mercoledì 28 agosto 2013

Novità: Un gomitolo di concause. Lettere a Pietro Citati (1957-1969) di Carlo Emilio Gadda






In uscita oggi per Adelphi, un titolo molto interessante: si tratta di una raccolta delle epistole che il poeta e scrittore Carlo Emilio Gadda ha indirizzato a Pietro Citati, che fu il suo editor presso Garzanti e riuscì a conquistare la fiducia del poeta che riusciva magistralmente a combinare linguaggio e parodia. Questo volume, Un gomitolo di concause, prende il suo titolo da ciò che Italo Calvino scrisse dell’autore:
«Cercò per tutta la vita di rappresentare il mondo come un garbuglio, o groviglio, o gomitolo, di rappresentarlo senza attenuarne affatto l'inestricabile complessità, o per meglio dire la presenza simultanea degli elementi più eterogenei che concorrono a determinare ogni evento». (Lezioni Americane, pp.103-4)
Nell’epistolario (pagine: 239; prezzo: € 14,00) sono presenti interessanti riferimenti ad alcuni dei più importanti rappresentanti della letteratura italiana del Novecento, un modo di riscoprire lo stile sperimentale di Gadda, maestro della combinazione tra passione civile, sarcasmo e psicologia freudiana, tipici della corrente espressionista.

Un gomitolo di concause – Carlo Emilio Gadda
Nel 1956, allorché diventa consulente di Livio Garzanti, il giovane Citati non può sospettare che gli verrà affidato un compito impossibile: occuparsi del più impervio, moroso, nevrotico, geniale scrittore del Novecento, Carlo Emilio Gadda. Rapidamente, Citati ne conquista la fiducia: e a questo miracoloso sodalizio dobbiamo libri come il Pasticciaccio, I viaggi la morte, Accoppiamenti giudiziosi. Ma alle funzioni di editor Citati ne ha ben presto aggiunte di ancor più delicate: quelle di confidente, consigliere, amico e gaddista militante – in altre parole, di intermediario fra l’Ingegnere e il mondo. Ne è prova il loro splendido carteggio, tutto da assaporare: rassicurato dalla dedizione e dal veemente impegno in suo favore di Citati, stimolato dalla vastità dei suoi interessi e dalla sua attività di critico, Gadda rompe gli argini, si abbandona a lettere ‘esorbitanti’ e ‘barocche’, di volta in volta eccentrici saggi, nobili poèmes en prose, irresistibili bizze. Come quella, degna di Verso la Certosa, in cui rievoca per Citati la sua mania di architettare mentalmente «case e ville e castelli durante le lunghe camminate dell’infanzia e dell’adolescenza sugli stradali prealpini, nelle ore d’una fuggente serenità». O quella, strepitosa, in cui sfoga la sua rabbia contro Moravia e la Morante, colpevoli di averlo «sfiancato, rintronato e vilipeso», durante una cena a Trastevere, con la loro «cornacchiante erogazione di teoremi storiografici» – ossia con le accuse mosse alle borghesie. Si capirà allora come mai Citati abbia scritto che in ogni momento della vita di Gadda sembravano convergere «il passato ... il presente, il futuro, la realtà, il sogno, il tragico, il comico, la colpa, il rimorso, l’immaginazione, il gioco, la follia...».

