mercoledì 19 agosto 2015

Chiudere le facoltà umanistiche: il suicidio sociale di Stefano Feltri



Reduce dalla lettura del best-seller di Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, interrompo le ferie dal blog. L'esigenza di scrivere, che mi procura tanta sofferenza – io, troppo perfezionista, troppo vigile con la forma – talvolta mi conduce anche a buttarmi di getto sul foglio.

Questo pezzo avrà, probabilmente, un taglio personale, perché l'argomento non può non toccare corde intime, scivolare nel privato, mettere in discussione scelte di vita, modi di essere, ambizioni sul futuro – sempre troppo ardite, in un momento storico in cui il futuro non potrebbe essere più buio e incerto di così.
Ed è d'altronde necessario: come affermarsi altrimenti in una società plutocratica, classista e ignorante, sprezzante della cultura del suo Paese? A noi, poveri laureati in lettere, hanno lasciato solo la penna, un'alzata di scudi – sappiamo perfettamente inutile – contro la fredda e nauseante posizione dei tuttologi e dei populisti che imperversano, a frotte, nel Paese.

Ogni argomentazione che mi viene in mente contro l'articolo di Stefano Feltri è così scontata da aver bisogno di essere ribadita con forza: perché se Feltri, ahinoi, non giunge alle stesse conclusioni con la sola forza della sua laurea bocconiana, diventa evidente che quelle migliaia di laureati in lettere possano, nonostante tutto, prendersi il lusso di spiegare concetti tanto elementari – nella speranza che, malgrado il corso di studi, non tutti i laureati in economia escano dalla propria facoltà ugualmente ignoranti, e volendo ribadire come la cultura non possa essere settoriale, ma anzi completa di elementi scientifici e umanistici.

Partendo dal presupposto che le lauree in Lettere e Filosofia siano perfettamente inutili dal punto di vista economico, Stefano Feltri nega l'esigenza di una cultura umanista che si perpetui nel tempo e non si restringa a un gruppo elitario di individui, quelli abbienti, cioè, che possono permettersi la “vita da bohemien” da lui citata. La “convenienza” del percorso di studi diventa né più né meno che una questione democratica: non relativa, voglio dire, al pari diritto allo studio, alle uguali possibilità lavorative e all'assenza di discriminazioni, quanto al fatto che con la scelta del corso di laurea si mettono in gioco fattori, incredibile a dirsi, che riguardano la società e, in senso più largo, la democrazia.

La veridicità di questa affermazione è dimostrata, in antitesi, dall'agghiacciante insinuazione che sarebbe preferibile chiudere alcune facoltà umanistiche, che producono disoccupati, e aprire più facoltà scientifiche: è probabile che Aldous Huxley, che sicuramente il giornalista non ha letto, si stia rivoltando nella tomba. Se c'è infatti una nicchia di resistenza in questo Paese, in tutti i Paesi, non sono gli economisti a rappresentarla: sono quegli umanisti che non si arrendono all'inettitudine dell'opinione pubblica, che continuano a farsi domande e a sviscerare i problemi da vari punti di vista – perché è questo che ci hanno insegnato: che la verità talvolta non è univoca, che la realtà è troppo sfaccettata per essere contenuta in un piccolo spazio di pensiero, che quando si crede di avere una certezza bisogna allora cominciare a smontarla pezzo per pezzo. Sono coloro che hanno imparato dalla letteratura che la “problematizzazione” è l'arma del libero pensiero, e che il libero pensiero è alla base della democrazia.

Il pensiero di Feltri invece, come è facile capire, si fonda su un sistema binario: se non è A, è B, e se B è più conveniente di A, la scelta cade su A. Nel fantastico mondo di Feltri la felicità si calcola in euro, e la sanità della società dalla sinistra bontà del cittadino “lavoratore”. Una definizione che ricorda – mi si perdonerà l'ulteriore citazione, ma l'ignoranza di certe affermazioni è stata vaticinata e ampiamente sminuzzata da innumerevoli autori – il cavallo Boxer de La fattoria degli animali di Orwell. La società cresce unicamente in base alla sua produzione – magari fondata su un sistema stakanovista – o progredisce anche grazie al dibattito civile?

Ci siamo accorti che il dibattito civile è fomentato da populisti, opinionisti di bassa cultura, gente comune che si erge a esperta e che, come è ovvio che sia, è incapace di mettere in discussione le proprie becere affermazioni, andando al di là del proprio naso. Spesso anche gli stessi “esperti del settore” (Feltri parla di giuristi e sociologi, ma di scrittori non ne ho mai visti) si lasciano andare ad esternazioni da talk show, che si qualificano già solo con questa definizione. Siamo quindi sicuri che non abbiamo bisogno, anzi, di più laureati nelle materie umanistiche?

