
Scritto da Surymae Rossweisse
Cosa c'entra tutto questo con
l'anime di oggi? Beh, era soltanto per occupare spazio nell'intr... ehm, per
dirvi che questo venerdì si va nella direzione opposta, con un'opera che più
recente non si può: è di quest'anno. Ultimamente, su Internet, vedi soltanto
questa serie: la gente ha come avatar i protagonisti e discute vivacemente
sulla sua trama complessa; pensate che il giorno della trasmissione dell'ultimo
episodio (tra l'altro rimandato per rispetto delle vittime del terremoto
dell'11 marzo) alcuni negozianti hanno aperto in ritardo per vedersi con calma
il finale. Sarà una meteora, un'opera che gode di un eccezionale periodo di
popolarità? Oppure... stiamo avendo a che fare con qualcosa destinato a
rimanere, che potrebbe seriamente cambiare il futuro dell'animazione
giapponese? Solo il tempo ce lo dirà. Una cosa è certa: quest'opera non è
certamente la solita robetta mainstream tanto popolare quanto superficiale.
Nossignore. Allora, siete curiosi? Bene: vi presento l'anime “Puella Magi ★
Madoka Magica”.
Madoka Kaname è, all'apparenza,
una ragazzina come tutte le altre. La sua vita è talmente normale da risultare
quasi monotona: una famiglia felice, delle amiche a cui è piuttosto
affezionata... non ha nessun particolare talento, ma tutto questo viene
compensato da un carattere dolce e gentile.
Un giorno fa uno strano sogno in
cui una ragazza combatte contro un essere maligno. La mattina dopo si reca a
scuola e scopre che la protagonista del sogno, Homura Akemi, si è appena
trasferita nella sua classe. Possibile che le due si conoscano già? Il
consiglio che quest'ultima le dà nell'ambito di una strana conversazione - non
cambiare mai se non si vuole perdere tutto ciò che si ha di più caro - sembra
confermare quest'ipotesi, ma Madoka è certa di non averla mai incontrata al di
fuori del suo sogno...
Ad aiutare Madoka e Sayaka nella
spinosa situazione arriva un'altra ragazza: Mami Tomoe, una mahou
shojo. Cos'è una mahou shojo? In italiano, potremmo definirla una
“ragazza magica”: infatti il compito di Mami e le altre (come Homura, ad
esempio) è combattere le streghe. Scordatevi la donna con il cappello a punta,
vestita di nero e che vola sulla scopa: qui la strega non ha una forma
antropomorfa, bensì il dedalo in cui erano incappate poco prima Madoka e
Sayaka. Per la precisione quella era la barriera, ossia il “guscio” dove si
nascondono la strega e i suoi famigli. Potremmo paragonare l'azione delle
streghe a quella dei parassiti: come questi ultimi si nutrono causando danno ad
organismi ospiti, così gli spiriti si alimentano con i sentimenti negativi
degli umani, come disperazione, gelosia, ecc. Non a caso, spiega Mami, spesso
dietro casi di suicidi o omicidi c'è proprio una strega.
Se chiedete ad un fan di dirvi
qualcosa su “Puella Magi...” quasi sicuramente vi dirà per prima cosa come
questa serie sia diversa dagli altri majokko (opere su maghette). In
particolare vi citerà come spartiacque il terzo episodio, dove avviene un fatto
che non si trova molto spesso nelle altre serie del genere. Tutto vero, ma non
è abbastanza. Già nelle prime puntate si nota che l'atmosfera allegra che
permea di solito i majokko è solo di facciata: tutto, dalle musiche alla regia
passando per il personaggio di Homura, lascia presagire che qualcosa di tragico
sta per abbattersi sulle protagoniste. Per capirlo non c'è nemmeno bisogno di
andare fino al terzo episodio: basterebbe anche solo guardare i primi due
minuti della serie, decisamente inquietanti. Dalla puntata numero cinque, poi,
la situazione degenera definitivamente: le rivelazioni tragiche si susseguono
l'una dietro l'altra in un ritmo forsennato, gli equilibri mentali dei
personaggi vengono messi sempre più a dura prova, e lo stesso spettatore non sa
più se auspicarsi che Madoka firmi quel contratto – sbaglio o la serie si
chiama “Madoka Magica”? - oppure no.
Torniamo alle mahou shojo:
essendo tante e avendo lo stesso scopo, ci si aspetterebbe che collaborino tra
di loro, come da tradizione nei majokko. Sbagliato: ogni ragazza magica lavora
per conto proprio, e anche le più buone non sopportano le intrusioni delle
altre nei “loro” combattimenti. Come mai? Una ragione potrebbe essere la mera
competizione: ogni strega sconfitta lascia un -e uno soltanto- “Grief Seed”,
una pietra che può ricaricare le energie magiche della combattente e purificare
la gemma che le dà i poteri, la “Soul Gem”. Capirete quindi che si tratta di
una ricompensa piuttosto ambita. Ma non è solo questo. Avete presente che
spesso, quando delle persone condividono una situazione tragica, invece di
parlarne tra di loro si chiudono in sè stesse e diventano scontrose? Le mahou
shojo fanno così. Ognuna delle protagoniste reagisce a modo suo alle tragiche
rivelazioni sulle ragazze magiche: chi si fa prendere dalla rabbia, chi ne
rimane ferita, chi cerca in tutti i modi
una soluzione... Anche i motivi per cui diventano mahou shojo, e il modo in cui
combattono, sono motivi di divisione: e anche quando scoprono che in realtà non
sono così differenti si ergono comunque muri di incomprensione. Fattore
importante, inoltre, è che spesso le ragazze, al di fuori dell'“ambiente
lavorativo” sono completamente sole. Ad esempio: su cinque mahou shojo presenti
nella serie ben tre non hanno una famiglia. Lo stesso discorso vale per i
rapporti d'amicizia, che anche se presenti non è comunque detto che riescano a
sopravvivere al tragico fato delle ragazze. Non aiuta nemmeno il fatto che se
una combattente muore nella dimensione magica il suo corpo non viene più
ritrovato nel nostro mondo, dando così per eterna scomparsa la sua
proprietaria.
Il comparto tecnico è decisamente
buono: non è una novità negli anime recenti, ma fa comunque la sua figura. La
regia di Akiyuki Shinbo è inquietante quanto basta, così come la fotografia; il
doppiaggio giapponese è azzeccato e fatto con cura; le musiche composte da Yuki
Kajiura, poi, sono semplicemente spettacolari. Le sigle di apertura e chiusura
inoltre spiegano parecchie cose sulla serie, sia per quanto riguarda i testi
che le immagini che le accompagnano.
Non c'è di che lamentarsi, no? A
dire il vero un po' sì: ci sarebbe ancora tantissimo da dire, ma temo che
dovrei affittare l'intero blog per avere lo spazio sufficiente... E temo di non
poterlo fare! Non mi resta che salutarvi, e rimandarvi alla prossima settimana
con un'altra opera su “Il tempio degli Otaku”!
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