Carlo Emilio Gadda (1893 – 1973)
Nato nel 1893 a Milano da una famiglia della media borghesia, compie nella città natale i suoi studi, iscrivendosi nel 1912 alla facoltà di ingegneria del Politecnico. Partecipa, volontario, alla prima guerra mondiale: fatto prigioniero, trae dall'esperienza spunto per un “Giornale di guerra e di prigionia”, che sarà pubblicato nel 1955. Laureatosi, svolge la propria professione in Italia ed all'estero. Dal 1926, inizia a collaborare con la rivista “Solaria”, per le cui edizioni escono “La Madonna dei filosofi” (1931) e “Il castello di Udine” (1934), sue prime opere narrative. Nel 1940 si trasferisce da Milano a Firenze e vi resta per un decennio: è del ‘44 “L'Adalgisa”, raccolta di racconti a carattere satirico sulla borghesia meneghina dei primi del secolo. Dal 1950 è a Roma, dove lavora per un lustro ai servizi culturali del terzo programma radiofonico: nel corso di questo periodo, escono “Il primo libro delle favole” (1952) e “Novelle dal ducato in fiamme” (1953), grottesco sul periodo terminale del fascismo. Nel 1957 (ma era già apparso a puntate, su “Letteratura”, nel 1946-47), dà alle stampe il suo primo capo d'opera, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”. Adoperando l'ossatura del giallo, Gadda compone uno straordinario ritratto dell'urbe capitolina immersa nel clima di debilitazione morale e ferocia endogena instaurato da Mussolini, “Il Facciaferoce col pennacchio, il Testa di Morto in Feluca”: di assoluta originalità il linguaggio, che ibrida magistralmente vari dialetti con lemmi e termini della lingua colta, in un impasto d'efficacia e potenza ineguagliabile. Seguono i saggi, le divagazioni, le note a carattere autobiografico riunite ne “I viaggi la morte” (1958) e “Le meraviglie d'Italia” (1964), oltre a “I racconti. Accoppiamenti giudiziosi 1924-1958” (1963). Nello stesso anno, compare in volume “La cognizione del dolore”(della quale su “Letteratura”, tra il 1938 ed il 1941, si erano potuti leggere dei brani), che si aggiudica il premio internazionale Formentor e viene accolta da entusiastici giudizi della critica. Ambientata in un immaginario paese sudamericano che lascia vedere in filigrana la toponomastica brianzola, la trama verte sulla figura dell'hidalgo Don Gonzalo - trasparente proiezione dell'autore medesimo - e del suo tormentato rapporto con la madre, altalenante fra il disprezzo ed una dolente forma di affetto. Espresso con le consuete pirotecnie linguistiche, il nucleo dell'opera risiede nel distacco dalla falsità della società neocapitalistica, raffigurata nei vuoti riti dei “beati possidentes”, cui si contrappone la pena figliata dalla consapevolezza, quel “male oscuro di cui le storie e le leggi e le universe discipline delle gran cattedre persistono a dover ignorare la causa, i modi: e lo si porta dentro di sé per tutto il fulgurato scoscendere d'una vita, più greve ogni giorno, immedicato”. Tra i molti lavori minori successivi, spicca “Eros e Priapo” (1967), folgorante pamphlet sui miti del ventennio fascista. Nel 1973, all'età di ottant'anni, Carlo Emilio Gadda si spegne a Roma.

martedì 20 agosto 2013

Recensione: Farfalla nera di Emilio Martini


Farfalla nera - Emilio Martini
Gigi Berté, vicequestore aggiunto di origine calabrese, di residenza milanese e di... esilio ligure credeva di dover espiare le sue colpe nell'atmosfera sonnacchiosa di Lungariva sedando risse fra ragazzotti in vacanza e dirimendo annose vertenze sull'appropriazione indebita di una cabina da spiaggia. Ebbene, si sbagliava. È arrivato da pochi mesi ed è già al secondo caso di omicidio. E questa volta si tratta di una celebrità del luogo: la professoressa Adelaide Groppini, preside del liceo San Giorgio di Genova, ritrovata con il cranio spaccato vicino a un cassonetto della spazzatura. Una donna, come ben presto scoprirà Berté, dalla vita all'apparenza specchiata, ma con tanti lati oscuri. Come del resto tutto il suo entourage, rivestito di perbenismo, ma traboccante di ipocrisie, tradimenti e desideri di vendetta. Quel che ci vuole al commissario Berté, non solo per dimostrare di che pasta è fatto, ma anche per ritrovare quell'ispirazione a scrivere che gli viene dalla rabbia per i morti ammazzati e per prendere le distanze dalla Marzia, la proprietaria della pensione in cui Berté abita, che lui sente già come un po' sua e che invece è irrimediabilmente sposata...
Editore: Corbaccio
Pagine: 187
Prezzo: 8.90



 Voto: 