Il punto è che questi giovani – e qui sta il nodo della questione – scatenano un moto di repulsione e rabbia perché non producono per la società ritorni materiali, almeno nell'ottica cieca e ottusa di chi non capisce che in una nazione come l'Italia la cultura dovrebbe essere la prima fonte di reddito. Anziché polemizzare sui giovani laureati in Lettere, il ruolo dei giornalisti dovrebbe essere quello di sollevare l'opinione pubblica sui motivi per cui ciò non accade, spingendo affinché le lauree in ambito umanistico – visto che ne abbiamo la possibilità – vengano rivalutate e producano i posti di lavoro che spettano loro.
Affermare che i laureati in Lettere sono liberi di prendere la strada che vogliono, ma che poi non devono lamentarsi per la disoccupazione o il basso stipendio equivale a dire, in questa circostanza, che le donne sono libere di vestirsi come vogliono, ma che non devono lamentarsi se poi vengono stuprate.
La libertà di realizzarsi come individui e di seguire le proprie inclinazioni è tutelata costituzionalmente, così come quella di esprimersi attraverso l'abbigliamento. Non possono essere le deprecabili circostanze esterne a ledere questo diritto, soprattutto dal momento in cui è lo Stato stesso ad aver creato i presupposti (grazie alla riduzione dei fondi e alla noncuranza per i siti archeologici e culturali) del dislivello occupazionale delle lauree umanistiche.

Ma, per tornare a un altro punto focale, la letteratura, la storia, la filosofia costringono a metterci in discussione (quando è scontato e allo stesso tempo sottovalutato questo concetto?). Sono ambiti scomodi (a noi stessi, al potere e a chi tenta di manipolare, riuscendoci felicemente, l'opinione pubblica grazie alla mistificazione dell'informazione e alla nuova labilità della cronaca), senza la quale, però, non esisterebbero nemmeno termini come “libertà”, “espressione personale”, “democrazia”.

Incitare i ragazzi a non intraprendere in massa gli studi umanistici, a chiudere addirittura le facoltà, corrisponde a un suicidio sociale, nonché all'auspicio di un esercito di piccoli Stefano Feltri che strizzano l'occhio all' “utile” a costo della semplificazione del pensiero, appellandosi ai luoghi comuni e alla volgarità del giornalismo estemporaneo. Pur essendo scontato che un laureato in economia non abbia necessariamente questa inclinazione, dovendo giocare al gioco degli stereotipi di Feltri dobbiamo ammettere che il suo esempio non fa ben sperare.

Ignorare come queste materie cambino e abbiano cambiato non solo noi, causando quelle piccole rivoluzioni che ben mi vengono in mente pensando al libro della Nafisi, ma anche il corso della storia, significa ridurre ogni aspetto della nostra vita a un principio materialistico che è totalmente irreale – come ci insegna Il grande Gatsby di Fitzgerald: la felicità del denaro non esiste. Ma non pretendo che l'economista Feltri lo comprenda.

mercoledì 12 agosto 2015

Comunicazioni: Book Haul di laurea e blog in ferie



Ciao a tutti! Vi lascio con questo video prima di comunicarvi che il blog andrà in ferie per agosto e che torneremo a settembre. Io continuerò a fare video per il canale che verranno pubblicati anche qua, ma le recensioni e gli articoli li ritroverete a partire dal mese prossimo.
Qui invece ho voluto parlarvi dei regali libreschi che ho ricevuto alla laurea o, meglio, degli acquisti che ho fatto grazie alle carte regalo che mi sono arrivate (per fortuna qualche anima pia ha avuto pietà. a discapito di tutte le minacce di non regalarmi neanche un libro). Sono molto soddisfatta di tutti i libri, non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate ^^. 
Alla fine del video vi mostro la mia nuova agenda Filofax, ricevuta anche questa per la laurea.
Spero di poter fare qualcosa di molto più critico e particolareggiato grazie alle letture di agosto, ma sto ancora finendo L'idiota e siamo già a metà mese D:



martedì 11 agosto 2015

Anteprima: Quello che non uccide, di David Lagercrantz, conclude la saga Millenium



