Siamo alla fine del Ventesimo
Secolo, alle prese con le conseguenze di terribili incidenti nucleari. I
pochi sopravvissuti devono adattarsi ad una vita forzatamente semplice, dovendo
fare i conti con la mancanza di risorse – l'acqua su tutti – l'assenza di
autorità e il conseguente proliferare di criminali che si approfittano dell'emergenza
per fare i loro comodi. Tra un villaggio e l'altro si muove Kenshiro,
erede della scuola di combattimento di Hokuto, che usa le nozioni
da lui apprese per sgominare i malvagi. E già che c'è, cercare indizi sulla
sorte della sua amata, Julia, rapita da uno dei maggiori esponenti della
scuola di Nanto, storica rivale di quella di Hokuto. Unendo i suoi
obiettivi personali con quelli più “solidali”, Kenshiro conoscerà nei suoi
vagabondaggi sia tanti uomini da sconfiggere che tanti innocenti da proteggere.
Per chi si fosse sintonizzato
solo ora su queste frequenze, tenete presente che stiamo parlando non solo di
un manga di combattimenti, ma di un manga di combattimenti il cui target è più
vicino all'infanzia che all'età adulta. Non aspettatevi, perciò, una trama
coerente, ideata non di settimana in settimana ma con congruo anticipo – curata
da un ancora inesperto Buronson, che comunque si farà le ossa durante lo
svolgimento della storia. Nella seconda metà dell'opera, infatti, le cose
miglioreranno, raggiungendo addirittura forse un eccesso di zelo nella
costruzione delle vicende e dei suoi retroscena.
Ma allo stesso tempo, non
abbassate troppo le vostre aspettative, qualunque esse siano. “Ken il
Guerriero” peccherà forse di trama ma non nella parte più d'azione. Gli
scontri sono infatti curatissimi e di breve durata – a differenza di molti
shonen moderni che non capiscono il semplice assioma che allungare il brodo e
mantenere alta la tensione non si conciliano bene. La sceneggiatura si
intromette con parsimonia: niente inutili chiacchiere – come dimostra la
celeberrima frase di Ken “Sei già morto” - e nessuno dei testimoni di turno ha
la bella pensata di descrivere nei minimi dettagli il combattimento che sta
avvenendo sotto i nostri occhi. Vero, Araki?
Come avrete capito, l'introspezione
psicologica, a dispetto dell'esile trama, non manca in “Ken il Guerriero”.
Questo vale non solo per il protagonista, ma anche per il resto del cast, a
parte poche eccezioni. Mi viene in mente ad esempio Toki, che anche lui
usa il potere di Hokuto per curare le persone, oppure Raoul, che al
contrario trova questa idea inconcepibile. Mi viene in mente anche Rei,
il cui amore per la sfortunata sorella Aili lo portano dapprima a cercare
ciecamente la vendetta, e poi (dopo l'incontro con Ken) a difendere la pace. Mi
vengono in mente anche le miriadi di personaggi minori, che sebbene durino
soltanto lo spazio di poche pagine – spesso per subire l'ennesima angheria –
lasciano il segno nella mente del lettore.
Il tratto di Tetsuo Hara è
realistico e si sposa benissimo con l'atmosfera decadente dell'opera. Le fisionomie, seppure molto simili tra loro – come sanno bene i bambini tutti
uguali e tutti destinati al medesimo triste destino che compaiono nell'opera –
sono verosimili e ben distinguibili tra loro. Anche gli ambienti sono accurati
e la costruzione della tavola, per quanto un po' intricata, è personale, molto
cinestetica.
...E per oggi è tutto, cari
amici. Arrivederci alla prossima puntata, con il “Tempio degli Otaku”!
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