piatti da lavare. Un infarto fulminante uccide il settantenne Pietro Polizzi, ma Ines Banchero, sua moglie da oltre quarant'anni, non fa ciò che ci si aspetta da lei: non chiede aiuto, non avverte amici e famigliari, non si preoccupa di seppellire l'uomo con cui ha condiviso l'esistenza. Comincia così un viaggio dentro la vita di una coppia normale: un figlio maschio, una figlia femmina, un appartamento decoroso, le vacanze al mare, la televisione e la Settimana Enigmistica. Ma è una normalità imposta e bugiarda, che per quarantacinque anni, per una vita, ha nascosto e silenziato rancori, rimpianti, rimorsi e traumi. E mentre giorno dopo giorno la morte si impadronisce della scena, il confine fra normalità e follia si fa labile.





Se avessero (Garzanti) di Vittorio Sermonti
Una mattina di maggio del 1945 tre (o quattro) partigiani si presentano col mitra sullo stomaco in un villino zona Fiera di Milano alla caccia d'un ufficiale della Repubblica Sociale (o forse di tre), lo scovano, segue un ampio scambio di vedute, e se ne vanno. Da questo aneddoto domestico, sincronizzato bene o male ai grandi eventi della Storia, si dipanano settant'anni di ricordi di un fratello quindicenne, confusi ma puntigliosi, affidati come sono agli «intermittenti soprusi della memoria»: il nero-sangue e il gelo della guerra, la triste farsa di sognarsi eroe, poi il «passaggio dalla parte del nemico» (iscrizione al PCI), e poi ancora un titubante far parte per se stesso; e il rapporto di reciproca protezione con il padre fascista; e la famiglia «feudale» della strana mamma; ma anche una collana di amori malriposti, le letture, il teatro, la musica, il calcio, gli amici. Testa e cuore però non fanno che tornare a quella mattina di maggio, a quell'ipotesi sospesa, a quell'eccidio mancato.
Così, nel tentativo di fare i conti con i propri fantasmi, Vittorio Sermonti ci regala un libro sconcertante, tracciato nella forma di una lunga canzone d'amore per un tu che ha smascherato molti di quei fantasmi del “narrator narrato”, e gli dà ancora la voglia di vivere: un libro che è anche la cronaca minuziosa di un Paese e di un interminabile dopoguerra, e, spesso mimando pensieri, lessico e voce d'un ragazzino d'antan, ci fa riflettere sulla tragica e ridicola ricerca di noi stessi che ci affligge giorno per giorno, uno per uno: «non contiamo niente, perché ognuno conta purtroppo tutto».

La sumera (Fazi) di Valentino Zeichen
Un giorno dopo l’altro, senza grandezze né tragedie, Ivo, Mario e Paolo consumano quel che resta delle loro giovanili inquietudini in una Roma sonnacchiosa e sempre più indifferente. I tre amici si muovono in uno spazio privilegiato, tra la via Flaminia e la Galleria d’Arte Moderna, passando le loro giornate fra minimi spostamenti, pedinamenti di donne, amori impossibili. Sono tre «vecchi ragazzi» scioperati, un po’ come i vitelloni felliniani, che vivono, anzi vivacchiano, nella capitale, «contemporanei al proprio passato». La ricerca di un centro che appare introvabile rivela la fatica di crescere e di cambiare in una realtà alla quale sembra difficile aderire: così il fallimento di Mario diventa lo specchio del fallimento di Ivo e insieme sembrano portare verso un’unica sconfitta, quella di un’intera generazione cresciuta nel segno della marginalità esistenziale. La deriva pare arrestarsi solo davanti a una donna senza nome, che i tre si contenderanno in un balletto quasi moraviano.
In questo romanzo poetico e scanzonato, dal fondo potentemente tragico, Valentino Zeichen ricostruisce con dolente ironia l’itinerario degli anni perduti dei protagonisti, che raggiunge talvolta esiti di irresistibile comicità illuminando quel vuoto così caratteristico delle loro vite come dei nostri tempi.




lunedì 11 aprile 2016

Una questione di genere: Lo Stampatello editore alla Bologna Children's Book Fair


La Bologna Children's Book Fair rappresenta da anni il maggiore punto di riferimento per il settore editoriale ragazzi, un crogiolo di colori, illustrazioni e locandine che tende spesso a uniformare, anziché diversificare, l'offerta, rendendo indistinguibili gli stand. Individuare la politica dietro ogni casa editrice diventa una operazione complessa, e poche riescono a coniugare un messaggio che vada oltre il generico tributo all'infanzia con la bellezza degli allestimenti.