Nel 2004 Stieg Larsson muore colto da un attacco di cuore, lasciando in sospeso la serie thriller  Millenium che si era ormai conquistata una grossa fetta di lettori.
La serie vede protagonisti Lisbeth Salander, una ragazza del tutto particolare, asociale, dotata di memoria fotografica, spiccata intelligenza e un look estremamente punk, e Mikael Blomkvist, un giornalista d'indagine, fondatore di Millenium (da cui il titolo dei libri) attraverso cui porta avanti il suo progetto di giustizia utopistica. Mentre Lisbeth sfugge a ogni definizione e, come una fenice, brucia per risorgere sempre dalle sue ceneri, Mikael è l'esatta copia del cavaliere delle chanson de geste medievali, che cantano di eroi del tutto buoni, senza macchie e disposti a morire per i loro ideali.

Mentre il primo libro, Uomini che odiano le donne, riguarda solo indirettamente le vite private dei due protagonisti e ha come scopo quello di introdurli al lettore e di proiettare quest'ultimo nel loro universo, con i seguiti, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carte, si entra nel passato tormentato di Lisbeth, che torna a reclamarla. Nonostante con il terzo capitolo di Millenium tutti i nodi vengano sciolti, è noto che Stieg Larsson prima di morire fosse al lavoro sul quarto volume.

Si è discusso a lungo sull'eventualità di far concludere la saga a un altro scrittore, e nella rosa dei candidati erano emersi anche nomi molto famosi come quello di Jo Nesbo, ma, sia per questioni legali che per tempi di organizzazione, questo quarto capitolo è stato rimandato a lungo.

Finalmente, per gli appassionati della serie, dopo anni di attesa uscirà  il 27 agosto  in contemporanea mondiale (tranne negli USA dove dovranno attendere il primo settembre) Quello che non uccide (In originale Det som inte dödar oss), firmato da David Lagercrantz. Il libro è stato scritto in silenzio stampa assoluto, tanto che l'autore è stato costretto a lavorare su un computer privo di connessione internet. La trama è quindi ancora un mistero e lo sarà fino all'uscita del libro.

Quello che forse i lettori dovrebbero sapere è che Lagercrantz  non ha usato gli appunti sul quarto capitolo di Larsson, ma ne ha scritto uno di sua inventiva. Il manoscritto in questione è di proprietà di Eva Gabrielsson, collaboratrice di Larsson, che si è espressa a sfavore del progetto e ha criticato pesantemente la scelta dell'autore sostituto.

L'attesa per l'uscita del libro è alle stelle, ma non tutti hanno approvato il modo di procedere. Millenium era una creatura di Larsson, mentre nel nuovo capitolo, come sostenuto da David Lagercrantz stesso, non troveremo né lo stile giornalistico cui siamo abituati, né il famoso manoscritto. Quello che non uccide saprà comunque tenere testa alle aspettative o si rivelerà una pessima manovra editoriale? Ma soprattutto: sapremo mai come Stieg Larsson progettava di proseguire la serie?



lunedì 10 agosto 2015

25 indiscrete domande letterarie video-tag



Ciao a tutti! Di seguito video tag estivo sulle famose 25 indiscrete domande letterarie - pensavo di fare anche quello sui classici, visto che sono i miei preferiti! Come proseguono le letture estive? Io sto finendo con somma soddisfazione L'idiota di Dostoevsky, che avevo inserito in TBR ma, vista la lunghezza, ho letto finora solo questo ad agosto. E voi cosa leggete? Ma sopratutto, quali sono le vostre risposte?

P.s. scusate la faccia da pesce di questa miniatura XD Visto il colore della maglietta, direi che si tratta di un salmone!



lunedì 3 agosto 2015

Video: letture di luglio 2015




Ciao a tutti! Ecco le letture del mese di luglio. Ero indecisa se rifare questo video perché mi sembra molto meno critico rispetto agli altri che ho già girato dello stesso tipo, ma, dopo qualche incoraggiamento, l'ho lasciato così. Ripenserò la cosa al prossimo Wrap up. Fatemi comunque sapere cosa ne pensate e se condividete un po' queste letture :)



Florence: 0:30
I fiori blu: 1:28
Annientamento: 4:28
Il meglio della vita: 7:24
Nudi e crudi: 9:37
Il buio oltre la siepe: 11:32
Non scrivere di me: 13:41

Recensione di Furore: http://dustypagesinwonderland.blogspot.it/2015/07/recensione-furore-di-john-steinbeck.html

Florence di Stefania Auci: http://dustypagesinwonderland.blogspot.com/2015/07/blogtour-florence-di-stefania-auci.html

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