Dopo il successo de La regina del catrame sono ritornate in libreria le indagini di Gigi Berté, il Commissario un po' rockstar e un po' scrittore, con un volume dal titolo Farfalla Nera (uscito lo scorso anno).
Emilio Martini, autore misterioso che scrive sotto pseudonimo, mantiene la struttura vincente del primo episodio ma si concentra questa volta sui risvolti più nascosti e sociali di Lungariva, paesino della provincia di Genova meta di villeggianti d'estate e "un vero e proprio mortorio" in autunno ed inverno. Come spesso succede nei piccoli centri, basta un avvenimento improvviso e drammatico a movimentare le giornate e portare alla luce tensioni e dinamiche sepolte da tempo: così l'omicidio di Adelaide Groppini, preside di un liceo privato del capoluogo ma residente a Lungariva, scoperchia un alveare di verità non dette e mette a dura prova la pazienza di Gigi Berté. Martini dimostra di conoscere davvero bene la reticenza e la ritrosia tipica dei liguri benpensanti, convinti che per mantenere la facciata pubblica integra sia necessario insabbiare una situazione scomoda piuttosto che risolverla: questo è un po' il tema che serpeggia in tutto il romanzo e che Berté sottolinea e cerca di contrastare fin dalle prime pagine. Se il delitto e la rivelazione dell'omicidio nel primo episodio erano sconvolgenti e impensabili, in Farfalla Nera la risoluzione è ancora più drammatica e crudele, sia per il colpevole che per la sensibilità del Commissario.
Rispetto al primo episodio ho notato un cambiamento nel ritmo narrativo che si fa, a mio parere, più blando, riflessivo e a tratti dimesso, seguendo l'atteggiamento del paese autunnale e dello stesso protagonista, caratterizzato da un'introspezione psicologica ancora più accentuata e precisa: il Commissario rimane sempre un personaggio forte e ben definito ma è in un certo senso meno arrabbiato e si sta abituando alla nuova realtà di provincia, considerando forse il trasferimento come uno spunto per lavorare su se stesso e sui propri difetti. Prosegue e si modifica anche il rapporto con "la Marzia", locandiera della pensione Aurora che risveglia il cuore del Commissario e ci aiuta a conoscerlo meglio anche dal punto di vista affettivo ma che, come gli altri personaggi, resta sullo sfondo poco delineata e piuttosto misteriosa. Lo stile di Martini si conferma semplice ed immediato e i dialoghi forse meno incalzanti della precedente indagine ma comunque sempre verosimili e realistici: in particolare gli interrogatori si fanno più convincenti, quasi fossero in presa diretta, e profumano di poliziesco anni Settanta.
La parte meglio riuscita di questo nuovo volume è sicuramente Farfalla Nera, il racconto parallelo che il Commissario scrive durante le indagini: chi ha letto Il comandante Barbagelata, contenuto nel primo libro, potrebbe rimanere inizialmente interdetto dal contenuto più marcatamente sociale e di critica, ma si tratta effettivamente di un noir dal finale sconvolgente e geniale che accompagna splendidamente la trama principale. La differenza di tematiche e di struttura rispetto al primo racconto sottolinea inoltre la capacità dell'autore di spaziare tra argomenti lontani tra loro e di farceli sentire comunque in modo profondo.

In conclusione l'accoppiata Martini Berté si dimostra ancora una volta vincente e si afferma come nuova realtà nel panorama del giallo italiano, grazie soprattutto ad un personaggio che riesce a piacere anche nei suoi difetti.




Emilio Martini
Dietro lo pseudonimo di Gigi Berté si nasconde un vicequestore in carne e... coda, che opera in un commissariato italiano. Per ovvie ragioni di riservatezza, Gigi non ha potuto esporsi con il suo vero nome. Anche dietro il nome Emilio Martini si cela qualcuno in carne e... penna, che conosce bene il commissario e che però preferisce restare nell’ombra.

lunedì 19 agosto 2013

W...w...w... Wednesday! (50)


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What are you currently reading? (Cosa stai leggendo?)
What did you recently finish reading? (Quale libro hai finito di recente?)
What do you think you’ll read next? (Quale libro pensi sarà la tua prossima lettura?)