Un arcobaleno veste le pareti dello stand dello Stampatello, piccola e coraggiosa casa editrice italiana che dal 2011 si occupa di tematiche LGBT, e la scritta: “Forte! Non lo sapevo che si poteva!” palesa l'invito esplicito a rompere i tabù legati alla discriminazione di genere. Di proprietà di Francesca Pardi e Silvia Maria Fiengo – con cui ho avuto il piacere di chiacchierare – , Lo Stampatello nasce dall'esigenza di sopperire all'incapacità di genitori e maestre di rispondere alle frequenti domande dei compagni di scuola dei figli delle fondatrici. Esigenza a cui la Pardi aveva risposto con la stesura di un libriccino da pubblicare con una grossa casa editrice, che alla fine, per mancanza di coraggio, si era tirata indietro: da qui l'idea di avviare una propria attività che aiutasse ad affrontare la sfida dell'omogenitorialità.

Alle spalle dello Stampatello c'è una nutrita comunità che, per usare le parole dell'editore, “ha bisogno della casa editrice e di cui la casa editrice ha bisogno”, sostenendo in maniera concreta la pubblicazione. “È una produzione dal basso”: nel caso di Perché hai due papà?, per esempio, è stata necessaria una prevendita che finanziasse la stampa delle copie. Fondamentale la mediazione dei social network, in particolare di Facebook, che gioca un ruolo centrale nella diffusione delle iniziative dello Stampatello. Se però i maggiori sovvenzionatori sono gli omosessuali, quasi totale è l'interesse nei confronti di queste tematiche delle coppie etero: alla mia domanda su quali siano i libri che vendono di più, l'editore risponde con amarezza che il principale tramite è rappresentato dall'Associazione Famiglie Arcobaleno – malgrado Lo Stampatello sia distribuito da Messaggerie – e che risultano pressoché invenduti quei libri che mettono in discussioni gli stereotipi maschili – l'anatroccolo che ama il rosa e diviene vittima di bullismo – o che affrontano i temi della guerra e dell'immigrazione. Maggiormente apprezzati i volumi che parlano di emancipazione femminile e la serie Piccolo Uovo – illustrata da Altan –, unico long-seller della casa editrice giunto alla quarta ristampa. Solo cinque titoli su trenta (con tirature di 1500/2000 copie) sono stati esauriti; per gli altri, la casa editrice risulta in perdita.

Emerge da questi dati il quadro di un paese impreparato, spaventato e incapace di affrontare le problematiche legate al mondo LGBT. Paradigmatico il caso di una libreria che, in assenza di un reparto specifico in cui collocare i libri dello Stampatello, decide inizialmente di esporli nello scaffale per adulti: l'episodio risale a cinque anni fa e manifesta la portata rivoluzionaria di questa casa editrice, prima in Italia a parlare ai bambini di omosessualità.

Chiedo ancora: “I vostri libri vengono adottati nelle scuole?”. “No”, è la risposta secca, mentre all'estero, soprattutto nel Regno Unito e nei paesi del Nord Europa, editori simili possono puntare all'esaurimento della tiratura grazie alla diffusione presso le biblioteche e le scuole, dove viene insegnata educazione sessuale. Sono anche paesi in cui la cultura, sostiene Maria Silvia Fiengo, è “popolare”, vissuta come un piacere e costantemente immersa nel quotidiano. “Nessuna sorpresa che si leggano molti più libri, laddove in Italia siamo ancora annichiliti dalla divisione tra cultura 'alta' e 'bassa' ”.
Nonostante queste cattive notizie, però, durante la mia visita allo stand Lo Stampatello vende diverse copie: alcuni trovano finalmente titoli a lungo cercati, altri non si negano un abbondante bottino, prova tangibile che eventi come quello di Bologna rappresentano ancora una vetrina importante e un canale di vendita non indifferente. La casa editrice non sarà tuttavia presente al Salone del Libro di Torino: in fondo, le fiere costano troppo.

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