martedì 20 agosto 2013

Recensione: Farfalla nera di Emilio Martini


Farfalla nera - Emilio Martini
Gigi Berté, vicequestore aggiunto di origine calabrese, di residenza milanese e di... esilio ligure credeva di dover espiare le sue colpe nell'atmosfera sonnacchiosa di Lungariva sedando risse fra ragazzotti in vacanza e dirimendo annose vertenze sull'appropriazione indebita di una cabina da spiaggia. Ebbene, si sbagliava. È arrivato da pochi mesi ed è già al secondo caso di omicidio. E questa volta si tratta di una celebrità del luogo: la professoressa Adelaide Groppini, preside del liceo San Giorgio di Genova, ritrovata con il cranio spaccato vicino a un cassonetto della spazzatura. Una donna, come ben presto scoprirà Berté, dalla vita all'apparenza specchiata, ma con tanti lati oscuri. Come del resto tutto il suo entourage, rivestito di perbenismo, ma traboccante di ipocrisie, tradimenti e desideri di vendetta. Quel che ci vuole al commissario Berté, non solo per dimostrare di che pasta è fatto, ma anche per ritrovare quell'ispirazione a scrivere che gli viene dalla rabbia per i morti ammazzati e per prendere le distanze dalla Marzia, la proprietaria della pensione in cui Berté abita, che lui sente già come un po' sua e che invece è irrimediabilmente sposata...
Editore: Corbaccio
Pagine: 187
Prezzo: 8.90



 Voto: 


Dopo il successo de La regina del catrame sono ritornate in libreria le indagini di Gigi Berté, il Commissario un po' rockstar e un po' scrittore, con un volume dal titolo Farfalla Nera (uscito lo scorso anno).
Emilio Martini, autore misterioso che scrive sotto pseudonimo, mantiene la struttura vincente del primo episodio ma si concentra questa volta sui risvolti più nascosti e sociali di Lungariva, paesino della provincia di Genova meta di villeggianti d'estate e "un vero e proprio mortorio" in autunno ed inverno. Come spesso succede nei piccoli centri, basta un avvenimento improvviso e drammatico a movimentare le giornate e portare alla luce tensioni e dinamiche sepolte da tempo: così l'omicidio di Adelaide Groppini, preside di un liceo privato del capoluogo ma residente a Lungariva, scoperchia un alveare di verità non dette e mette a dura prova la pazienza di Gigi Berté. Martini dimostra di conoscere davvero bene la reticenza e la ritrosia tipica dei liguri benpensanti, convinti che per mantenere la facciata pubblica integra sia necessario insabbiare una situazione scomoda piuttosto che risolverla: questo è un po' il tema che serpeggia in tutto il romanzo e che Berté sottolinea e cerca di contrastare fin dalle prime pagine. Se il delitto e la rivelazione dell'omicidio nel primo episodio erano sconvolgenti e impensabili, in Farfalla Nera la risoluzione è ancora più drammatica e crudele, sia per il colpevole che per la sensibilità del Commissario.
Rispetto al primo episodio ho notato un cambiamento nel ritmo narrativo che si fa, a mio parere, più blando, riflessivo e a tratti dimesso, seguendo l'atteggiamento del paese autunnale e dello stesso protagonista, caratterizzato da un'introspezione psicologica ancora più accentuata e precisa: il Commissario rimane sempre un personaggio forte e ben definito ma è in un certo senso meno arrabbiato e si sta abituando alla nuova realtà di provincia, considerando forse il trasferimento come uno spunto per lavorare su se stesso e sui propri difetti. Prosegue e si modifica anche il rapporto con "la Marzia", locandiera della pensione Aurora che risveglia il cuore del Commissario e ci aiuta a conoscerlo meglio anche dal punto di vista affettivo ma che, come gli altri personaggi, resta sullo sfondo poco delineata e piuttosto misteriosa. Lo stile di Martini si conferma semplice ed immediato e i dialoghi forse meno incalzanti della precedente indagine ma comunque sempre verosimili e realistici: in particolare gli interrogatori si fanno più convincenti, quasi fossero in presa diretta, e profumano di poliziesco anni Settanta.
La parte meglio riuscita di questo nuovo volume è sicuramente Farfalla Nera, il racconto parallelo che il Commissario scrive durante le indagini: chi ha letto Il comandante Barbagelata, contenuto nel primo libro, potrebbe rimanere inizialmente interdetto dal contenuto più marcatamente sociale e di critica, ma si tratta effettivamente di un noir dal finale sconvolgente e geniale che accompagna splendidamente la trama principale. La differenza di tematiche e di struttura rispetto al primo racconto sottolinea inoltre la capacità dell'autore di spaziare tra argomenti lontani tra loro e di farceli sentire comunque in modo profondo.

In conclusione l'accoppiata Martini Berté si dimostra ancora una volta vincente e si afferma come nuova realtà nel panorama del giallo italiano, grazie soprattutto ad un personaggio che riesce a piacere anche nei suoi difetti.




Emilio Martini
Dietro lo pseudonimo di Gigi Berté si nasconde un vicequestore in carne e... coda, che opera in un commissariato italiano. Per ovvie ragioni di riservatezza, Gigi non ha potuto esporsi con il suo vero nome. Anche dietro il nome Emilio Martini si cela qualcuno in carne e... penna, che conosce bene il commissario e che però preferisce restare nell’ombra.

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