Buongiorno lettori, come vanno le vacanze?
Cercando di mantenere fede alla mia promessa (ho ricominciato ieri a studiare - no, non è una bella notizia - il caldo mi uccide, l'ozio mi divora viva) recupero questa rubrica sebbene non sia mercoledì! Questo particolare periodo dell'anno non lascia tregua, anche leggere diventa difficile. Ad agosto ho letto solo 3 libri, di cui il primo, però, è stato terminato solo giorno undici: di Pan, di Francesco Dimitri, avevo soprattutto l'impressione che non terminasse mai. Nonostante i punti originali e interessanti non ho trovato che fosse un capolavoro, anzi molte cose mi hanno fatto arricciare il naso. L'età sottile, che ho letto prima di questo e ultimo pubblicato dall'autore, è davvero migliore - eliminata la pesantezza e la ripetitività dell'elemento pagano. Ad ogni modo arriverà presto una recensione che chiarirà tutto!
Con il secondo libro sono riuscita finalmente a raggiungere le 5 stelline - dopo quasi 40 libri letti quest'anno, solo lui è il primo: Una stanza tutta per sé, di Virginia Woolf, è riuscito a commuovermi nonostante non dica cose che, al giorno d’oggi, risultano nuove. E' anche il primo libro della Woolf che leggo, ma penso di essere effettivamente più interessata alla produzione saggistica che ai romanzi (per esempio voglio leggere Diario di una scrittrice e Consigli a un aspirante scrittore e Come leggere un libro).
Terzo e ultimo è invece Le metamorfosi, nell’edizione Newton Live che comprende Le metamorfosi, Contemplazione e Il fochista, primo capitolo del libro America. Anche questo è il mio primo approccio con Kafka: forse ho apprezzato più il terzo racconto che gli altri due. Il secondo, in particolare, sembra un esercizio di stile, una raccolta di testi brevi sconnessi in cui ho faticato a mantenere alta l’attenzione.
Questa mattina invece ho cominciato un’altra antologia: i racconti di Cechov racchiusi nel ventiquattresimo volume uscito con l’Espresso, che comprende Una storia noiosa, Il reparto n. 6, Il monaco nero, La casa col mezzanino, L’uomo nella fodera, La signora col cagnolino e La fidanzata. Devo ammettere che pensavo che la raccolta fosse più corposa (ne era uscita un’altra nel 2004 con la stessa rivista molto più lunga anche se un po’ più sobria esteticamente, se qualcuno ce l’ha mi farebbe sapere quali sono i racconti all’interno?), ma forse per cominciare con Cechov va bene.
Sto anche leggendo La letteratura fantastica di Tzvetan Todorov (ho letto a luglio La letteratura in pericolo), un testo interessantissimo degli anni ’70, primo studio sul genere fantastico – e non ho ancora terminato La grande notte di Chris Adrian, di cui mi mancano meno di cento pagine.
Avrei una lunga lista di libri da leggere “per dovere”: ad esempio dovrei leggere Resistere non serve a niente di Siti, o recuperare qualche saga urban fantasy (la saga prequel di Shadowhunters, Il principe e La principessa). In realtà mi manca quella libertà di prendere un libro a caso dalla libreria e scegliere senza condizionamenti. Quindi, per una volta, lascio la domanda libera – ma ho l’impressione che i prossimi libri saranno i saggi di storia!


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domenica 4 agosto 2013

Dusty pages in Wonderland va in vacanza


Cari lettori,
come avrete notato il blog non pubblica articoli da qualche giorno. La redazione va infatti in ferie fino ai primi di settembre, per ritornare con una carica di articoli e recensioni interessanti (ci stiamo già lavorando!).
Ci limiteremo a postare uno o due recensioni a settimana, tra gli arretrati, e probabilmente io aggiornerò ogni tanto il post sulle letture, per tenerci sempre informati sulla nostra più grande passione.
La nostra pagina facebook - che questo mese riproporrà i post passati - e il gruppo sono sempre attivi per nuove discussioni.
Vi auguriamo una frizzante estate - ci piacerebbe ricevere le vostre foto con tanto di libri da pubblicare sulla pagina - e splendide letture in riva al mare! :)







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